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Grillo, martedì sarò a Sanremo fuori e poi dentro l'Ariston (Ansa)

Creato il 14 febbraio 2014 da Nicoladki @NicolaRaiano
Grillo, martedì sarò a Sanremo fuori e poi dentro l'Ariston (Ansa)«Martedì sarò a Sanremo 2014. Prima fuori dall’Ariston e poi dentro». La “minaccia” di Beppe Grillo arriva via Twitter, a pochi giorni dall’avvio del festival di Fabio Fazio e Luciana Littizzetto. Il leader di M5S avrebbe acquistato un “regolare” biglietto in platea, senza essere invitato dall’organizzazione. Ma potrebbe improvvisare un’incursione a sorpresa, a caccia di visibilità e consensi, provando a rubare la scena al nascente governo Renzi.
Un blitz, in verità, Grillo lo aveva già annunciato l’anno scorso: «Verremo a cantare a Sanremo», aveva scritto sul suo blog in un post intitolato «Che Fazio fa» in cui attaccava la Rai e il conduttore, “reo” a suo giudizio di aver firmato un contratto con l’azienda da oltre 5 milioni di euro per tre anni. Sarcastica era stata la replica di Fazio su Twitter: «Se hai due pezzi belli ti prendiamo! Ripeto: due pezzi!», riferendosi al regolamento del festival che già nel 2013 prevedeva la partecipazione di due brani. Allora l’occupy Ariston non ebbe seguito, né Grillo si materializzò l’anno prima, quando si parlò di una sua possibile presenza al festival accanto ad Adriano Celentano.
Del resto, con il palco del festival Grillo ha una discreta familiarità. Negli anni Ottanta, ci è stato ben cinque volte, nelle vesti di co-conduttore e di ospite, sferzando tutti con la sua satira irriverente. Nel 1978 è accanto a Stefania Casini, Maria Giovanna Elmi e Vittorio Salvetti. Nel 1984 è ospite di Pippo Baudo, gli tocca presentare i Queen. Il bis l’anno dopo. Sconta poi un periodo di esilio dalla tv pubblica, per la battuta sui socialisti “ladri” pronunciata a Fantastico nel 1986, uno sketch che costò a Baudo un richiamo dai dirigenti Rai e dal Psi. Nel 1988 il ritorno, ancora come ospite: «La mia vera forza è la verità: cerco di essere vero e talvolta la verità sorprese», è il vaticinio in conferenza stampa. E ancora: «La mia volontà di fare il trasgressore è scomparsa, non ha più senso ormai, la comicità, la satira sono un po’ superate. Io ormai cerco di colpire, ma senza necessariamente creare il caso». Ma l’edizione più turbolenta resta quella del 1989: Beppe Grillo distrugge il festival, con attacchi feroci ai cantanti, ai giornalisti e soprattutto all’allora leader della Dc De Mita, al direttore generale della Rai Biagio Agnes, a Claudio Martelli. La conclusione è: «Io vi faccio ridere e poi mi fanno un c...o così a me».
Sanremo, dunque, è già in fibrillazione, ma il festival è abituato agli scossoni. Se l’anno scorso ad abbattersi sull’Ariston furono le dimissioni di papa Benedetto XVI, il binomio con la politica e l’attualità resta una costante, dall’incubo della par condicio all’incursione di Cavallo Pazzo, dalla marcia dei cobas del latte con tanto di mucca Ercolina al seguito al ventilato blitz a colpi di uova fresche e fiori marci di Giuliano Ferrara contro Roberto Benigni.

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