La trama (con parole mie): i medici del Seattle Grace sono ancora profondamente segnati dall'incidente aereo che vide coinvolti alcuni di loro al termine dell'ottava stagione, e alle ferite fisiche si sommano quelle interiori, decisamente più profonde.
La causa che porterà i sopravvissuti contro lo stesso ospedale condurrà ad una lotta e ad un cambiamento epocale nelle vite dei protagonisti, che si ritroveranno, oltre a salvare vite in sala operatoria, ad affrontare la nuova sfida data dal sogno di poter gestire una struttura medica di prim'ordine per conto loro.
Accanto alle vicende lavorative, i consueti intrecci sentimentali e l'arrivo delle nuove matricole contribuiranno a rendere instabile come sempre l'atmosfera di questo turbolento angolo di Seattle.
Tra tutte le serie passate in questi anni sugli schermi di casa Ford, dai Capolavori indiscussi come Lost, Twin Peaks, Six feet under, Breaking bad o I Soprano fino ai titoli di puro e semplice intrattenimento, nessuna ha trovato un posto nel cuore del sottoscritto e di Julez come Grey's anatomy, che con tutti i suoi limiti, gli scivoloni ed i momenti supercult fa ormai parte della famiglia come una vecchia amica cui è davvero impossibile non voler bene.
Certo, Shonda Rhimes ed i suoi collaboratori sanno bene come confezionare e vendere un prodotto in grado di coinvolgere ed emozionare un pubblico il più eterogeneo possibile, fornendo un cast di protagonisti in continuo mutamento ma in grado di abbracciare età, inclinazioni ed aspirazioni differenti e soprattutto riuscendo nell'intento di far apparire il risultato del loro lavoro come sincero e sentito, quasi tra le mura del Seattle Grace - ormai Grey Sloan Memorial - ci fossimo anche noi da questa parte dello schermo, eppure per quanto ruffiano possa essere tacciato di essere questo stesso lavoro dai detrattori, ho visto ben poche serie in grado di mantenere sempre e comunque un'affezione di questo genere anche a fronte di annate decisamente meno riuscite come furono la sette ed in una certa misura anche la otto.
Con questo nono giro di boa Grey's anatomy recupera terreno dosando come sempre il dramma - soprattutto nei primi episodi - e la commedia, sostituendo l'elemento catastrofico delle ultime stagioni con una riflessione molto interessante sui tempi della crisi ed i rapporti lavorativi che, in momenti di incertezza, finiscono per minare anche le amicizie apparentemente più solide: avendo io stesso attraversato situazioni di instabilità simili - ed essendo nel pieno di uno di essi - ho trovato la parte centrale della stagione - quella dedicata al possibile fallimento del Seattle Grace a seguito della causa, il passaggio ventilato alla ben poco convincente Pegasus, simbolo della cultura del centro commerciale che ha investito il mondo occidentale negli ultimi anni e l'intervento dello stesso gruppo di medici che era stato responsabile, con la vittoria in tribunale, della temuta chiusura - decisamente efficace, nonchè un ottimo diversivo alle consuete grane sentimentali e drammi di vario genere sempre pronti a colpire i protagonisti del serial, ormai abituati a rischiare la vita o la carriera almeno una volta per annata.
Come di consueto il mio personale favorito resta sempre lo stronzo buono Karev, ribattezzato fin dalla prima stagione come il Sawyer del Seattle Grace, seguito a ruota da un Richard Webber in grandissimo spolvero e da una schiera di matricole rese in maniera piuttosto interessante, tra le quali spicca il fu Smash di Friday Night Lights: note positive anche per Avery, che dopo essere stato per tre stagioni il protagonista mancato ed aver abbandonato il look terrificante dei primi episodi finisce per ritagliarsi finalmente lo spazio che merita e che va ben oltre il fatto che sia stato messo dove sta principalmente per catturare quante più possibili spettatrici attratte come api con il miele dagli occhi azzurri ed il fisico superpalestrato prontamente messo in mostra ad uso e consumo delle stesse.
Una menzione va senza dubbio anche al vecchio mentore di Cristina, che il Cannibale potrebbe tranquillamente associare al sottoscritto per indole ed età e che ho trovato non solo efficace, ma anche molto eastwoodiano, dall'inizio alla fine.
Inutile dire che dopo la tempesta perfetta che chiude la stagione portando una novità positiva - per una volta - ed una che potrebbe essere negativa la curiosità di affrontare il decimo anniversario di questo titolo continua ad essere alta, e qui al Saloon, sbattendocene di tutti quelli che storceranno il naso, continueremo ad attendere e tenerci stretta questa proposta, quasi fossimo stati anche noi matricole in quel di Seattle ed ormai fossimo borsisti prossimi a divenire strutturati a tutti gli effetti.
MrFord
"How long have I been in this storm?
So overwhelmed by the ocean's shapeless form
water's getting harder to tread
with these waves crashing over my head."
Lifehouse - "Storm" -