“Questo è un libro che sa moltiplicarsi come il cuore dietro il seno dell’ispirazione. […] E dopo una lettura come questa rendersi conto sollevato che la stagnazione in poesia comincia finalmente a dissolversi perché c’è qualcosa di nuovo oltre le scuole fittizie e gli amici di, che ci sono giovani pronti e decisi a sconvolgerne il pigro e autoreferenziale pelo dell’acqua.”
Dalla prefazione di Flavio Almerighi
Con queste parole ho intrapreso la lettura della seconda fatica letteraria di Greta Rosso, che suddivisa – vive di vita propria ed è corpo che respira e si racconta attraverso lo scrivere sulla carta.
Frammenti – l’inizio, piccoli scrigni che ci fanno leggere attraverso le mani che serpeggiano il viso e l’anima di Greta.
Perché la sua parola, che non definisce Poesia, per noi che leggiamo e siamo esterni lo è, come dare luogo – modo – senso alla vita che la trascorre, un flusso di coscienza libero.
*
“Il mio processo in contumacia è iniziato così:
una sigaretta e una poesia.
Ora ne rido, comunque.”*
“Entrare in stanze impossibili prive anche solo delle
ombre indispensabili alla fuga ombre indispensabili alla presenza
senza badare alle forme dissolutissime che prende il corpo
quando si dimentica di essere corpo.”*
“Mi faceva l’amore contro
cercando una qualche saracinesca della mia pelle
le spalle a inghiottirmi il volto.”
La parola, Greta la cerca nel cuore e proseguendo la mia lettura si arriva proprio alla sezione Cardio, dove cerca, questo spazio per scriversi – mostrare ciò che resta dopo ogni “frontale”, una macellazione dovuta, una perseveranza concreta davanti ai dubbi, un cuore che si dona nonostante le frequenti cadute.
da Cardio
1.
“in troppi a fingere che non sia poi così importante
smarcando i corrispettivi del cuore a forza delle mani
le componenti del cuore a scuoterci dai piedi e
noi a fingere che non sia poi così importante
considerare se alla fine, alla fine siamo davvero
in ciò che viviamo o sostiamo a margine
attendendo lo sgombero del cuore.”
Sé.
4 cardini da rendere al lettore, si sente un vissuto, quel mostro che le buca la pancia e che la soffoca a tratti, il voler chiudere e rendere illeggibile ciò che ferisce ma è sempre più impossibile, quel voler “catalogare per nomi e per cose” che lei desidera ardentemente.
da Sé
4.
“I miei dolori rilegati con cura,
miniaturizzati, ricopiati più e più volte,
riscritti, tradotti, arricchiti di note critiche,
aperti, chiusi, riposti nello scaffale più basso
di fianco ai manuali di giardinaggio e zootecnica.”
Proseguire la lettura di questo libricino rosso scuro come il sangue, diventa una certa resistenza verso il dolore.
E’ un cercarla lentamente fra le pagine e mescolarsi infine alla fitta sassaiola emozionale, educare il pianto ad una non resa, che s’apre a noi e a quello che osserviamo, pulsando forte.
da Lia
3.
“non invecchierò in un posto solo
cristo santo
non sapere che significhi
avere un piede intrappolato in una porta
sono il ritratto di un pasto serale
riscaldato una volta di troppo”Da Storie di Selina
1.
“Si amarono furiosamente, ma questa è cosa nota. Quando Selina si accorse che la parola era furiosamente, non ci mise né uno né due, si prese, si staccò i piedi e si piantò per terra, furiosamente, per crescere da sola.”Da qui inizia questa parte, Storie di Selina, inizia da una parola che trasforma le cose.
Una parte di se che si fa carne, oltre il pensiero o il suo scrivere, si percorre riempiendosi – volendosi di fronte.4.
“Dammi una febbre, una qualunque, una febbre per restare niente un paio di giorni, una febbre per andare via. Forse potrei prenderti assente, girata, distesa, e senza accorgertene ti faresti rossa e calda.”
E c’è anche quel senso di vuoto che irrompe e percuote, come lei fa con le sue parole.
Si arriva alla sezione, “Poesie a Dio”, qui Greta si forma completamente, mostra di se la pienezza, si sviluppa nella scoperta, quel rendere a noi ciò che sappiamo già e che continua ad essere un mistero s_velato, fino a dire a chiare lettere di non appoggiarsi che la strada è lunga.
da Poesie a dio
Dopo l’Eden
Ci alziamo dal nostro amore di decubito soltanto per pisciare
il resto del tempo trascorre come un palinsesto inerte.
Quello che ci viene bene: scopare, mangiare, ballare.
Nemmeno dormire è luogo sacro.
Dio è la quotidiana irregolarità per cui il mondo
può continuare a svilupparsi fagocitare soprattutto
peggiorare.
Altre poesie, chiude una silloge matura.
Una maturazione che avviene nella piccola lentezza delle parole, una lettura che ci dobbiamo regalare.
Libro reperibile ed ordinabile: http://www.lietocolle.info/catalog/product_info.php/products_id/951