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Grecia: facciamo il punto

Da Finanza E Dintorni @finanzadintorni

Riprendiamo ed approfondiamo ulteriormente l’argomento ‘Grecia‘ tanto caldo in queste settimane.

Riassumiamo quanto successo:

  • 9 dicembre: il primo ministro Samaras comunica la decisione di anticipare di due mesi le elezioni presidenziali previste per Febbraio;
  • 17 dicembre: il primo round ha esito negativo (160 voti contro i 200 richiesti);
  • 23 dicembre: fumata nera anche col secondo round (168 voti contro i 200 richiesti);

Domani, 29 dicembre, si svolgerà il terzo round che richiederà almeno 180 voti favorevoli per l’elezione.

Il problema, spiegato in più occasioni, risiede nella Costituzione greca che stabilisce che, nel caso di sconfitta del candidato proposto dal governo, devono essere indette nuove elezioni politiche.

Al momento i sondaggi vedono in vantaggio per eventuali politiche Syriza, partito di estrema sinistra anti-euro.

Adesso ipotizziamo che si avverino le ultime voci che indicano come probabile  l’ennesima fumata nera anche al terzo round.

Dal punto di vista prettamente borsistico, la storia ci insegna che qualsiasi evento che in passato ha messo in discussione l’Area Euro ha provocato forti vendite.

Pertanto, nel caso, è lecito attendersi che ciò si ripeta anche in questa occasione.

Ora, però, approfondiamo ulteriormente.

Sempre in base ai sondaggi, i numeri accreditati al partito Syriza non sono tali da consentirgli di governare da solo.

Quindi maggioranza ma ingovernabilità.

Tale aspetto è rilevante poiché impone una coalizione in cui gli altri alleati avrebbero la forza, quando necessario, di ammorbidire la posizione estremista di Syriza, magari evitando l’uscita dall’Area Euro.

D’altro canto, invece, la forte presenza di un partito anti-euro al governo significherebbe dare maggior spessore a chi desidera realmente (non per semplice finzione) opporsi all’austerità imposta dalla BCE.

In più occasioni in questo blog ho espresso la necessità che i governatori dei Paesi in crisi dell’Area Euro si rivoltassero concretamente all’austerity.

Ad inizio Ottobre, in Francia, il ministro delle Finanze Michel Sapin annunciò che il governo respingeva l’austerità e che non avrebbe richiesto ‘nessun ulteriore sforzo’ ai propri cittadini.

Nel frattempo va segnalata la forte ascesa dei partiti cosiddetti anti-euro in molti Paesi dell’Area Euro e, come scritto, presto potrebbe prender consistenza la possibilità di vederne uno al governo greco tra qualche mese.

Insomma, il vento è decisamente cambiato negli ultimi mesi e potrebbe portare o alla spaccatura dell’Area Euro o favorire la trasformazione dell’attuale Area Euro in una Unione solidale, che emette gli Eurobond, che non si limiti ad imporre drastici e controproducenti piani di austerity, che stimoli la crescita, che controlli l’inflazione ma senza esserne ossessionata.

Premesso che a mio avviso i fatti dimostrano ampiamente che l’ingresso nell’Area Euro sia stato un errore, allo stato attuale considero la seconda ipotesi come lo scenario auspicabile.

In buona sostanza, se da una parte probabilmente l’eventuale esito negativo nel terzo round provocherebbe nuove forti vendite per i mercati azionari dell’Area Euro, in un’ottica di più ampio respiro potrebbe rappresentare un passo importante verso un’Unione migliore.

Inoltre, nel caso, è plausibile ipotizzare che la BCE intervenga in soccorso anticipando l’annuncio del QE.

Riccardo Fracasso


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