Annunciata insieme al suo seguito, la Remastered dell’ex esclusiva di PS Vita Gravity Rush, non ha fatto altro che confermare quello che è apparso evidente già mesi fa: assodata l’impossibilità di impegnarsi come si deve sul fronte della produzione di software interno per la console portatile, lasciando il compito alle terze parti, Sony ha deciso che tutto quello di buono creato andava riconvertito per la sorella maggiore PS4, in virtù di uno stato di salute e di una richiesta del pubblico che non si vedeva dai tempi di PlayStation 2. Appurata la strategia, non ha sorpreso come anche Gravity Rush, l’originale avventura in terza persona sviluppata da Japan Studios e Keiichiro Toyama alla guida del progetto (il creatore di Silent Hill e Siren), rientrasse nei piani di cui sopra. Dallo scorso 2 febbraio è disponibile quindi Gravity Rush Remastered su PS4, comprensivo dei DLC usciti, e venduta al prezzo di 30,99 euro. Ci siamo rituffati nel mondo di Hekseville per salvarlo di nuovo dalle grinfie dei Nevi, ed ecco come è andata.
Come anticipa il nome del gioco, la gravità gioca un ruolo importante. Ed è con stile che questo viene presentato ai giocatori, introducendo la protagonista Kat con un filmato che vede una mela cadere da un albero (richiamando la leggenda della scoperta della gravitazione da parte di Newton), fino a rotolare vicino al corpo di lei, che si risveglia in un vicolo, senza memoria e con uno strano gatto ad accoglierla, scoprendo da lì a poco come quell’animaletto gli conferisca l’abilità di controllare la gravità. La storia ha quindi inizio, con risvolti interessanti nel suo prosieguo: Kat dovrà recuperare la memoria svelando i lati di un carattere lontano dai classici personaggi stereotipati giapponesi, dovrà capire l’origine dei suoi poteri, aiutare gli abitanti di Hekseville dall’assalto delle oscure creature chiamate Nevi, scoprire l’identità di una ragazza che sembra avere i suoi stessi poteri e tanto altro. Il mistero che avvolge tutta la storia è costante e intrigante, invogliando chi gioca a conoscere la verità, svelata attraverso uno stile narrativo mutuato dalle graphic novel, con le conversazioni più importanti da vedere e leggere tramite le vignette di un fumetto.
Il gioco si struttura come un tradizionale free roaming, con una mappa richiamabile con il tasto Options per vedere gli obiettivi da raggiungere. Ad alcune aree non è possibile accedere fino a quando non sono state completate determinate missioni principali, queste ultime sono affiancate da venti sfide che passano dalle corse a checkpoint all’abbattimento del maggior numero di avversari, o altre in cui usare un potere specifico della nostra eroina. Sono utili per staccare dalla trama principale ma maggiormente per guadagnare preziose gemme da spendere per potenziare i poteri gravitazionali, presenti in buon numero. La scelta di non affidarsi a classiche missioni secondarie tipiche dei free roaming trova giustificazione nel fatto che le missioni principali sono più lunghe del normale e qualcuna propone gli obiettivi propri di quella categoria, come portare un oggetto in un determinato punto, o salvare alcune persone della città prima di proseguire e così via. Ad oggi, e in un contesto come quello delle home console, la struttura presenta diversi limiti sia nella qualità che nella quantità, elementi che dovranno evolversi necessariamente con il sequel sviluppato solo per PS4. Le missioni principali terranno impegnati per dodici ore circa (noi ne abbiamo spesi quindici per finirlo senza completare tutto), ma ne richiede anche di più, in base alla vostra voglia di esplorazione e dedizione alle sfide.
