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Grida sulla Grecia e sussurri sull’Italia

Creato il 21 febbraio 2013 da Albertocapece

crisi-grecia4Circola in rete, in molti siti di informazione alternativa o presunta tale, una notizia bomba: un drammatico documento di 50 economisti, compreso Hans Werner Sinn, consigliere della Merkel,  sarebbe stato inviato al consiglio d’Europa e alla Bce per proporre un’uscita del Paese dalla moneta unica: «La Grecia deve uscire subito dall’euro, svalutando la sua moneta del 20-30%, pena la definitiva distruzione dell’economia, arrivata a un tale punto di degrado da poter essere considerata come “tragedia umanitaria” e quindi cominciare anche a ventilare l’ipotesi di chiedere l’intervento dell’Onu». Disgraziatamente  però non c’è alcun link o prova dell’esistenza del fantomatico documento che viene riportato di sito in sito e di blog in blog con tanto di virgolette senza nemmeno dubitare della sua esistenza. Né se ne trova traccia sulla stampa estera.

Esiste invece – e Sinn è uno dei promotori di questa linea, condivisa peraltro anche dagli analisti di Goldmann Sachs – qualcosa di assai più inquietante anche se meno appassionante dal punto di vista dell’impatto per il lettore: la necessità per i Paesi in crisi del sud Europa (Francia compresa) di diminuire in una percentuale che va dal 30 al 10% i propri prezzi, ridiventando così concorrenziali. Non si fa però cenno di un’uscita dalla moneta unica (anche se altri ipotizzano un euro a due velocità) bensì alla necessità di ridurre salari e welfare, bloccando tutto per un decennio. Questa analisi  è stata più volte spiegata da Sinn sui quotidiani tedeschi, l’ultima volta il 13 febbraio sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung  e  tematizzata in un documento dell’Ifo , Institut für Wirtschaftsforschung che egli dirige e che potete trovare (qui) in inglese.

E’ evidente che siamo di fronte a una tesi economica che in realtà ne nasconde una politica: quella di risolvere il problema non attraverso un ritorno alle monete nazionali , ma per mezzo di una drastica riduzione dei salari raggiungibile attraverso lo smantellamento delle tutele del lavoro, che porta, come tutti possono immaginare, a una guerra tra poveri e a una maggiore capacità di ricatto.  .
L’obiettivo è sempre lo stesso: quello di far ritrovare ai Paesi della periferia europea quella concorrenzialità persa adottando una moneta troppo forte per le loro economie. Ma gli effetti sono assai diversi: con un ordinato ritorno alle valute nazionali i Paesi in crisi ritroverebbero man mano la loro competitività e alcuni di loro, in primis l’Italia e la Francia, ritornerebbero ad essere pericolosi concorrenti della Germania e del suo sistema economico. Con la seconda ipotesi, il blocco e/o la caduta delle retribuzioni si otterrebbe invece una situazione di disarticolazione istituzionale e grave incertezza sociale oltre che politica di cui i Paesi forti  potrebbero facilmente approfittare per fare incetta di industrie, sapere, esperienze, beni e sfruttare il lavoro a basso costo così ottenuto per le proprie esportazioni in altri continenti, senza dover mettere troppo a rischio la propria pace sociale interna con smantellamenti eccessivamente  rapidi di welfare e tutele.

Non c’è bisogno di dire quale strada possano preferire Sinn e gli altri economisti di estrazione liberista e monetarista che gli vanno dietro: il mantenimento dell’euro significa anche mantenere il ricatto e il controllo sui Paesi in crisi, evita perdite incontrollate per le proprie banche  e permette l’auspicata distruzione dello stato sociale richiesto dal pensiero unico. E’ da escludere dunque che qualcuno di questi signori possa richiedere l’uscita dalla moneta unica che è il motore di politiche reazionarie travestite da economia. Semmai potrebbero chiedere un intervento umanitario per evitare che un paese allo stremo decida in proprio di uscire da questa logica al massacro e che attivi le convenzioni internazionali (createsi, per paradosso, proprio da una vicenda che riguarda la Grecia degli anni ’30) le quali permettono a un Paese sull’orlo dell’insurrezione o della fame  di non pagare i propri debiti: il noto precedente Metaxas per i curiosi.


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