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“Grillini, massa di idioti”

Creato il 27 febbraio 2013 da Nicola Spinella @ioparloquantomi

Inetti, blatte, deficienti, dementi, ma anche “sfascisti”, pericolo per la democrazia, incoscienti e “scientologisti” : sono questi gli epiteti con cui, da più parti, si apostrofano gli elettori degli schieramenti opposti. Un evidente segno di intolleranza politica. Ma non ci si preoccupa degli aspetti sociologici…

Vermi, infami, ma l’insulto più bello ce lo riporta un amico del foro di Catania: “gli elettori di X sono come le blatte. Non li vedi, non li senti, ma di notte escono e vanno a votare.” Eccessivo. L’insulto è pur sempre un argomento: quello di chi non ne ha altri da opporre.

Logicamente potremmo non condividere gli elettori di liste diverse da quella che abbiamo sostenuto con consapevolezza, dignità ed un minimo di protesta che non guasta mai. Ma l’espressione di una preferenza, a favore di questo o quel candidato, per quanto sia essa non condivisibile né apprezzabile, merita comunque il rispetto della comunità politica e non deve mai diventare oggetto di insulto, scherno, denigrazione.

Ti insulto perché hai votato Bersani: argomenti poveri, scarni, solitamente rivolti ad una provenienza partitica che viene spesso sventolata come demone della democrazia. E’ l’argomento di chi non ha argomenti, quello che si rifà ad un comunismo ormai sepolto. Sfido chiunque a trovarne tracce nel DNA dell’uomo di Bettola, quello che a forza di smacchiar giaguari e pettinare bambole è rimasto schiacciato dallo scandalo MPS e da una cronica incapacità comunicativa. Che piaccia o no la politica è ormai diventata marketing, ed è rischioso parlare con la lingua della legalità ad un popolo avvezzo all’illegalità.

Ti insulto perché alle primarie hai votato Bersani e non Renzi: col senno di poi possiamo dire tutto, ed il suo esatto contrario. Non abbiamo una controprova attendibile di un esito elettorale differente in caso di un impegno diretto del sindaco viola. Magari, in astratto, avrebbe potuto di fatto incarnare quella voglia di rinnovamento che da più parti si invoca. E nel contempo avrebbe offerto una buona controproposta ai bisognosi di “marketing politico”, vista la sua indiscutibile capacità comunicativa.

Ti insulto perché hai votato Berlusconi: è forse l’ipotesi più frequente, perché rivolta a chi ha, secondo l’opinione dominante, guastato il paese con una rappresentanza politica in cui spesso sono prevalse più le capacità orali che quelle oratorie, in cui l’inganno ha spesso contraddistinto voti parlamentari (Ruby Mubarak su tutti), in cui le indiscusse ed invidiabili capacità comunicative dell’alchimista di Arcore gli hanno permesso di costruirsi un consenso di facciata. Idioti, inconsapevoli, vermi, indegni, merde: insulti privi di senso, levati spesso da chi manca di tradizione e cultura democratica. Nessuno si preoccupa di indagare le ragioni sociologiche di questo inatteso successo, non certo politico ma di marketing. Berlusconi è un imbonitore, ha il potere dei media, assicura ascolti e annessi ricavi pubblicitari. Riesce a stravolgere le realtà con un carisma unico, quel che più fa paura è che parla contemporaneamente alla testa, al cuore e alla pancia degli elettori. Che non gli fanno mancare sostegno al momento del voto.

Ti insulto perché hai votato Grillo: per quasi vent’anni abbiamo temuto e attaccato un personaggio discutibile, proprietario dei mezzi di comunicazione più importanti del paese, uno che può uscirti dallo schermo tv, dall’altoparlante della radio, dal monitor del pc. E non ti senti più sicuro neanche quando ti siedi sulla tazza del cesso. Scherzi a parte, il voto per Grillo viene condannato perché da più parti si considera un attentato alla democrazia, ricollegando la considerazione a diverse esternazioni del leader del M5S. E si rimprovera agli elettori del comico genovese l’irresponsabilità politica sottesa al voto espresso. Inutile tergiversare: il voto a Grillo è un concentrato di “vaffa”, destinato a tutti gli attori della malapolitica che ha ridotto gli italiani sul lastrico. Continuare ad interrogarsi sulla cultura politica degli elettori del M5S è il modo migliore che la politica tradizionale ha a disposizione per non concedersi quell’irrinunciabile esame di coscienza, indispensabile se non vuol finire definitivamente spazzata via dall’ondata di protesta che pervade il paese. Non si può continuare a colpevolizzare chi ha espresso una posizione diversa da quella che avremmo voluto, ci si deve semmai chiedere perché hanno preferito altri partiti al “nostro”.

