Da quando sono tornate in giro, come ovvio, molti lettori ci hanno avvisato, sollecitato a parlarne e inviato immagini. Le abbiamo pubblicate perché la pubblicazione delle precedenti erano state proprio il volano che aveva consigliato all'amministrazione di occuparsi del problema. Della serie: guardate cosa ha pubblicato Roma fa Schifo, famo qualcosa. E infatti l'amministrazione, grazie anche alla nostra pressione, qualcosa fece e con qualità (seppur non con efficacia).
Ebbene ora è vietato parlarne. La persona che ha preso in tutela le sorelle ci ha impedito di parlarne. Ha detto che dobbiamo rispettarne la privacy. Poco importa che siano accampate su suolo pubblico. Poco importa che questo significhi di fatto censurare le segnalazioni dei nostri lettori (il diritto alla privacy travalica il diritto di cronaca? Parliamone), poco importa - soprattutto - come spiega perfettamente questo articolo di Metro, che l'esposizione mediatica che oggi si cerca di scongiurare è stata proprio la causa grazie alla quali qualcuno si è finalmente occupato di loro e le ha affidato un'amministratrice di sostegno.
Si tratta, banalmente, dell'ennesima assurdità tutta romana. Una città che, orgogliosamente e caparbiamente, va al contrario.