Magazine Opinioni
Bersani ha stabilito un punto di partenza e negato un punto di stasi. Non si esce dalla crisi senza politica, ha detto, consapevole degli esempi del secolo scorso: l'attacco mistico all'avversario, oltretutto lanciato attraverso la rete e lontano da un dibattito ideale, infatti, è sempre stato tanto lontano dalla politica quanto vicino a sistemi sfociati nel totalitarismo. Ovviamente, siamo ben lontani dalle derive del secolo scorso, ma è plausibile che qualcuno ne riconosca alcune affinità. In fondo molti politologi hanno definito il partito di Grillo come sviluppantesi da un punto di confusione, simile a tanti altri sistemi ben lontani dalla democrazia.
Tuttavia, se la critica che si sviluppa nel web ha aspetti pericolosi fintanto che resta solamente un'accusa mascherata tra le fila della rete, mentre può essere positiva se quella forza critica si sviluppa in attivismo politico, in capacità di incontro, di discussione, di ristabilire la centralità di una politica che si è dispersa nell'affarismo economico e finanziario illecito.
E il punto, secondo me, è proprio questo. Ben al di là della critica dei grillini a Bersani o di quella di Bersani ai grillini&co: questo è un teatrino. Anche se, finalmente, sembra più un teatrino tra chi vuole ricostruire un paese dalle sue macerie che non quello a cui abbiamo assistito fino ad ora. Quello che spunta è che entrambi hanno ragione: entrambi descrivono un pericolo negli altri partiti, vedendone spesso anche la trave, ma dimenticando di avere numerosi difetti anche in sé. La spocchia moralistica dei grillini, infatti, non li tiene immuni dai numeri difetti della politica italiana. E sappiamo bene i limiti del PD. Quello che sarebbe necessario, a fronte di questa discussione dai toni forti, tuttavia, è di aggiungere, accanto all'accusa di essere zombie o fascisti, un momento costruttivo, in cui al dire, alle parole si accostino le azioni politiche, le prospettive politiche.
Perché è vero che Grillo ce lo siamo costruito in casa noi tutti, sia votando Berlusconi, che accettando una politica da poco come quella spesso presentataci dai partiti anti-berlusconi. E questo è il momento di distruggere il sistema di privilegi della politica: farlo per primi, evita il rischio che a farlo siano Mussolini, Hitler o Lenin.
Non è facile, è meglio sicuramente dirlo. Tuttavia è necessario. E' una politica 2.0.