Gruppi di acquisto solidale, car e bike sharing, acquisti a chilometro zero, prodotti sfusi, banca del tempo, car pooling, co-working, orti urbani, investimenti etici, crowdsourcing. Esempi di innovazione sociale, nuovi stili di vita e di consumo basati sui processi collaborativi e di condivisione, che gli italiani conoscono e apprezzano. Lo rileva una ricerca realizzata dall’istituto Ce&Co per il Salone della Csr e dell’innovazione sociale.
(madeintaranto.org)
Gli italiani tra innovazione sociale, nuovi stili di vita, collaborazione e condivisione. Secondo la ricerca, il 90% del campione intervistato conosce gli acquisti sfusi alla spina, sperimentati dal 44%, mentre il 49% dichiara che vi aderirebbe senz’altro. Invece, l’87% conosce gli acquisti a chilometro zero, il 48% li ha sperimentati e il 60% lo farebbe. Inoltre, l’85% del campione sa cos’è il car o bike sharing, il 9% ne ha fatto uso e il 28% è disposto a sperimentarlo. Meno noti il crowdsourcing, conosciuto dal 38% del campione e sperimentato dal 4%, o il coworking, noto al 41% degli intervistati e sperimentato dal 2%.
Tra i laureati e nei grandi centri è maggiore la promozione dell’innovazione sociale. I promotori dell’innovazione sociale sono circa il 25% del campione analizzato e li troviamo in ugual misura al Nord come al Sud, fra gli uomini e le donne. Un po’ più presenti (piccole differenze nell’ordine di 5 punti percentuali) nei grandi centri e fra i laureati. Qualche differenza anche per età, sebbene i più forti innovatori si trovino nella fascia di età fra 30 e 40 anni. Anche l’appartenenza politica non spiega molto. In tutti i partiti troviamo proporzioni molto simili di innovatori. L’interesse verso i nuovi stili di vita e consumo è pressoché unanime: il 90% del campione considera questi strumenti e servizi importanti.
Ma quali benefit spingono ad aderire alle esperienze di innovazione sociale e qual è il loro peso? Sono cinque, in ordine di importanza: queste esperienze “danno fiducia nella qualità dei prodotti/servizi acquistati”, “sono attività pratiche e funzionali, si risparmia tempo e si fa meno fatica”, “consentono a volte di fare buoni affari”, “fanno davvero risparmiare denaro” e “riducono gli sprechi e aiutano a preservare l’ambiente”.
I “promotori dell’innovazione sociale” possono diventare un nuovo importante target per le imprese. L’innovazione sociale fa bene alle persone, ma anche alle imprese. Le aziende che hanno saputo cogliere il cambiamento sono quelle che stanno ottenendo i risultati migliori e hanno performance di business più che positive. Ma oltre a fare bene e ad ottenere buoni risultati di business, è importante per le organizzazioni saper comunicare efficacemente le proprie iniziative di Responsabilità Sociale. “Non bastano infatti bilanci sociali ben fatti, codici etici articolati, messaggi chiari e ben argomentati, dati, informazioni e indicatori”, sottolinea Rossella Sobrero, presidente di Koinètica, del gruppo promotore del Salone. ”Oggi, più che in passato – aggiunge Sobrero – è necessario affiancare alla rendicontazione puntuale di quanto realizzato la testimonianza del valore positivo generato, della consapevolezza di aver contributo alla soluzione di un problema, della soddisfazione per aver coinvolto tanti soggetti nella propria attività”. ”L’organizzazione capace di comunicare in modo efficace – conclude – può rivendicare la propria leadership interpretando laCorporate Social Responsibility come vera opportunità di trasformazione”.
Il Salone della Csr e dell’innovazione sociale è promosso da Università Bocconi, Alleanza delle Cooperative Italiane, Csr Manager Network, Fondazione Sodalitas, Unioncamere e Koinètica. Partner istituzionali: Conai ed Enel. (ADNKRONOS)