Mi riferisco alle loro immagini prima della prigionia, quelle che i media ci stanno propinando a sottolineare retoricamente il pauroso divario rispetto a come le stiamo vedendo in queste ore, dopo la prigionia, devastate nell'anima e nel corpo dai mesi di un terrore consumato nella terribile incertezza dell'esito finale. Ma di questo loro non hanno nessuna colpa. Sono giovani e forse, sì, anche un po' naïf. Sono così, Greta e Vanessa. O meglio, ce le stanno facendo vedere così. Ed è un attimo costruirsi l'immagine di due idealiste (forse) un po' sprovvedute, o (forse) un po' incoscienti, o (forse, chissà) nessuna delle due cose, perché nessuno di noi le conosce sul serio. I media costruiscono l'immagine mentale che noi abbiamo di loro.
Poi però c'è la storia di quanta gente verrà ammazzata con le armi che i terroristi si compreranno con quei soldi. Vero. E poi c'è anche la faccenda della sicurezza degli altri italiani in giro per il mondo, visto che adesso lo Stato italiano si sarà fatto la reputazione di ottimo finanziatore di terroristi. Vero anche questo. È per questo che ci sono nazioni che non pagano mai, in nessun caso (o almeno così dicono). Ma queste sono scelte, badate bene, politiche. Non c'entrano alcunché con la solidarietà, né con l'umanità. Il punto, semmai, è che forse non doveva essere loro consentito di andare. Forse, meglio, non dovrebbe essere consentito a ONG prive di adeguate strutture locali (anche di sicurezza) di operare in posti così esplicitamente a rischio. Ma anche di questo, noi da qui sappiamo ben poco e non è facile farsi un’idea che si avvicini al vero. Quindi è facile sputare sentenze a vanvera. C'è però un'altra cosa che mi tormenta, a proposito di tutto il bailamme che ne sta venendo fuori in queste ore, come una specie di linciaggio mediatico.
Se invece di Greta e Vanessa si fossero chiamate Mario e Giuseppe, sarebbe successo lo stesso?