Magazine Diario personale

Greatest love of all

Da Pdc @pezzodicuore
Greatest love of all
Non sono passati nemmeno due mesi da quando scrivevo che mi sentivo un po' su ed un po' giù.Oggi invece, sono proprio felice.
Sicuramente influisce il nuovo lavoro e la ritrovata serenità quotidiana.Ma non è solo questo.Il risultato dello SWOT è che il mio principale punto di forza sono io. Mi sono ritrovata ed ho deciso di darmi una mano da sola.Sto recuperando i miei spazi, corro due volte a settimana e dalla prossima ricomincio ad allenarmi a touch.Mi sono disciplinata a volermi bene e ad occuparmi di me stessa e come sempre la disciplina presuppone un po' di sforzo all'inizio, ma poi si va avanti alla grande.
Mi ritaglio del tempo per fare delle cose per me, per andare dove mi porta il cuore, per sognare e realizzare i sogni. Per provarci, sbagliare o riuscirci, ma mettermi in gioco con cose nuove.PdC è collaborativo (ma non serviva lo dicessi, no?) ed è entusiasta di questa mamma un po' nuova che sta scoprendo anche lui.Mi mancava l'aria e sto ricominciando a respirare.Quando riprendi fiato poche cose ti sembrano impossibili ed il fatto che siano difficili, diventa un semplice dettaglio.
Sabato stavo tornando da Milano (giusto in tempo per festeggiare il compleanno con il piezz'e core, la twin sister & c) ed ero già comodamente seduta in treno quando ho visto una ragazza con un bellissimo mazzo di rose rosse sulle ginocchia. Sorrideva all'uomo che la salutava dalla banchina e se ne stava col naso appiccicato al finestrino come se potesse per incanto passare dall'altra parte.Poi il treno è partito ed anche se c'era stato l'avviso nella carrozza, sembrava però che entrambi non se l'aspettassero, come se il treno non dovesse davvero partire mai, continuavano a cercarsi finché sono spariti ciascuno alla vista dell'altro.Mentre leggevo l'ultimo Jo Nesbo la guardavo di sottecchi, lo sguardo felice ma velato al tempo stesso, gli occhi pieni ma malinconici, le rose sulle ginocchia, da proteggere, come un'estensione dell'uomo che la salutava dalla banchina.
Avrei voluto abbracciarla, dirle di cancellare le ombre dallo sguardo, di guardare avanti e di fare la cosa giusta. Che è vivere, amare, essere felici e buttare ogni tanto il cuore oltre l'ostacolo.
E quindi, che si tratti di iniziare a scrivere il libro da tanto tempo stampato in testa (ebbene sì, Sandra, avevi ragione, bisogna solo iniziare e tutto prende forma), di correre sotto la pioggia, di assecondare i propri sentimenti, aveva ragione Linda Creed (e lei sì, ne sapeva, ed un po', anch'io).

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