I cani allevati in queste strutture vengono considerati meno di un oggetto. mai soddisfano le loro caratteristiche etologiche e fisiche. i beagle infatti – come qualsiasi altra specie destinata alla sperimentazione – vengono allevati in massa e cresciuti senza vedere la luce del sole . Vengono mantenuti in gabbie di dimensioni esigue ed escono solo dopo la morte, carcasse da smaltire come rifiuti dopo aver subito violenze fisiche e psicologiche di ogni genere : le fattrici sono costantemente ingravidate per fornire i cuccioli destinati ai laboratori di vivisezione.
la vivisezione o sperimentazione animale è un fenomeno globale e immenso che coinvolge circa 150 milioni di animali ogni anno, allevati, utilizzati e uccisi per fini “scientifici”. Quasi 900 mila animali sacrificati in 600 strutture pubbliche e private solo in italia. un numero fortemente sottostimato perché non vi vengono inclusi invertebrati e animali utilizzati già soppressi.
Tra le sperimentazioni più invasive ci sono quelle che sottopongono i cani operati chirurgicamente al cuore costretti a correre fino al sopraggiungere della morte per infarto, i cuccioli fatti nascere con malattie degenerative agli occhi e resi ciechi, investigazioni sul cervello di cani spesso eseguite senza anestesia e studi ortodontici con fratture e impianti.
Il beagle continua ad essere la razza di cani maggiormente utilizzata, ed è stata “selezionata” per la taglia, la lunghezza del pelo (per iniezioni e prelievi), resistenza cardiaca, temperamento docile e capacità di vivere in gruppo. Le applicazioni su questa specie sono moltissime: i studi di tossicità per le sostanze industriali, tossicità per le sostanze d’abuso,come alcol e stupefacenti,trapianto di organi e tessuto, cancro, test bellici, ricerca di base in qualsiasi settore compresi quelli sulla deprivazione materna e sull’erezione, quest’ultima prodotta fisicamente tramite scosse elettriche.
Si può investigare e utilizzare qualsiasi parte dell’organismo, cervello compreso, del cane come di altre specie, in campi fortemente invasivi non dimenticando le modificazioni genetiche che fanno nascere animali già ammalati e/o sofferenti dalla fase gestionale.
Graziella Crescentini Gori – Lav Perugia