Mia madre avrebbe adorato tantissimo un pomeriggio come quello che ho vissuto due domeniche fa insieme ad un gruppo di instagramers, grazie all’instameet organizzato da IgersPistoia in collaborazione con DiscoverPistoia. Nello scorso post vi ho raccontato l’intera giornata, qui invece approfondisco il tour del pomeriggio, che si è svolto, vi ricordo, a spasso tra i vivai della piana fuori Pistoia.
La Fondazione Giorgio Tesi Group, che ci ha ospitato, è tra i più grossi vivaisti della zona. La sua produzione e il suo commercio sono su una scala che si potrebbe definire industriale, anche perché, oltre ai suoi vivai, si avvale di una rete di vivai più piccoli, produttori, ognuno specializzato in un dato settore, dei quali si impegna a smerciare la produzione. Giorgio Tesi non vende a privati, non ha il banchino di fiori o il negozio nel quale io posso andare a comprare un vaso di camelie, una pianta di rosmarino o i bulbi di tulipano per il mio terrazzo.
Il lavoro di logistica che sta dietro all’esportazione delle piante destinate ai clienti in giro per l’Europa è davvero notevole. Credits: intoscana.it
Al contrario, Giorgio Tesi lavora con Enti pubblici e privati e con le aziende, con grandi fornitori, e soprattutto lavora con tutto il mondo. Ogni lato del pianeta è raggiunto da Giorgio Tesi, persino uno staterello come il Tagikistan ha clienti di Giorgio Tesi. Il settore vivaistico ha risentito della crisi economica globale, ma neanche più di tanto rispetto ad altri settori: era un mercato in espansione che invece che regredire si è soltanto stabilizzato, riuscendo quindi a sopravvivere.
Adesso è primavera e sono in esplosione le fioriture; man mano che si va avanti nella stagione i campi saranno sempre più colorati. Tra i colori che potevamo scegliere ci vengono proposti il rosa e il bianco e il rosso e il giallo. Di che parlo? Parlo dei fiori del corniolo da fiore, un piccolo albero molto richiesto nei giardini del Nord Europa, e delle foglie dell’acero.
Troviamo coltivate insieme queste piante in un vivaio della piana di Pistoia, Vivai Trinci, dove il signor Ivan ci descrive con passione le sue creature e i loro colori.
Partiamo proprio dal rosso e dal giallo degli aceri. Già, perché se tutti conosciamo l’acero rosso, quasi nessuno conosce la varietà gialla. A me, che adoro il giallo, questa variante piace molto. Mi piace scoprire quanto è varia la natura, anche se, certo, l’acero giallo è una varietà creata in vivaio. Ma è bella, assolutamente poetica, e riflette con intensità la luce calda del sole pomeridiano. Un’altra varietà di acero ha le foglie verde chiaro e cascanti come un salice: è una varietà giapponese, che a me profana tutto sembra fuorché un acero! Il bello delle foglie dell’acero, qualunque sia la varietà, è che il colore delle foglie è sempre assolutamente deciso, il rosso è rosso intenso, il verde è verde intenso, il giallo… beh, è giallo. Colori decisi, che si fanno notare, sempre. E non crediate che le foglie degli aceri siano sempre tutte uguali, con la forma da bandiera del Canada: perché esiste un acero, giapponese dal nome, kotonoito, che ha le foglie cascanti, quasi più simile ad un salice che ad un acero.
Cornus Florida. Non è un fiore bellissimo?
Ma è il cornus la pianta che più entusiasma Ivan: coltiva quest’albero, il cui nome scientifico è cornus florida, fin dagli anni ’70: una scommessa e un amore che finalmente, oggi che il cornus, nelle sue centinaia di varietà, è noto e richiesto in tutti i grandi giardini del mondo, in particolare d’Inghilterra, sono ricompensati. Il cornus è un vero e proprio albero, dal tronco e i rami sottili, e per prima cosa in primavera fiorisce, e solo dopo la fioritura spuntano le foglie. Nei giardini in cui è piantato, il corniolo da fiore si nota, perché è il primo in ordine di tempo a fiorire, e con la nuvola bianca o rosa delle sue chiome floreali risalta su tutti gli altri alberi da fiore che aspettano ancora qualche settimana prima di schiudere le proprie gemme. Il fiore del cornus in realtà è una piccola infiorescenza: una pallina di tanti piccoli fiorellini chiari ravvicinati racchiusi in 4 grandi brattee bianche. Oppure rosa. Oppure rosa e bianchi, rosa più intenso o più chiaro… le varietà sono tante, 620 almeno, e si potrebbe dire che Ivan conosce tutte le sue piante, una per una, e le chiama anche per nome. Una addirittura è una sua creazione, Teresa, in onore di sua nipote. Una varietà vera e propria, una creazione avvenuta proprio in questo vivaio di Pistoia, frutto di innesti e tentativi costanti, frutto di ricerca e di grande, grande passione.
Se nel vivaio di Ivan sono i colori dei fiori e delle foglie a catturare lo sguardo. L’altro vivaio che visitiamo invece è monocromo: è il verde del bosso e dell’ilex a farla da padrona. Ma in questa monotonia di colore ciò che non annoia sono le forme. Sì, perché il vivaio Romiti, ad Agliana, è specializzato in arte topiaria. Avete presenti quegli alberi dalle forme strane, artistiche, che decorano i giardini più eleganti o più bizzarri? Ecco, l’arte topiaria è un’invenzione dei giardinieri italiani dell’800, evoluzione naturale degli ordinatissimi giardini all’italiana sei e settecenteschi. Dall’architettura di questi giardini e delle aiuole si passa all’architettura delle singole piante. E l’evoluzione di quest’evoluzione sono le creazioni assolutamente bizzarre che vediamo qui: l’automobile, il treno, i dinosauri, l’orsacchiotto, il coccodrillo; e poi il ciclista, il giocatore di golf, il giardiniere che pota un alberino, e ancora la bicicletta, la lanterna, il delfino che salta nel cerchio, il cuore per i giardinetti più romantici… sembra di stare dentro il mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie! Ci vuole fantasia, arte, pazienza ed estrema cura delle piante, che vengono fatte crescere intorno ad una struttura metallica che funge da anima: il bosso o l’ilex non si svilupperanno disordinatamente in altezza, come farebbero in natura, ma seguendo precisamente gli intrecci della maglia metallica alla quale sono avviluppati.
Cornus Florida in fiore
Quello del vivaismo è un patrimonio culturale oltre che economico del Pistoiese. È una risorsa che va valorizzata oltre che sfruttata in modo sostenibile. Ecco allora che la Fondazione Giorgio Tesi, con DiscoverPistoia.it e la rivista Naturart, vorrebbe far entrare il vivaismo nei circuiti turistici, creando una sorta di tour dei fiori sulla scia dei tour del vino o dell’olio che già sono attivi in molte parti d’Italia, Toscana compresa: sarebbe un passo nella direzione della promozione territoriale che, sono sicura, attirerebbe tantissime persone. Compresa mia madre ;-) .