Sarà un “bagno di sangue”, con queste elezioni. Solite urla, per ore dalle 17, con la solita conduzione liturgica della folla, che ha trasformato piazza Stradivari in una sorta di discoteca colma di giovani a loro volta chiassosi, che sfogavano la propria rabbia.
L’editoriale di Zanolli, che ha riscoperto giustamente la mobilità sostenibile, alla fine strizzava l’occhio a Grillo e agli indecisi grillini nella speranza di aprire una porta in più verso Maroni, 24 ore dopo il comizio di Ambrosoli. Il tema di fondo è questo: in Lombardia i seguaci di Grillo, in parte, voteranno più Ambrosoli o più Maroni? Daranno un voto disgiunto? La speranza di convincerli non viene mai meno fino all’ultimo.
Quello di Grillo certo non è l’elettorato su cui punta la politica tradizionale, fatta da persone più quiete, anche coi capelli grigi ma capaci di innovazione. Ho appena scritto di Natale Forlani, eventualmente non molto noto ma assai incisivo nella politica italiana. Nel caso di Grillo va notato che il comico genovese ha coltivato un proprio pubblico per parecchi anni e che il suo sito è stato realmente un portale di servizi. Chi non sapeva che cos’era la Tav e che pericoli comportava poteva informarsi sul sito di Grillo ascoltando un’intervista a un docente universitario. In tanti casi la fornitura di servizi gratuiti a un pubblico che voleva capire meglio alcuni fenomeni ha avuto un’utilità pratica. Ultimamente Grillo fa la rockstar politica, il comizio da discoteca, il predicatore americano con satira all’italiana, ma questo è spettacolo, è religione, un nuovo tipo di folk. Serve? Mah, diverte, provoca.
La politica seriamente intesa è un confronto di idee in forma serena e tranquilla, o anche burrascosa, ma tenendo le idee in primo piano, non le emozioni. Lo humour a volte aiuta. La comicità di Grillo diventa invece aggressività verbale e chi non se ne rende conto?
A Cremona il chiasso si è sentito anche a centinaia di metri di distanza, il pubblico era giovane e si sarà divertito un mondo. C’era più gente, se si vuol fare questa gara, che al comizio di Umberto Ambrosoli, che certo non è un tipo così spettacolare ma si è candidato personalmente.
A ognuno il suo pubblico. Quello di sinistra è fatto sì di giovani ovviamente ambiziosi ma anche di sessantenni che da tempo ragionano e meriterebbero anche più ascolto: c’è uno stile consolidato, la pacatezza, la calma. Sono differenze che si consolidano nel tempo. Per alcuni vale un metodo, per altri c’è il megafono.
Per una cronaca ecco un link al Fatto quotidiano che ha seguito con molta attenzione.
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