....Gravity mi è piaciuto.
Incominciamo con il dire che la solfa uomo Vs Natura, sfiga, terremoti, elezioni e via dicendo la conosciamo tutti. Gira che ti rigira se tu sei un regista e hai un ora e mezza di film, di un film del genere, ci devi mettere tutte le sfighe possibili e immaginabili, effettoni speciali a ridere e facili sentimenti per tenere gli spettatori incollati allo schermo, piccolo o grande che sia, e per portare a casa un buon risultato. Gravity non si discosta dallo stereotipo, non ci sono quei colpi di trama originali che non ti aspetti. La sceneggiatura avrebbe potuto essere quella di Open Water, quello con i dispersi in mezzo all'oceano che poi diventano la cena di uno squalo e non ce ne saremo accorti. Perchè questo film ha un solo e grande punto di forza, il luogo in cui è stato ambientato. O meglio, l'assenza di luogo:
Il grande e sconfinato Spazio.
Un immenso nulla che appare come il più grande e terribile mostro che possiamo immaginarci. Un luogo dove non si sente, non si respira. Semplicemente non si può vivere. Con l'assenza di gravità, poi, che rende tutto ancor più difficile. Come fai a salvarti quando è praticamente impossibile riuscire anche a muoverti?Inutile dire che qui si parla dell'ultima frontiera, qui si parla del livello finale, quello del bestemmione, e che la salvezza appare una cosa impossibile, lontana, da fantascienza. Guardo questi due sopravvissuti, due ottimi attori tra l'altro, che saltano da una stazione spaziale all'altra, mentre l'intero apparato di satelliti e rottami dell'orbita geostazionaria diventano dei micidiali proiettili supersonici che disastrano tutto quello che incontrano e mi dico due cose...1
Che la Bullock è sempre un bel donnino
Cos'ha 45 anni? Quasi 50??
Sti cazzi!!
2
Che sto film è davvero ben pensato.
Come ho detto l'intero ambiente spaziale è stato reso molto bene, ma l'intero film è basato su pericoli e problemi realmente possibili per gli astronauti in orbita. La pioggia di detriti è uno dei problemi principali di quelli che operano in ambiente esterno alle navicelle e l'effetto a catena, divinamente mostrato nel film, si chiama Sindrome di Kessler ed è un ipotetica situazione che la NASA, insieme ad altre agenzie spaziali, sta studiando da moltissimo tempo. Una situazione che, a causa dell'esponenziale numero di detriti che si verrebbero a formare, potrebbe portare all'impossibilità di lasciare il pianeta sia per le navicelle, sia per i satelliti artificiali. Alla fine quindi poco importa che i protagonisti si salvino o meno, è superfluo. Il bello sta in questi spazi ampi e vuoti, dove la solitudine diventa un peso opprimente ma anche un modo per fare i conti con se stessi. Sta in quel piccolo mondo che piano piano, fatto di stretti tubi sospesi nel cielo che piano, piano ti crollano addosso. La salvezza è fuori discussione, è un tentare la sorte. Come in una lotteria. La terra è la, sempre presente, talmente vicina da poterla quasi toccare, da poterla abbracciare allargando le braccia, ma talmente lontana da essere irraggiungibile. Davvero imperdibile Gravity e il merito è tutto del messicano Alfonso Cuaròn, regista tra l'altro de "I figli dell'uomo", che è riuscito a portare nelle sale un film epico e allo stesso tempo umano come pochi.