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“GRRR!” di Jean Maubille, Babalibri

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

grrrcopE’ noto che il tradizionale gioco del cucù, tanto amato dai più piccini, abbia una componente paurosa e una rassicurante.

Nell’interpretazione psicologica più classica, questa attività serve ad imparare la gestione delle proprie emozioni, in particolar modo la paura dell’abbandono, ma anche più genericamente il timore dell’ignoto che, diventando poi noto nel momento in cui l’oggetto nascosto viene svelato, permette al bambino di controllare, e anticipare, il meccanismo suspense-rassicurazione.

Provare un brivido ma poterlo poi sciogliere in riso, essere consapevoli che dopo un piccolo spavento arriva il conforto sono progressi considerevoli nel campo del controllo delle proprie reazioni all’ambiente esterno.
Esperienze importanti, che possono diventare piacevoli, e anche spassose, soprattutto se compiute insieme ad un adulto di riferimento – mamma o papà ad esempio – sfogliando insieme un libro ben fatto e ben illustrato.

Come ad esempio una delle novità, da poco in libreria, di Babalibri: “GRRR!” di Jean Maubille, un piccolo albo dai natali francesi dedicato ai più piccini che del meccanismo del celare e smascherare fa il suo leitmotiv, riproponendolo in una veste decisamente coinvolgente tramite ritagli, sagomature, alette da sollevare e un’idea portante semplice ma allo stesso tempo ingegnosa.

Ed ecco che il ben noto cucù si arricchisce di nuovi significati.
Diventa pretesto, ad esempio, per suggerire che le apparenze ingannano, spingendo questo garbato e appena accennato insegnamento – ben più scherzoso che didascalico – fino alla sorpresa di un finale poco atteso che invita chi legge a movimentare la drammatizzazioni e a spostare l’attività sul piano dell’interazione fisica, delle coccole – soprattutto quelle più turbolente – e delle risate.
Ancora, aiuta i piccoli lettori ad imparare i nomi degli animali e i loro versi, ispira attività creative come la costruzione di maschere o il gioco, sempre apprezzato, dei travestimenti.

Già dal formato il libro è poco consueto: un piccolo rettangolo che si apre in verticale (come un calendario, per intenderci) mostrando il suo sviluppo su una lunga doppia facciata, dove la pagina in alto è dedicata al testo – semplicissimo, su sfondo monocolore in tinte diverse – e quella inferiore alle figure.
Le pagine non sono cartonate – seppure realizzate in una carta piuttosto robusta – e i bordi non sono arrotondati. Questo invita ad un uso condiviso dell’albo che, se fruito da bambini al di sotto dei due anni di età, potrebbe essere poco adatto per via degli spigoli vivi.

Il protagonista è uno dei più amati dai bambini, tanto temuto quanto, in fondo, ispiratore di grandi simpatie: il lupo.
Lo troviamo in ogni pagina: un lupone aggressivo e spavaldo che lancia il suo grido spaventoso “Grrrrrrrr”.

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Ma niente paura! Subito ci accorgiamo che il foglio è tagliato lungo la sagomatura del muso e gli occhi sono bucati a mostrare altre pupille… Solleviamo l’aletta ed – oplà – sotto appare un diverso animale che in comune col lupo ha il pancione tondeggiante ma mostra altre – e ben meno preoccupanti – fattezze.

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Ecco quindi un paffuto maialino, una bonaria gallinella, un timido agnellino, un soffice coniglietto e una affabile capretta.
Il testo, che prima presupponeva a pessimi scenari, per sovrapposizione si trasforma. Si nomina così il corretto verso dell’animale in questione (grugnisce, chioccia, bela…).
Il bambino può imparare in tal modo parole nuove e piuttosto complesse, mentre il genitore lettore può invitare alla riproduzione del suono onomatopeico associato.

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Ma proprio quando il piccolo ascoltatore si è oramai abituato al gioco e, rilassato, si appresta a scoprire di volta in volta la nuova innocua bestiola che si cela sotto la maschera…zac! Il colpo di scena finale (che non svelo) ribalta le carte in tavola e dopo un primo moto di sorpresa – e un brivido –  tutto si tramuterà in risate!

I disegni, come ben si confà alle illustrazioni dei libri per i più piccini, sono essenziali e lineari, scevre di particolari, ripetitive nello schema.
Bordi spessi e colori decisi fanno da corredo a figure di facile comprensione, dove gli elementi salienti, necessari al riconoscimento, dei singoli animali sono gli unici messi in evidenza.
Pochissimi tratti e correttamente scelti per fornire l’espressività necessaria alla narrazione, come i denti ben in evidenza del lupo e i suoi occhi incurvati a segnalare la giusta dose di ferocia.

(età consigliata: dai 18 mesi)

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