Posted 1 ottobre 2012 in Grecia, Slider with 0 Comments
di Pietro Acquistapace
Prendete una bottiglia in vetro, uno straccio, del liquido altamente combustibile (es: alcool, benzina, gasolio), un accendino o fiammifero o qualunque cosa buona per dare fuoco, quindi inserite il liquido nel contenitore, arrotolate lo straccio su se stesso in modo da farlo entrare in buona parte nel contenitore possibilmente a contatto con il liquido, date fuoco con l’accendino allo straccio e… avrete una molotov!
E di molotov ne sono volate nel corso dello sciopero generale, il terzo dall’inizio dell’anno, che ha paralizzato la Grecia il 26 settembre. Convocato dai maggiori sindacati del paese, Gsee e Adedy, per protestare contro le misure annunciate dal governo di Antonin Samaras, il terzo sciopero generale dall’inizio dell’anno ha visto la partecipazione di 50.000 persone, ma numerose sono state le manifestazioni in programma convocate da altre sigle come il Pame, vicino al Partito comunista greco. La giornata si è chiusa con scene di guerriglia urbana e l’arresto di 120 manifestanti, secondo fonti di polizia. Non si sono verificati tuttavia i temuti scontri con tra militanti di sinistra e sostenitori di Alba dorata, il partito neonazista che, forte del suo successo elettorale, sta conducendo una violenta politica nazionalista e xenofoba, senza disdegnare le aggressioni fisiche; probabilmente in piazza Alba dorata non c’era perchè troppo occupata ad aprire la propria sede di New York, notizia dell’inaugurazione riportata dagli organi di informazione il 27 settembre.
Le proteste della piazza non sembrano in ogni caso fermare le drastiche misure che il governo greco deve approvare per sbloccare il nuovo prestito di 31,5 miliardi di euro, congelato dai tempi della caduta del governo Papandreu, destinato soprattutto a rivitalizzare il sistema bancario. Prestito fortemente in discussione anche per i dissidi all’interno della cosiddetta troika (Fondo monetario internazionale, Unione europea e Banca centrale europea) che deve staccare l’assegno in favore di Atene. I tre principali partiti di maggioranza hanno in questi giorni raggiunto l’accordo sulle misure da adottare, per un valore complessivo di 11,5 miliardi di euro, e si apprestano a presentarlo alla già citata troika: verranno colpiti stipendi, pensioni ed indennità. Tuttavia la situazione resta tesa, mancando l’accordo su temi come cassa integrazione e ammortizzatori sociali, nonostante il governo greco abbia ottenuto il consenso della troika all’estensione delle misure su un arco di due anni, elemento che il leader del Pasok, Venizelos, ha definito di “fondamentale importanza”.
La Grecia sta vivendo un delicatissimo momento fatto di intensa attività diplomatica basata su aliquote e punti percentuali: solo a titolo di esempio basti citare come ad una riduzione delle entrate fiscali corrisponda un aumento dei contributi minimi da versare a fini pensionistici. E le molotov piovono su tutto ciò, spazzano via il certosino lavorio per trovare la quadratura del cerchio, tra virgole e decimali, dimostrandosi di fatto un massimalista richiamo al “qui ed ora”. Il fuoco, mai così greco, è un individualista grido di volontà, un “tutto e subito” che lascia disarmati i ragionieri che stanno reggendo le sorti del paese. Ma dov’erano le molotov quando il PIL greco cresceva con un ritmo annuale di quasi il 4%? Crescita dovuta in gran parte all’iniezione di denaro pubblico in settori come quello immobiliare, senza parlare del giro d’affari e della corruzione gravitante intorno alle Olimpiadi. Il tutto in un sistema dove il tasso di corruzione era tra i più alti d’Europa (non a caso proprio in questi giorni stanno diventando di dominio pubblico le liste dei politici indagati per corruzione) e gli incentivi sul lavoro numerosi. Dov’erano allora le molotov? Dov’era allora Alba dorata?
Chi sta facendo il bene della Grecia?
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