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Un anno dopo, a giudicare dalle notizie di queste ultime settimane, non solo l'approdo a Itaca resta lontano ,a ma il rischio è quello di un disastroso naufragio. Fuor di metafora, la Grecia non è in grado di far fronte al debito pubblico, ovvero è tesnicamente insolvente. Le strade a questo punto sono due: la ristruttrazione del debito, che però provocherebbe pesantissime perdite alle banche esposte con Atene (quelle tedesche e francesi prima di tutte), oppure un nuovo piano di salvataggio che però costringerebbe gli altri governi europei a mettere mano al portafoglio con prevedibili reazioni negative da parte delle loro opinioni pubbliche.
Quello che decideranno ministri e banchieri lo vedremo, ma intanto c'è la realtà drammatica della crisi economica che sta portando la Grecia alla miseria: i negozi sono vuoti, molti falliscono come falliscono cantieri navali e imprese di costruzione che, in un paese praticamente privo di industria, costituiscono un asse portante del sistema produttivo. Chiudono giornali e reti televisive, i debitori non riescono a restituire i soldi alle banche, pensionati e disoccupati si riducono a cercare cibo nei cassonetti dell'immondizia o fanno la fila davanti alle organizzazioni caritatevoli. Nel contempo aumenta la criminalità e gli immigrati se ne vanno.
Si spera nella ormai imminente stagione turistica che probabilmente dirotterà verso la Grecia buona parte dei flussi di solito diretti verso Medio Oriente e nord Africa, data la situazione in queste aree. Però il turismo da solo, per quanto sia una voce fondamentale dell'economia greca, non potrà risolvere il pesantissimo passivo delle casse statali. Il governo dunque non ha i soldi per pagare gli enormi interessi sul debito pubblico e il quadro politico è sempre più fragile e non mancano i rischi di crisi politica ed elezioni anticipate, anche se in una situazione del genere è l'ultima cosa che il Paese potrebbe augurarsi, mentre le braci della rivolta popolare di un anno fa non simsono mai spente del tutto.
Su questa situazione, la più grave dalla fine della guerra, che ogni giorno porta nuove cattive notizie e che non lascia intravvedere nemmeno un barlume di luce in fondo al tunnel, segnalo la mia intervista a Elisabetta Casalotti, giornalista di Elefterotypìa, uno dei maggiori quotidiani greci.
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