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Groenlandia, il nuovo premier è donna. E combatte contro le multinazionali

Creato il 14 marzo 2013 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 14 marzo 2013 in Occidenti, Slider with 0 Comments

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L’Artico è al centro di molti interessi, anzitutto energetici e minerari, tali da attrarre l’interesse di paesi come la Russia e la Cina, pronte a contendersi i ghicchi con Canada, Stati Uniti, Norvegia, in una riedizione della guerra fredda. Anzi, freddissima. E’ per questo che quanto avvenuto il 13 marzo scorso in Groenlandia è importante. Le elezioni parlamentari groenlandesi hanno visto la vittoria di una donna, Aleqa Hammond, leader del partito socialdemocratico Siumut e vincitrice delle elezioni per il Landsting, il Parlamento di questa nazione autonoma all’interno del Regno di Danimarca.

Il cambiamento è significativo, e non solo perché il nuovo premier è donna. Raccogliendo il 42,8% dei voti, il Siumut (che significa “Avanti” e ha per simbolo un fiore) ha superato il partito al governo negli ultimi quattro anni, l’Inuit Ataqatigiit, “Comunità del popolo” guidato Kuupik Kleist che aveva, come principale obiettivo, l’indipendenza dell’isola. Per raggiungere questo obiettivo Kleist ha puntato tutto sulle risorse minerarie (petrolio, gas, metalli rari), di cui è ricco il sottosuolo groenlandese, dando concessioni estrattive a compagnie russe e cinesi. Il risultato è stato però che la Groenlandia, per affrancarsi da Copenaghen, stava per finire nelle mani di multinazionali che sono la diretta espressione del potere di Mosca e Pechino.

C’è poi la questione uranio. Come riportato da Internazionale, che cita il quotidiano belga De Standaard : “Da anni si sa che il sottosuolo della Groenlandia contiene uranio. Ma era quasi irraggiungibile e rappresentava una sorta di frutto proibito. Da un quarto di secolo la Danimarca ha adottato nei confronti del nucleare una politica di tolleranza zero, ma di recente si è osservato un cambiamento nella politica di Copenaghen”. Se deciderà di fare questo passo, “la Danimarca assumerà un ruolo da protagonista sul mercato del nucleare”. Proprio il ruolo di Copenaghen, che ha ancora l’ultima parola in materie di sicurezza, diplomazia e finanze, sarà decisivo per le sorti dei 57mila abitanti dell’isola. Il governo danese proteggerà i suoi concittadini artici o li sacrificherà sull’altare della corsa alle risorse?

Inoltre sull’isola mal si tollerava l’ingerenza che le compagnie estrattive esercitavano sulla vita pubblica e sociale, influenzando la politica e deturpando il territorio. La Groenlandia, come si diceva, si trova in un delicato crocevia della storia: il riscaldamento globale ha infatti reso accessibili giacimenti prima sepolti dai ghiacci, liberando nuove vie d’acqua che diventano oggetto di contesa territoriale tra gli stati che si affacciano sull’artico. L’isola di Hans e la dorsale di Nansen-Gakke sono rivendicate dalla Danimarca che le contende al Canada e alla Russia. La corsa alle risorse dell’Artico sta portando la tensione alle stelle: la militarizzazione dell’Artico vede la Groenlandia al centro di questioni internazionali più grandi di lei. Riuscirà il neo-premier a “essere più esigente con gli stranieri”, come promesso in campagna elettorale? Tra le leggi del governo Kleist che più hanno fatto discutere c’è stata l’agevolazione fiscale alle compagnie estrattive e  l’agevolazione di immigrazione straniera: provvedimenti che la Hammond intende rivedere.

Quel che è certo è che la Groenlandia ha detto il suo “no” alla predazione, alla corsa per le risorse, alle ingerenze estere, punendo il governo socialista uscente. Quel che accade in Groenlandia ha a che vedere con l’ambiente, con la politica internazionale, con l’energia, con le strategie militari. Per questo la Groenlandia ci riguarda da vicino.

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Tags: Aleqa Hammond, artico, Danimarca, elezioni, energia, Groenlandia, Inuit, matteo zola, risorse naturali, Russia, spartizione dell'artico Categories: Occidenti, Slider


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