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Green Zone post-apocalittiche

Creato il 28 maggio 2015 da Mcnab75

Empire of the Dead

La scrittura di Evento Z, il seguito di Zona Z, procede abbastanza spedito.
Del resto sono un habitué del filone zombesco e, pur apportando tutte le varianti che desidero, so come scrivere, dove farlo e con quale ritmo.
Una bella fortuna.
C’è però da dire che, al solito, le novel di questa mia saga puntano molto sul world building, e non solo sulle classiche situazioni cliché del genere. Se avete letto Zona Z sapete di cosa parlo (semmai date un’occhiata anche alle recensioni lasciate su Amazon, che rendono ancor meglio l’idea).
Evento Z è ambientato in parte a Milano e nella provincia omonima. Il capoluogo lombardo è compreso nell’area che, nella mia finzione narrativa, è stata devastata dalla zombie apocalypse. In seguito una missione NATO USA/UK ha recuperato e bonificato alcune città italiane, trasformandole de facto in fortilizi nel bel mezzo delle wasteland. Milano è una di queste roccaforti.

Per caratterizzare la Milano post-apocalisse ho preso in prestito l’occupazione americana di Baghdad. Ovviamente mi riferisco al dopo Saddam. La capitale irachena non appare tuttora pacificata, tanto che molti quartieri sono ancora controllati da fazioni jihadiste (o semplicemente criminali) che si oppongono alla presenza statunitense, pur in gran parte ridotta in numero e in forze.

Sicché abbiamo una Milano divisa in tre aree: Green Zone, Yellow Zone (questa inventata da me) e Red Zone.
La Green Zone ha una specie di forma a “elle”, che parte dal centro città, attraversa, Conciliazione, Pagano l’area fiera vecchia, Lampugnano, il quartiere Gallaratese, fino ad arrivare l’area fiera EXPO, riconvertita nel campo base della missione NATO “Atalanta”. Nella Green Zone non si vedono zombie da mesi e diverse attività hanno riaperto i battenti, anche se la normalità è un concetto completamente dimenticato.
La Yellow Zone è una sorta di aura che si stringe attorno alla Green Zone. Comprende quartieri abbastanza sicuri, ma controllati in parte dalle gang etniche che né i soldati dell’Atalanta né i miliziani del sindaco possono/vogliono combattere.
La Red Zone è un’area cuscinetto che divide la città dalle wasteland esterne. Nella Red Zone vivono alcune comunità di superstiti, le più estreme e illegali. Alcune di esse praticano strani culti pro-zombie, oppure commerciano illegalmente armi e altri beni di prima necessità, procurati tramite il saccheggio e le rapine a mano armata.

La Green Zone di Baghdad.

La Green Zone di Baghdad.

C’è un solo punto in cui la Red Zone tange direttamente la Green Zone (senza l’intercapedine della Yellow Zone). Esso si trova proprio in fiera EXPO, che rappresenta il bastione principale della città contro i branchi di zombie che arrivavano da ovest.
Da qualche tempo non se ne vedono più – non così vicini ai confini meneghini – eppure sono ancora là fuori. Sono tanti, non muoiono di fame e si adattano a cacciare in qualunque condizione climatica.

Evento Z inizia da qui…

Intorno alla Green Zone si estendeva una specie di reticolo di vie e vicoli bonificati solo in parte. Gli analisti la definivano Yellow Zone. Era composta dai quartieri liberi dagli zombie, ma controllati da bande etniche che si opponevano all’autorità rappresentata da Baselli e da Fowler. Alcune di esse, specialmente quelle di origine ecuadoregna o peruviana, spesso rifiutavano di cedere i loro morti alle squadre di disinfestazione, aumentando così il rischio dello scoppio di nuovi outbreak di zombie.
All’esterno della Yellow Zone c’era la Red Zone. Periferia urbana che le truppe NATO avevano ripulito al meglio, ma in cui era ancora possibile imbattersi in qualche errante. Si trattava perlopiù di Romero rimasti intrappolati in strutture ed edifici di varia natura. La Red Zone era anche il terreno in cui le gang regolavano i loro dissapori, nonché la sede non ufficiale del mercato nero. (Estratto da Evento Z)

Stazione Centrale di Milano in versione post-apocalittica (dipinto di Tom Porta).

Stazione Centrale di Milano in versione post-apocalittica (dipinto di Tom Porta).

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(A.G. – Follow me on Twitter)


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