GRAZIE alla RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Creato il 11 dicembre 2010 da Ilsegnocheresta By Loretta Dalola

Dalla locomotiva allo stetoscopio: gran parte delle innovazioni del mondo moderno risalgono alla Rivoluzione Industriale, una vera rivoluzione che ha plasmato la società e il moderno consumismo, tutto ha inizio nel 700 in Inghilterra…

Il documentario in onda su National Geographic Channel porta alla luce la caratteristica di questo periodo ovvero l’improvvisa e mostruosa crescita del potere umano sulla natura non umana. Ciò venne raggiunto con la combinazione di innovazioni sociali con innovazioni tecniche. Un’avventura alimentata dalla brama di ricchezza che esce dal sottosuolo delle miniere inglesi sotto forma di ferro e carbone e che contribuiscono alle basi alla moderna società. Con il ferro e la ghisa si costruiscono ponti, barche e perfino edifici, il mondo moderno cambia faccia e si avvia a sfruttare queste nuove potenzialità.

La fonte di energia data dal legno venne progressivamente sostituita, prima dal  carbone proveniente dalle miniere più profonde, e più tardi dal petrolio, che ancora oggi costituisce la prima fonte di energia mondiale. La costruzione di miniere sempre più profonde provocava nuovi problemi tecnici, come ad esempio quelli legati al pompaggio dell’acqua di falda, all’aerazione in profondità e al trasporto verso le città. Nasce una nuova macchina a pressione che sfrutta acqua e calore per creare energia e movimento e che costituisce la risposta all’esigenza di drenaggio e prosciugamento dei pozzi delle miniere e che di fatto ha dato l’avvio alla rivoluzione industriale.

Una trasformazione globale e radicale dell’organizzazione economica e sociale che tocca anche i prodotti coltivati che se non sono presenti nella terra inglese ora vengono cercati attraverso l’importazione. Nuove colonie e nuovi mercati, nuovi frutti, nuovi animali, nuove piante che hanno un enorme commercio e che forniscono le tessere mancanti all’avvio della moderna economia globale.  Capire le potenzialità economiche di nuove piante e nuove culture portarono a nuove scoperte compreso il té che all’epoca era raro e prezioso, ma soprattutto era monopolio della Cina che non ne vendeva le piante.

La coltivazione  dell’oro verde entrò nelle consolidate tradizioni inglesi. I ricchi e gli aristocratici lo sorbivano da porcellane cinesi e in tazze piuttosto piccole, mentre gli altri ricorrevano alle mug, tazza in ceramica comune, più capiente e senza sottotazza. Il consumo in Gran Bretagna è cresciuto moltissimo tanto che si può parlare del tè come bevanda nazionale inglese, consumata varie volte al giorno e in miscele di diverse qualità. Il té ha acceso il piacere degli inglesi, diventando la dolce vita dell’epoca.

Ma il vero tesoro è il cotone.

Tra i materiali che i vascelli inglesi trasportavano attraverso l’Atlantico primeggiava sicuramente il cotone, che veniva comprato grezzo nelle colonie americane: le cotonine (tessuti) che uscivano poi dai numerosi opifici facendo dell’Inghilterra la prima produttiva nazione al mondo.

Tanti prodotti  e oggetti che diventano accessibili a molti grazie alla produzione e alla  meccanizzazione in serie e innescano la vera rivoluzione dei beni di consumo e ancora oggi tutto ciò che sta intorno è frutto di quella  prima rivoluzione della storia che ha gettato le basi della moderna società dei consumi.

La rivoluzione industriale dunque  completò il rovesciamento del rapporto uomo–natura: se la sopravvivenza dell’uomo dipendeva prima dalla clemenza della natura, ora è la natura a dipendere dalla clemenza dell’uomo e purtroppo noi siamo i testimoni di quanta insensibilità l’uomo abbia usato nei suoi confronti. È possibile pensare l’uomo, il mondo o il nostro rapporto con la natura al di fuori di strutture culturali e sociali così radicate? Una prospettiva alternativa veramente sostenibile può basarsi solo su un’analisi radicale, sistemica, autoriflessiva e autocritica della storia dello sviluppo, della società e della vita umana e non può essere pensata indipendentemente da una di queste dimensioni.


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