Ci avviciniamo al prossimo appuntamento #ODGSocial, ovvero i seminari e workshop – in collaborazione con l’ODG dell’Emilia Romagna – dedicati ai giornalisti all’interno degli incontri per la formazione continua. Elemento fondamentale, sono i case study che riportano alla vita di tutti i giorni, ciò di cui si chiacchiera agli incontri. Ho avuto il piacere di intervistare Simona Falasca, coideatrice (insieme a Mario Notaro) e direttrice responsabile di GreenMe (che credo – e spero – non abbia bisogno di presentazioni).
Ringrazio Simona per la disponibilità e le preziose informazioni che ha condiviso con noi.
GreenMe è una delle testate più importanti in Italia, non solo nel “settore green”: si può dire che sia nata da subito con un’anima 2.0?
GreenMe.it nasce nel marzo del 2009. In quel periodo in Italia i social – facebook in primis – non erano ancora così utilizzati e “di massa”, mentre si assisteva al boom dei blog, dei feed rss, dell’instant messaging, di okNotizie e myspace era il social più diffuso, anche se “d’elite”. I tasti di condivisione – oggi presenti (e imprescindibili) in tutti i siti – allora non erano contemplati in nessun CSM. Facebook aveva appena lanciato le pagine, anche se i più temerari che si avventuravano preferivano aprire profili personali per le attività business. Noi ci abbiamo voluto credere fin da subito e quando greenMe.it è andato ufficialmente online aveva già la sua pagina Facebook e il suo account Twitter. Dopo un anno, nel 2010, avevamo raggiunto 5 mila fan (allora ancora non si chiamavano likers) che ci sembravano tantissimi, soprattutto se confrontati con altri siti. I pochissimi competitor del tempo, al contrario e per nostra fortuna, entrarono tardi sui social.
Vi definite la Community verde più grande d’Italia. Provo ad elencare. Portale (i cui articoli è possibile commentare e votare), Forum, Blog, Facebook, Twitter, Google Plus, Un ricchissimo canale Youtube, e ora Whastapp.
Ognuno di questi strumenti ha migliaia di follower. Qual è il “segreto” di questo successo?
Probabilmente, riallacciandomi al punto precedente, quello di essere riusciti a captare il momento giusto per tuffarci nelle varie esperienze e riuscire a “carpire” il meglio di ciascuna di esse.
I social sono solo strumento per moltiplicare le letture o li seguite in maniera interattiva (es. rispondendo ai commenti, domande, ecc) con strategie di comunicazione diversificate e proprie secondo le regole di ciascun social?
Pensare che ogni social sia uguale all’altro è l’errore più grande, ma spesso quello più comune. Ognuno di essi ha le proprie regole, il proprio linguaggio e, di conseguenza, deve avere la propria strategia di comunicazione. L’altro sbaglio è pensare ad essi come un mero strumento per fare accessi o moltiplicare le letture. I social, è vero, sono la nostra edicola, la nostra cassa di risonanza, ma anche e soprattutto il filo diretto con i nostri lettori con cui scambiare opinioni, critiche e spunti per migliorare. Non interagire con gli utenti corrisponderebbe alla nostra “morte”.
I social sono anche fonte? Se sì, in maniera casuale o c’è una ricerca di potenziali news sugli stessi?
Ormai i social fungono anche da fonte delle notizie. Alcuni, più che altri, riescono, infatti, ad arrivare dove i media tradizionali falliscono (pensiamo, ad esempio, durante le catastrofi o le emergenze il ruolo di Twitter in primis, ma anche di Facebook è stato imparagonabile). Conoscere bene gli strumenti che ciascun social mette a disposizione permette di organizzare anche una ricerca dettagliata di news e tendenze arrivando a sostituire, ad esempio, i vecchi feed reader.
Quanta parte delle visite al portale arriva da link social?
In media il 20-30%
Qual è la più grande fatica nella gestione di una community sul web?
Riuscire a far coesistere i diversi animi. Almeno nel nostro caso, il “green” racchiude una molteplicità di tipologie di persone e interessi che molto spesso contrastano tra loro: ci sono i vegani, ma anche gli apicoltori, gli amanti della bicicletta, ma anche quelli delle auto a basse emissioni, i patiti del chilometro zero ma anche i salutisti a favore di superfood e cibi esotici, i fautori delle rinnovabili ma anche gli animalisti contro le pale eoliche, solo per fare qualche esempio.