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Grecia e "aiuti": panacea per salvare dal baratro o ennesimo miraggio?

Creato il 13 febbraio 2012 da Alessandro @AleTrasforini


Approvato il cosiddetto "pacchetto austerity", sembra che si sia scelto di salvare l'Europa a patto di uccidere l'equilibrio sociale del popolo ellenico. Le proteste di ieri sono solo l'ennesima conferma di un "filo" già largamente spezzato, nel quale è stata la base della piramide statale a "coprire" le falle causate da ben altri colpevoli. Il messaggio del Governo presieduto da Papademos è stato, nella giornata di ieri, più chiaro che mai: o austerity o default.  Rimanendo aderenti all'alternativa votata "democraticamente" dal Parlamento, cosa è possibile scrivere? In sintesi, i punti di questa "bomba" ormai deflagrata sono i seguenti: 

  1. Salario minimo: radicale riforma del mercato del lavoro, con diminuzione di oltre il 20% del salario minimo garantito. Risulta scontato affermare che, grazie a questo punto, sarà enormemente più facile portare avanti piani di licenziamento;
  2. Tagli e riforme: risparmio su prodotti farmaceutici, spese sanitarie ed apertura agli investitori stranieri sul mercato energetico. Non ultimi tagli alle spese elettorali, tagli alla difesa e riduzione degli investimenti pubblici. Rimangono tagli promessi ma non ancora collocati, per un totale disoli 300milioni di Euro;
  3. Privatizzazioni: accanto ad un piano di dismissione dei patrimoni pubblici, saranno cedute quote pubbliche afferenti a società petrolifere, del gas, acqua e lotterie;
  4. Statali: predisposto piano di 15mila licenziamenti nel settore pubblico, per una percentuale prossima al 10% di tutta la Pubblica Amministrazione ellenica da realizzare entro il 2015; 
  5. Banche: salvati i risparmi dei clienti, a fronte di 17 miliardi di Euro di perdite legate alla recente crisi speculativa. Le stesse potranno inoltre, in caso di bisogno, richiedere prestiti ed aiuti allo Stato per nuovi finanziamenti previa emissione di Titoli di Stato;
  6. Prestiti: prestito temporaneo di 35 miliardi dal Fondo temporaneo Salva Stati (Efsf), che permetterà di finanziare obbligazioni e titoli in scadenza nei prossimi mesi. 

A fronte di questo percorso, quale sarà il futuro di questo Paese? Si tratta di una soluzione che, a conti fatti, fa strettissima rima con un concetto primario: aumento della disoccupazione (già dilagante).  Il popolo greco, infatti, è stato già largamente devastato in questi ultimi anni di continuo tira e molla:  disoccupazione prossima al 20%, a fronte di un reddito pro-capite passato da 14800 a 13660 Euro nel giro di tre anni.  Senza "pacchetto austerity", sarebbe stata inevitabile bancarotta? Il debito pubblico greco è, in rapporto al PIL, prossimo a percentuali del 170%: grazie a questi "aggiustamenti" potrebbe, entro il 2020, abbassarsi alla quota del 120%. Sempre di conti potenziali si tratta, ovviamente.  Il rischio di insolvenza avrebbe prodotto danni maggiori di quelli che diventeranno ora tragica realtà?  Un altro colpo tremendo allo stato sociale era l'unica strada percorribile per riparare ai danni fatti da altri?  I "rimedi" adottati derivano anche, forse, dalla composizione del debito pubblico greco? Stando a fonti reperibili online, infatti, il debito pubblico ellenico risulta detenuto per il 65% del totale da investitori "non residenti": questo giustifica che il massacro per garantire la solvibilità sia fatto sulle spalle dei soli "inquilini"?  La popolazione greca accetterà "senza colpo ferire" questo ulteriore salasso, incapace di garantire crescita e salvezza dello stato sociale? Queste misure annullano le probabilità di fallimento oppure ne rallentano semplicemente l'avanzata? L'ottenimento del prestito di 130 miliardi di Euro da parte delle Istituzioni europee costituisce una panacea stabilizzante od un altro boccone avvelenato gettato dall'impazzita finanza? Quali sarebbero per l'Europa intera le conseguenze per un fallimento greco? A cosa si andrebbe incontro in caso di altra speculazione incontrollata?  Queste sono solo alcune delle infinite domande che dovrebbero preoccupare ogni cittadino europeo, più di ogni altro investitore finanziario: salvare l'equilibrio economico innescando un default sociale è l'unica strada percorribile?  La politica del rigore imposto dalla Germania ed appoggiato da altri Stati è l'unica alternativa per erigere quel tanto desiderato "firewall" capace di allontanare qualsiasi altra crisi?  Cosa potrebbe accadere se nessuna delle misure approvate (imposte, nds) fosse sufficiente a garantire sicurezza?  La risposta è, ovviamente, tremendamente scontata. 
Per saperne di più: "Il reportage - Grecia", D.Mastrogiacomo, S.Bennewitz, E.Occorsio, La Repubblica - 13 febbraio 2012;
"Chi possiede il debito pubblico italiano e greco?", giornalettismo.com (http://www.giornalettismo.com/archives/150317/chi-possiede-il-debito-pubblico-italiano-e-greco/)
"Le sofferenze dei greci in nome delle banche", M.Onado, Il Fatto Quotidiano (http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/02/12/le-sofferenze-dei-greci-in-nome-delle-banche/190758/)


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