Il Beppe Grillo di oggi appare alla stragrande maggioranza degli italiani un pò come il Silvio Berlusconi del ‘94. In effetti, il ciclone Grillo è per molti versi speculare al fenomeno Berlusconi. I due personaggi - ricchi perché 'si son fatti da soli' - hanno solo una discriminante: il primo è diventato un politico che aspira anche a far ridere, il secondo è un comico che tenta di diventare un politico. Ma per davvero Grillo è il nuovo Berlusconi? Sono in molti a pensarlo, trovando non poche analogie con quanto avvenuto in quel lontano 1994, quando il Cavaliere promise di cambiare l’Italia, di liberarla dalle scartoffie e dai partiti, offrendo a noi tutti… “un nuovo miracolo italiano”!!! Diverse le loro storie, le biografie e la provenienza. Ma populismo, antipartitismo, demonizzazione dell’avversario, personalismo, battute a gogo, grande conoscenza del mezzo televisivo appaiono tratti comuni del fondatore di Forza Italia e del guru del MoVimento5Stelle. L’arte della comunicazione è magistralmente adoperata dai due personaggi per conquistare consensi elettorali. Entrambi si pongono "formalmente" al di fuori della politica di professione. Berlusconi ha fatto di questo posizionamento un punto di forza quando è sceso in campo nel 1994. Anche Grillo, seppur abbia annunciato di non volersi candidare, ripete come un mantra la contrapposizione tra "noi", gli onesti, quelli che lavorano e producono, e “loro”, i politici che rubano, che non si danno da fare abbastanza per il paese. Uno dei tratti in comune che più salta agli occhi è la conoscenza del mezzo televisivo. Berlusconi scese in campo mandando una videocassetta alle sue reti. Grillo usa “la rete” come se fosse la televisione, ma come Berlusconi deve il suo successo alla televisione. Beppe Grillo ha creato il M5S attraverso internet. Ma è dalla televisione che proviene anche lui, da questo non si scappa. Quindi, niente proposte politiche quando si parla all’elettore. I tecnicismi sono noiosi per il pubblico. Meglio l’invettiva, la battuta, la parolaccia quando serve a condire il discorso e a deresponsabilizzare se stessi e i cittadini. Ancora meglio puntare tutto su una figura carismatica. Il resto deve scomparire al cospetto dell'uomo leader. Il mantra è sempre lo stesso e fa leva sul malcontento diffuso, sull'incazzatura generale della gente: «Loro - i politici di professione - fanno male. Io - uomo della strada, dell’azienda - posso fare meglio!». Molto interessante è la strategia di reclutamento adottata dal MoVimento5Stelle. Per candidarsi chiedono di mandare 'il curriculum vitae' come in una qualsiasi azienda, secondo una retorica meritocratica, facendo passare il messaggio: 'diamo un’opportunità a tutti, soprattutto a chi se la merita'!!! Ma poi è il clan "Grillo-Casaleggio" a tenere le fila e a dettare le regole.
Magazine Attualità
Grillo e Berlusconi: i veri leader della comunicazione politica.
Creato il 21 febbraio 2013 da Freeskipper
Il Beppe Grillo di oggi appare alla stragrande maggioranza degli italiani un pò come il Silvio Berlusconi del ‘94. In effetti, il ciclone Grillo è per molti versi speculare al fenomeno Berlusconi. I due personaggi - ricchi perché 'si son fatti da soli' - hanno solo una discriminante: il primo è diventato un politico che aspira anche a far ridere, il secondo è un comico che tenta di diventare un politico. Ma per davvero Grillo è il nuovo Berlusconi? Sono in molti a pensarlo, trovando non poche analogie con quanto avvenuto in quel lontano 1994, quando il Cavaliere promise di cambiare l’Italia, di liberarla dalle scartoffie e dai partiti, offrendo a noi tutti… “un nuovo miracolo italiano”!!! Diverse le loro storie, le biografie e la provenienza. Ma populismo, antipartitismo, demonizzazione dell’avversario, personalismo, battute a gogo, grande conoscenza del mezzo televisivo appaiono tratti comuni del fondatore di Forza Italia e del guru del MoVimento5Stelle. L’arte della comunicazione è magistralmente adoperata dai due personaggi per conquistare consensi elettorali. Entrambi si pongono "formalmente" al di fuori della politica di professione. Berlusconi ha fatto di questo posizionamento un punto di forza quando è sceso in campo nel 1994. Anche Grillo, seppur abbia annunciato di non volersi candidare, ripete come un mantra la contrapposizione tra "noi", gli onesti, quelli che lavorano e producono, e “loro”, i politici che rubano, che non si danno da fare abbastanza per il paese. Uno dei tratti in comune che più salta agli occhi è la conoscenza del mezzo televisivo. Berlusconi scese in campo mandando una videocassetta alle sue reti. Grillo usa “la rete” come se fosse la televisione, ma come Berlusconi deve il suo successo alla televisione. Beppe Grillo ha creato il M5S attraverso internet. Ma è dalla televisione che proviene anche lui, da questo non si scappa. Quindi, niente proposte politiche quando si parla all’elettore. I tecnicismi sono noiosi per il pubblico. Meglio l’invettiva, la battuta, la parolaccia quando serve a condire il discorso e a deresponsabilizzare se stessi e i cittadini. Ancora meglio puntare tutto su una figura carismatica. Il resto deve scomparire al cospetto dell'uomo leader. Il mantra è sempre lo stesso e fa leva sul malcontento diffuso, sull'incazzatura generale della gente: «Loro - i politici di professione - fanno male. Io - uomo della strada, dell’azienda - posso fare meglio!». Molto interessante è la strategia di reclutamento adottata dal MoVimento5Stelle. Per candidarsi chiedono di mandare 'il curriculum vitae' come in una qualsiasi azienda, secondo una retorica meritocratica, facendo passare il messaggio: 'diamo un’opportunità a tutti, soprattutto a chi se la merita'!!! Ma poi è il clan "Grillo-Casaleggio" a tenere le fila e a dettare le regole.
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