L’esplorazione della città è una parte importante dell’esperienza di gioco, soprattutto dal momento in cui le gemme sparse in ogni dove, sono indispensabili per accrescere i poteri. Esplorarla sarà piacevole perché volare non annoia, anzi, e la stessa struttura a più livelli della città dà incentivi in tal senso, con le nostre azioni che man mano modificheranno alcune zone, prima disabitate, poi piene di vita e di luci. Sarà bello perdersi nel dedalo di vicoli di Hekseville, oppure guardare alla rovescia il panorama di Vendecentre dalla cima dell’orologio o camminare nel parco dei divertimenti di Pleajeune. Il merito è anche della colonna sonora, assolutamente egregia quella composta da Kohei Tanaka, che ha riportato alla mente i migliori motivetti dei giochi giapponesi e degli anime. I suoni sono un mix di chitarra, sassofono e musica orchestrale e il risultato è davvero eccellente unitamente alla lingua inventata (dall’accento molto simile al francese), che contribuisce a rendere l’ambiente di gioco mistico ma allo stesso tempo magico.
LA GRAVITÀ AL CENTRO DI TUTTOÈ di Keiichiro Toyama l’idea di basare il gameplay del gioco sulla gravità. Piccoli esperimenti in diversi giochi sono stati fatti in tal senso ma mai come in Gravity Rush, e la cosa funziona molto bene. Con il dorsale destro si altera la gravità, un segnale circolare ci aiuterà a mirare il punto in cui reindirizzare la spinta gravitazionale premendo nuovamente il dorsale destro. Il dorsale sinistro invece servirà per annullare il potere. Semplice ed efficace; inoltre con il giroscopio del Dualshock è possibile spostare il mirino utile ad aumentare la precisione dei nostri colpi, più utile su PS Vita che con il pad a dire il vero. Serviranno le prime missioni tutorial per farci l’abitudine ma poi la gravità sarà al proprio servizio. I poteri gravitazionali di Kat vengono incontro anche a quei giocatori che odiano spostarsi da un punto a un altro della mappa. Potendo cambiare la gravità a proprio piacimento volare sopra la città e raggiungere i punti d’interesse sarà veloce e divertente. Come accennato sopra la raccolta delle gemme sarà importante per potenziare i poteri, sia dei colpi speciali che dei singoli parametri quali: salute, potenza dei colpi e del calcio gravitazionale, periodo di recupero e di consumo della gravità e quant’altro. Il passaggio da PS Vita a Dualshock 4 ha sicuramente dato maggiore consistenza al sistema di controllo al netto di una sensazione da “capogiro” che è superiore per via dell’aumento delle dimensioni dello schermo. La telecamera di certo non perfetta già su PS Vita evidenzia maggiormente i suoi punti deboli su uno schermo più grande, tenendo conto però che nel complesso si comporta bene visto quanto viene messa alla frusta dalle dinamiche di gioco.
I Nevi sono diversi per tipologia, ognuno dei quali avrà dei particolari punti deboli che dovranno essere colpiti per sconfiggerli. Man mano che si procede con la storia si incontrano Nevi sempre più ostici e combattivi, difatti dal punto di vista della difficoltà (non selezionabile ma predefinita) il gioco presenta un buon livello di sfida, in alcune situazioni una certa confidenza con i poteri sarà importante per non portare a lungo gli scontri. Tuttavia il sistema di combattimento soffre in alcuni aspetti: negli scontri in volo un autolock dell’obiettivo a media distanza avrebbe giovato, sovente capita di scagliare il potente calcio gravitazionale di Kat a vuoto mancando il punto sensibile dell’avversario in movimento. Mancanza che avrebbe aiutato anche la telecamera ad inquadrare automaticamente il nemico anziché costringerci a ruotare velocemente la visuale in cerca del nemico magari da un prospettiva che è già sottosopra. Dal punto di vista della rimasterizzazione Bluepoint Games è ormai esperta, e anche qui il lavoro è fatto bene, con i disegni dell’ambiente di gioco e le animazioni di Kat rivitalizzate dalla risoluzione a 1080p e da un’azione che si svolge a 60 fotogrammi quasi sempre fissi. Una punta di rammarico gravita attorno alla pulizia dell’immagine che poteva essere curata meglio, con un filtro anti-aliasing a smussare meglio i contorni degli oggetti e anche della protagonista.