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Grecia: amnesie pericolose

Creato il 18 giugno 2012 da Riccardomotti @RiccardoMotti1

Alla fine, così come è già avvenuto nel referendum tenutosi in Irlanda lo scorso 1 Giugno, ha vinto la paura. Con questo risultato, che vede il partito conservatore Nea Dimokratia (29,66%) capace di formare una coalizione di maggioranza con il Pasok (12,28%), la Grecia sceglie di non rinunciare al memorandum già sottoscritto in precedenza, ed accetta definitivamente la pesante ingerenza della comunità internazionale nei suoi affari interni.

Amnesie pericolose

Tuttavia, se nel caso dell’Irlanda parlare di votazione “pro o contro la moneta unica” era sensato (trattandosi di un referendum riguardante la ratificazione del piano di austerità), mi è sembrato che il modo di analizzare il voto ellenico da parte dei media sia stato quantomeno fuorviante. “Una scelta tra la Dracma e l’Euro”, un “referendum sulla permanenza della Grecia nell’Eurozona”: questi sono i titoli che abbiamo letto nei giorni scorsi, e che davano per scontato che la Grecia sarebbe automaticamente uscita dall’Euro nel caso in cui Syriza, la coalizione della sinistra radicale, avesse ottenuto la maggioranza in parlamento, rifiutando come promesso di sottoscrivere le misure di austerità volute in primis dalla Germania.

In pochi hanno fatto notare come Tsipras, il leader di Syriza, non abbia mai detto di voler abbandonare la moneta unica: anzi, ha confermato in più occasioni la ferma volontà di restare nell’Eurozona, seppur con regole diverse da quelle imposte dalla comunità internazionale. Il suo è un discorso politico ed economico, che parte dalla presa d’atto dell’eccessiva depressione che l’austerity avrebbe nei confronti dell’economia reale del paese, già messa in ginocchio dall’entità della crisi tutt’ora in corso. Proponendo misure alternative, tra le quali spiccano una tassazione volta ad una profonda ridistribuzione della ricchezza e la proibizione dei derivati dalla speculazione finanziaria proveniente da swap e cds (che la stessa comunità internazionale riconosce come fondamentale per l’aggravarsi della situazione), Syriza incarna una versione radicale di quel modo alternativo di rispondere alla crisi che è stato fonte del successo elettorale dei socialisti in Francia e Germania.

Amnesie pericolose

Forse a causa dei sondaggi elettorali dei giorni scorsi, si è osservata una vasta campagna di contro-informazione che ha visto televisioni, giornali e partiti politici come protagonisti assoluti. Piuttosto che analizzare l’effettiva applicabilità delle proposte portate avanti da Syriza, si è preferito tracciare una netta linea di confine tra partiti “buoni” e favorevoli all’Euro (Nea Dimokratia e Pasok su tutti), e il partito “cattivo” che, puntando tutto sulla rabbia dei greci, metteva a repentaglio il futuro dell’intera Eurozona. Nell’ambito di questo processo ideologico di scolarizzazione forzata, si è assistito a dichiarazioni opinabili, come quella di Juncker (Presidente dell’Eurogruppo e Primo Ministro del Lussemburgo) che ha affermato come un’eventuale abbandono dell’Euro da parte del paese ellenico avrebbe comportato la sua automatica uscita dall’UE, fingendo di dimenticare il caso dell’Inghilterra. Anche la Merkel non ha disdegnato pesanti ingerenze negli affari politici ellenici, ripetendo in più occasioni come una vittoria dei partiti favorevoli al memorandum fosse auspicabile. Il messaggio che emerge da questa dinamica è abbastanza chiaro: chi osa proporre soluzioni alternative a quelle volute dai potenti d’Europa sarà ritenuto responsabile di tradimento ed automaticamente escluso dall’Euro.

L’alternativa proposta da Syriza è stata infatti bocciata a priori, non è stata nemmeno ritenuta degna di una discussione seria che ne analizzasse i contenuti. Ora il futuro ci dirà se le misure imposte della comunità internazionale funzioneranno effettivamente come panacea contro tutti i mali, salvando le sorti politiche ed economiche dell’Unione Europea. Ragionando più realisticamente, ci troviamo davanti ad uno scenario politico nazionale che rimane incerto, con un’opposizione molto forte (Syriza è al 26,89%) e l’inquietante risultato ottenuto dai fascisti di Alba Dorata (6,92%), che confermano la loro presenza in parlamento. Questo partito, i cui militanti si sono resi protagonisti nei giorni scorsi di eclatanti aggressioni nei confronti di avversari politici e immigrati, è a mio parere il rischio maggiore che il paese ellenico sta correndo in questo momento. La storia ci insegna come queste formazioni puntino ad entrare in parlamento per avere una sorta di riconoscimento ufficiale, in attesa di compiere atti volti a rovesciare il normale svolgimento democratico della vita politica nazionale.

Amnesie pericolose

Sarebbe stato meglio se la comunità internazionale avesse insistito su questo punto, magari condannando apertamente il ritorno di queste ideologie volte alla diffusione dell’odio razziale e della violenza e ricordando la natura antifascista dell’Unione Europea, piuttosto che parlare di partiti “buoni e cattivi” in relazione alle loro idee rispetto alle misure fiscali previste nel memorandum. Sono “dimenticanze” di questo tipo che fungono in fin dei conti da lasciapassare nei confronti di movimento politici come Alba Dorata, che nel silenzio assordante della comunità internazionale continuano a raccogliere consensi.

Riccardo Motti


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