Ti insulto perché hai votato Monti: ok, può starci. Ironia a parte, il bocconiano ha preso una bella batosta, derivante dalle mal tollerate politiche di austerità che hanno demolito il tessuto sociale della nazione. A poco è servito l’ausilio di David Axelrod, l’uomo delle campagne elettorali americane, guru di Obama, che ha commesso lo stesso errore che la sua nazione ha storicamente commesso in Viet-nam, Afghanistan, Irak: uno spin doctor di successo è tale perché conosce in maniera approfondita l’ambiente, e le regole della comunicazione non possono prescindere da una penetrante consapevolezza del corpo elettorale di riferimento. Patetica la trovata del cagnolino in braccio al candidato, ancor più patetica quella birra bevuta con non troppo gusto. Si sa, ai banchieri è più gradito il vino rosso, tipo sangue di Giuda…

Ti insulto perché hai votato Ingroia: fa’ pure. Ho disperso il prezioso voto del tuo PD. Non ti viene il dubbio che io abbia preferito sostenere chi ancora ha il coraggio di parlare di legalità e stato sociale in modo chiaro ed inequivocabile? E’ un giustizialista, dici? Ok, non ho nulla da nascondere né da temere. Al massimo qualche divieto di sosta… Ah, un magistrato non dovrebbe fare politica: ed un plurinquisito che va dicendo in tv che è normale pagare tangenti per le commesse internazionali? E diversi incapaci che cambiano bandiera per un tornaconto economico, possono? Mi sta bene: pensa pure al tuo voto, io continuerò a pensare al mio.

Ti insulto perché hai votato Lega Nord: beh, anche qui ce ne sarebbero da dire. In Sicilia, il partito di Maroni ha totalizzato oltre 34.000 voti di preferenza. Non proprio briciole, se consideriamo la natura localistica e fortemente xenofoba delle camicie verdi. Un voto di protesta? Talvolta i siciliani sanno essere più xenofobi di Nathan Forrest. Eppure, in Lombardia, per il pur valido e presentabilissimo Ambrosoli non c’è stata partita. Il radicamento nel territorio ha giocato un ruolo fondamentale in questo caso, anche se restano i legittimi dubbi di chi abbia voluto riconfermare la fiducia ad un partito ben coinvolto in scandali ed episodi piuttosto discutibili, dalle borgheziate ai cerchi magici, dalle lauree albanesi agli acquisti personali pagati col denaro pubblico.

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Ti insulto perché hai votato Oscar Giannino: e perché mai? Noi vorremmo dargli la medaglia al valore, è solo grazie al suo 0,4%, probabilmente rubato ad elettori PdL, se il PD ha “non perso” le elezioni. E’ da condannare solo perché si è inventato un master e due lauree, indispensabili per giustificare una indiscutibile competenza? L’Italia è il paese in cui, per molto meno, ci si definisce statisti ed “esperti”. Quello di Giannino è certamente un peccato, ma noi non vediamo alcun santo in giro. Magari, tra qualche mese, scopriremo le motivazioni che hanno spinto Zingales a lanciare la bomba ad appena 5 giorni dalle consultazioni. A pensar male, si sa, si fa peccato. Ma quante volte ci si azzecca…

Ti insulto perché non hai espresso un voto utile: anche questa motivazione è discutibile. Il bipolarismo muscolare che da vent’anni cercano di imporci è evidentemente inadatto alla società italiana. Lo avevano capito, a loro tempo, i costituenti. Tardiamo a capirlo ad oltre sessant’anni di distanza, non perché sia un concetto complesso ma perché si vuol sempre più restringere l’oligarchia di potere. Il voto utile è quello che scaturisce dall’analisi di un programma, di una visione del mondo e (anche,purtroppo) dal modo di gestire taluni interessi. Un banchiere avrà interesse a votare Monti, un lavoratore preferirebbe Landini, un party boy, beh… che Ve lo dico a fare?

Ci sono poi quelli che se la godono, perché i vari Di Pietro e Fini non sono stati rieletti: un atteggiamento politicamente infantile, che spesso proviene da chi non ha vinto le elezioni, e che sottolinea ancora una volta la scarsa cultura politica di un popolo democraticamente incapace di intendere e di volere.

 


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