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groupies e badanti

Creato il 02 maggio 2011 da Plus1gmt

In realtà, non ho ben chiara la mia opinione in proposito. Vediamo alla fine che quadro viene fuori, per fare un bilancio.

Quando è terminata l’esibizione di Eugenio Finardi, ieri, il set con cui si è aperto il Concerto del Primo Maggio 2011 (sì, duemilaeundici) la prima reazione è stata “uau”. Finardi, classe 1952, quindi alle soglie dei sessanta, si è presentato sul megapalco di piazza San Giovanni accompagnato da una band di agguerritissimi ragazzini (almeno in confronto a lui) rockettari e tecnicamente ineccepibili. In scaletta, oltre all’Inno di Mameli versione rock-blues, Extraterrestre e La radio, due brani composti tra il 1976 e il 1978. Mancava solo Musica Ribelle, e la Sacra Triade dei successi di Finardi sarebbe stata al completo.

Ora, il pubblico sotto palco nemmeno era nato quando Finardi schitarrava con Camerini a Parco Lambro. Non ho nulla contro Finardi, sia chiaro. Ma perché, signor Finardi, quando le è stato proposto di aprire le danze della principale ammucchiata demago-sonora dell’anno non ha risposto con un “ragazzi, sono onoratissimo ma non è il caso. Ho sessant’anni. Vi propongo al mio posto un gruppetto che ho sentito, tutti ventenni, davvero ganzi, si chiamano XYZ e li ho sentiti nel pub sotto casa”. È la solita menata (per usare un termine da musica ribelle) della gerontocrazia, un concetto quanto mai appropriato a proposito di Cramps e Finardi, misto all’assenza della meritocrazia, anche in questo settore.

Perché Finardi non lascia spazio. Non so se la colpa sia sua, o degli organizzatori del concerto, o dei sindacati, di quelli che scrivono gli articoli una volta ricevuto il comunicato stampa, magari anche mia che di anni ne ho 44. Non lasciamo spazio. Ma non mi è chiaro a chi, dovremmo lasciare spazio. Perché nessuno se lo prende? Spulciate qui, è il principale portale di musica italiana “nuova”. Chi mettiamo al posto di Finardi? Perché prima di riappropriarsi dello spazio sul palco, è necessario occupare lo spazio sotto. Quello dei consumatori, chi canta le canzoni, se le scarica, va ai concerti, scrive le proprie opinioni sui blog, chi dice è bello o fa cagare. Schiodare da lì sotto i fans di Vasco Rossi. A quel punto, se staccate l’ipod e riattaccate il jack all’ampli, riuscirete a tornare là sopra, perché quel palco sarà finalmente vuoto. E il punto uno l’ho smarcato, credo.

Anzi no, un’ultima domanda: quindi lei, signor Finardi, se dovesse sintetizzare la sua vita artistica in 15 minuti per un pubblico vasto, eterogeneo, ignorante e non, come quello di ieri, rinnegherebbe così il resto della sua carriera? 35 anni di attività e sempre la Sacra Triade dei successi di Finardi dei tempi di Calloni e Lucio Fabbri? Tempi bellissimi. Ma così remoti. Mi viene in mente infine la rappresentazione grafica dell’artista-uomo-rocker. Una curva. Nasce cattivo, poi verso i quaranta scopre di invecchiare e si fa mistico, ammorbidito, pop se non adepto. E la curva discende verso l’asse orizzontale. Poi l’artista-uomo-rocker capisce che c’è tempo per l’andropausa, che l’ispirazione gli tira ancora e si butta nell’ultima impennata rock, difficilmente non patetica. Ma che lo riporta su. Con la panza e i capelli bianchi. Mi perdoni, signor Finardi, se la uso come capro espiatorio, sono certo che lei è quello che meno di altri fa fatica a restituire le chiavi dell’affitto dello spazio pubblico che ci è concesso in questa fugace società dello spettacolo.

Ma non è tutto. Poteva continuare peggio, il resto del Concerto? Sì. Bennato, Dalla, De Gregori, addirittura Gino Paoli. Gino Paoli, sì, lui, classe 1934. Luca Barbarossa. Ragazzi, ma chi diamine è Luca Barbarossa, come si fa a metterlo sul palco a impersonare, oltre sé stesso, una società, una cultura o una visione?

E gli artisti emergenti? C’erano. I Subsonica, il cui chitarrista è del 63 e Caparezza, che è del 73. Bravissimi, io li adoro. Ed è giusto che ci siano le loro generazioni a rappresentare i tanto vituperati giovani, perché quelle sono sono state le ultime, in Italia, ad aver qualcosa da dire con più di 160 caratteri. Insomma, ho detto tutto e il contrario di tutto e, alla fine del post, non ho ancora una opinione in proposito.

Anzi, sì. Date un’occhiata al video qui sotto, che ho scoperto grazie a Inkiostro.

groupies e badanti

Ho visto il video prima di leggere l’articolo a corollario, non ho colto subito l’intento ironico (sono i papà dei 2 membri della band) e non ho rilevato particolare fastidio nel contrasto tra il colore dei capelli dei protagonisti e il loro stile di vita. Perché da queste parti, una cosa così, potrebbe benissimo succedere.



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COMMENTI (1)

Da Eugenio Finardi
Inviato il 02 maggio a 19:23
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Anche io non ho ancora capito se sono d'accordo o no con la tua interessante argomentazione. A mia discopla ti dirò che il mio modo per dare spazio ai giovani è quella di chiamarli con me a suonare. La band di ragazzini nel Pub sotto casa era una coverband dei Led Zeppelin e lì ho appunto trovato il chitarrista. Una delle cose di cui vado più fiero è di aver sempre dato grande spazio a giovani talenti (a suo tempo lo era anche Calloni;) Purtroppo il nostro è il mestiere più prcario del mondo e, per chi non è molto ricco e furbo, non è possibile fermarsi. La mia pensione SIAE che riceverà tra 2 anni è di E380 mensili per cui mi sa che mi dovrai sopportare finché non schiatto sul palco. A parte gli scherzi il poroblema del ricambio generazionale esiste ed è forse anche un problema di ricambio stilistico. Ma forse ciò che sostituirà il Rock verrà dal Maghreb o dall'India o la Cina... Mah. Intanto Rock On ancd keep on Rolling Buon !°Maggio EF