Magazine Cultura
14 aprile 2012 Teatro Sala Polivalente di XII Morelli (Ferrara)
Ancora una volta gli emiliani hanno dimostrato che cultura e gusto della vita possono andare a braccetto e in questo non sono secondi a nessuno. Hanno messo in piedi in un triangolo di strade e di campi al confine tra la provincia di Ferrara, Modena e Bologna, in paesi che nella loro rurale desolazione ricordano l'ambientazione de L'Ultimo Spettacolo sebbene attorno pulsa inconfondibile la grandeur del maiale in tutte le sue insaccature, la rassegna Il mito dell'America nella periferia emiliana con serate dedicate a Woody Guthrie, Bruce Springsteen e Bob Dylan.
Sono capitato nella serata di Bruce ed è stata una festa. Il teatro polifunzionale di XII Morelli è attiguo alla Chiesa Parrocchiale ma è gestito in modo pubblico come dire che Peppone e Don Camillo qui vivono ancora e allora sabato 14 aprile c'è un palco che ospita il rocker locale John Strada accompagnato dagli Wild Innocents e poi l'attrazione venuta fin qui dall'America, Greg Trooper. Ci sono più di duecento persone nel padiglione, tanti i locali presenti, di tutte le età e tanti quelli accorsi dalle provincie vicine, da Reggio, Modena, Bologna, qualcuno perfino da Roma, uno dalla Sardegna. L'atmosfera è da festa di paese, calda e divertente ma appena si spengono le luci tutti rivolgono l'attenzione alle parole del presentatore che parla di sogni, ricordi e Springsteen e alle note dei musicisti che per due ore e mezzo scalderanno questa accogliente venue della Bassa. I tavoli sono pieni di gente e di gnocco fritto, la birra corre a fiumi, le ragazze e le donne sono belle e cordiali, attente e partecipate anche loro, senza la spocchia della "figa" di città. L'ambiente è casereccio, ruspante, ma la cultura serpeggia tra bicchieri e affettati, in un tavolo si vendono libri su Kerouac, Monk, Dylan, Patti Smith, le persone parlano tra di loro, le loro vite, i film, i dischi, i concerti, gli amici presenti e andati. Bruce sarebbe contento di essere qui, celebrato tra gente semplice, affabile, nobile anche se uscita dalla campagna e dal duro lavoro, in un posto così informale e così italiano. Apre John Strada, è l'eroe locale, il Bruce di questa landa d'Emilia, una terra che ha dato tanti Bruce e che ancora ne sforna perchè qui il rock n'roll come le moto, la nebbia, la velocità, la pasta tirata col mattarello e il maiale sono sacri. E allora via, John Strada coi suoi Wild Innocents infila una serie di rockacci scatenati che evocano nei suoni, nei refrain, negli assoli di chitarra il Boss ma anche tutta una stirpe blue-collar onesta, sudata, vera. John Strada canta bene in inglese, per vivere fa l'insegnante di lingue e ha vissuto negli Usa, esegue una tosta e riuscitissima versione di Growin' Up ma poi passa all'italiano con canzoni che si appiccicano al nostro immaginario, come in La notte che mi hai lasciato, Il Fuoco Dentro, Cavalli Selvaggi e La signora Rina, la vicina di casa che tutti abbiamo avuto almeno una volta nella vita e ci ha rotto le palle per il volume del nostro stereo. John Strada canta, salta, sguaina la Fender e concede un set al ragù gustoso e sincero, stradaiolo fino al midollo. Gli Wild Innocents pestano duro e poi declinano rootsy quando sono raggiunti sul palco dal fisarmonicista Banzi e insieme fanno sarabanda con l'hit locale, Tiramolla, una canzone che racconta la storia del paese XII Morelli, detto Tiramolla, tra dispute paesane e una chiesa da costruire. Esilarante.
Dopo Strada è la volta di Greg Trooper. Sul palco da solo fa un siparietto di una ventina minuti, solo chitarra e voce. Basso, tarchiato, con l'immancabile cappello, dà sfoggio ad un paio di canzoni che mostrano le sue qualità d'autore, tra cui They Call Me Hank segnalata dalle radio americane come una delle più belle canzoni del 2010. Proviene dal suo ultimo album Upside-Down Town, ossatura del suo set. Brani come Nobody In The Whole Wide World, Time For Love, Second Wind diventano il traino della sua esibizione quando viene raggiunto dal bassista Luca Tonani, dal batterista Max Malavasi e dal chitarrista Alex Valle. Lo show prende una piega decisamente elettrica, la voce melodica di Trooper, il suo songwriting, la sua chitarra acustica trovano supporto in una band che mira al sodo e offre un estratto di rock urbano venato di folk e roots. La gente applaude e chiede il bis che arriva con Trooper, Strada e i componenti delle rispettive band tutti sul palco ad inscenare Born To Run e a chiudere in modo corale una serata che testimonia quanto di umano Springsteen ha sparso in giro per il mondo, anche a migliaia di kilometri distanza. Senza di lui, senza il rock n'roll certe cose non potrebbero succedere.
MAURO ZAMBELLINI APRILE 2012
(foto Marco Paltrinieri)
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