Non è una storia, non c'è trama. Serena Dandini mette insieme solo pezzi della sua vita, suddividendo il tutto in capitoletti farciti di banalità. Di solito mi piacciono i libri che parlano del quotidiano, di piccole cose belle successe in passato, di ricordi, di vita vissuta. Questo però no. L'ho trovato noioso, mi ha molto deluso, anche perché la Dandini è una persona che mi piace, motivo per cui da questo libro mi aspettavo qualcosa di bello.
Sinceramente non credo ci voglia una scienza per scrivere un libro così, più che altro sembra un diario di episodi avvenuti in cinquant'anni di vita. Capisco che siano ricordi piacevoli che è bello mettere nero su bianco soprattutto per chi, come me o la Dandini, ha una memoria difettosa, però magari non c'è bisogno di farci un libro. Di che cosa parla Grazie per quella volta? Di una donna qualunque, una che ama mangiare ed è pigra, una che si addormenta sul divano e non vuole essere disturbata, una che da ragazzina sognava di sposare Mick Jagger. Parla di una donna cresciuta in una famiglia ricca, i cui componenti erano già laureati durante il fascismo. Parla di scuole private cattoliche, dei Rolling Stones, di viaggi fatti a diciotto anni con le amiche storiche. Parla di una donna che ama gli alberghi, perché è come se fossero pause dalla vita vera, di una donna che si commuove per niente, di una donna distratta che non ricorda i sogni della notte e si dimentica dove mette le cose. Parla di una donna non fisionomista, di una zia stravagante, ma esemplare, di una noia che da bambina l'aiutava a sviluppare la fantasia.
Grazie per quella volta racconta una persona. Una persona che per le sue debolezze può essere come mille altre, come noi, come me. E per questo sì, si può leggere questo libro, per scoprire che anche una presentatrice in gamba, ormai affermata sul lavoro, ha (o ha avuto) le sue fragilità. Oltre questo io non ho trovato niente di veramente bello nelle pagine della Dandini: non un filo conduttore, non un emozione.
La cosa che mi è piaciuta di più è la nota di copertina. Eccola.
Di cosa è fatta una vita?
Di domeniche pigre in cui non rispondiamo al telefono per rimanere sul divano abbracciando un libro appena iniziato. Di ore spese inutilmente a cercare le sigarette, le chiavi della macchina, gli occhiali da sole, perché si sa che spesso e volentieri le cose si spostano per farci dispetto e divertirsi alle nostre spalle. Di pomeriggi adolescenziali passati a guardare le gocce di pioggia che rimbalzano sul vetro, sognando di sposare Mick Jagger. Di quei bomboloni sganciati da un razzo su un letto di zucchero che papà ti portava a mangiare per insegnarti i piaceri della vita. Di mattine in cui scopri allo specchio che in una notte hai preso cinque anni e non ti resta che tifare per un po' d'indulgenza, in un Paese in cui dimostrare la propria età è più grave che fare una rapina a mano armata. Di salti della quaglia da uno schieramento a un altro nella più autentica suddivisione tra esseri umani: quella tra coppie e single. Di momenti in cui basta un calzino con l'elastico moscio per far emergere tutte le nostre insicurezze. Di quel preciso giorno in cui si spezza il tempo alla fine dell'estate. E di tutto quello che non ricordiamo più ma ogni tanto affiora dalle misteriose stanze della nostra memoria difettosa.
♥ Le frasi che ho sottolineato