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Gravity, noia e tragedie nello Spazio

Da Marcar

Ce lo danno come campione di incassi, ebbene, se vi capita, potete risparmiare i vostri soldini per visioni meno noiose di questo filmetto di Alfonso Cuaron, che abbonda di luoghi comuni, battute molto british (e un po' sceme) di Clooney-Matt Kowalski e primi piani angosciati della sempre brava Sandra Bullock-Ryan Stone.

Il pretesto per decimare una spedizione via Shuttle (dove Clooney-Kowalski è l'esperto capo-missione e la Bullock-Ryan Stone una brillante professoressa al primo (e senz'altro ultimo) volo, è che un missile russo vada a fare a capocciate con un satellite (chissà mai perché) e i mille frammenti che derivano dal cozzo (non è una parolaccia) vadano alla deriva nello spazio, massacrando il modulo che ospita la missione e gran parte dell'equipaggio. Tranne ovviamente i due protagonisti.

Costoro si ritrovano senza le comunicazioni da Terra (mistero sul motivo di tale interruzione) e con il solito problema dell'ossigeno che comincia a scarseggiare; e quindi non resta loro che saltare da stazione spaziale in stazione spaziale (tutte danneggiate da sti' capperi di frammenti volanti), finchè...

Evito di fare spoiler e comunque non che il film offra molto altro. Se togli gli alieni rompiballe e cattivissimi, non c'è molto da fare nello spazio profondo a parte battutine sul tipo di assicurazione che doveva avere la disgraziata missione e riepilogare tutti i ricordi lasciati ad attendere sul pianeta madre, che, con tutti i difetti che ha, resta l'unico luogo davvero ospitale che conosciamo.

Oltre questo, il film offre parecchie approssimazioni, troppe esagerazioni e un senso di angoscia comunque notevole. Resta la morale finale: se pure voli nello spazio, impara a nuotare bene. Anche perché, di tutto sono dotati i moduli di rientro a Terra, tranne che di canotti gonfiabili. A proposito, la Bullock è ancora in forma smagliante. Contenti?

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