Tiziana: Stavolta abbiamo un contrasto di opinioni perché a me è piaciuto molto e anche a Roberta che lo ha proposto, mentre mi pare che a Giovanna non sia piaciuto affatto.
Monica: Io l’ho iniziato un sabato sera e la domenica sera era già finito.
Tiziana: Monica se li divora i libri!
Monica: Sì, sono bulimica. Ora lo sto metabolizzando e ogni tanto ci torno sopra. Di pancia direi che è un bel libro perché mi ha preso, però ci sono tanti piani di lettura. Mi è piaciuto come affronta le tre religioni: in modo molto divulgativo. Io non so niente di Yann Martel, ma secondo me è diabolico perché ha capito come parlare a una quantità inusitata di persone.
Giovanna: In certi momenti sembra che stia facendo un’operazione a mente fredda.
Tiziana: Io non l’ho trovato divulgativo o didascalico e invece mi è piaciuto che il protagonista sia un bambino, poi un adolescente, che ha una sguardo ingenuo e puro. Il suo modo di vedere il mondo è insolito, originale e puro.
E’ normale che si confronti con i grandi problemi della vita e con le religioni perché a quell’età hai una grande curiosità su Dio e la religione. Mi piace che passi da una religione all’altra nel tentativo di conciliarle. Le sue riflessioni sulle religioni e sugli animali dello zoo, con i quali convive e che adora, sono appassionanti. E’ un etologo straordinario. Studia gli animali, facendoci fare un paragone continuo con gli esseri umani e facendoci riflettere sui nostri comportamenti.
Roberta: Questo è uno degli aspetti che mi è piaciuto di più.
Tiziana: Il protagonista è quasi un santo. E’ vegetariano, è un asceta che pratica tutte le religioni, ha un rapporto molto intimo e sano con la natura e il mondo animale…
Roberta: E soprattutto ha una mente completamente aperta e libera da pregiudizi.
Tiziana: La situazione di partenza è idilliaca, vive in una specie di paradiso, ma dopo che lo abbiamo conosciuto viene messo in una situazione atroce. Le prove che deve affrontare sono tremende. Lui che è vegetariano si ritrova a dover mangiare la carne cruda degli animali.
Roberta: Ma prima ancora a ucciderli.
Tiziana: Infatti, per sopravvivere è costretto a fare cose terribili e il suo sembra un viaggio senza alcuna speranza. Eppure se ce ce la fa è proprio per come è fatto: se non avesse una profondissima conoscenza della natura e del mondo animale non potrebbe sopravvivere.
Roberta: E anche perché ha delle risorse spirituali.
Tiziana: Sì, le due cose lo aiutano, da una parte il suo essere pragmatico e animale, dall’altra il suo essere profondamente umano e spirituale. Anche se alcune delle cose che dice sono impopolari: che gli animali sono estremamente conservatori, che tra gli animali vige una rigidissima gerarchia, che il leone ti sbrana se entri nel suo territorio e non perché abbia fame ma perché sei entrato nel suo territorio. Tutto questo potrebbe riguardare anche noi umani, sebbene noi pratichiamo l’uguaglianza universale, o almeno ci proviamo, senza riuscirci davvero. Le atrocità che succedono in mare sono in contrasto netto con quello che è successo prima. E’ come uno specchio e si crea un contrasto drammatico: ora vogliamo vedere come se la cava. Le prove che deve affrontare sono impossibili. Non si sa cosa sia peggio. Gli animali che ha sulla barca, gli squali di sotto, la fame, il mare. A un certo punto dice: normalmente sarei stato terrorizzato di stare con una iena sulla barca, ma il fatto che ci fosse una tigre la rendeva quasi meno pericolosa. Questa è una cosa che non ha senso perché sono pericolose entrambe, così come lo è lo squalo che gira di sotto.
“Ero orfano e solo, aggrappato a un remo nel mezzo del Pacifico: di fronte a me una tigre, sotto di me gli squali, e tutt’intorno gli elementi impazziti. Se mi fossi fermato a riflettere sulle mie prospettive, avrei senza dubbio mollato la presa, sperando di annegare prima di essere sbranato”.
Fermarsi a riflettere sarebbe disastroso. Con istinto animale deve andare avanti e resistere in quell’emergenza totale in cui tutta la sua scienza e la sua sensibilità sono coalizzate in un’astuzia primordiale volta alla sopravvivenza.Roberta: Uno dei motivi per cui mi è piaciuto è che ho dimenticato di leggere un romanzo, mi sembrava una storia vera e mi ha coinvolto totalmente.
Monica: Io non ho perso la cognizione del romanzo. Sapevo di essere in una favola. Quando poi alla fine c’è il racconto ai poliziotti, lui dice: questa mia storia vi sembra impossibile allora vi racconto l’altra. E dice che sulla barca c’era la madre, il cuoco e gli esseri umani che sono altrettanto feroci degli animali, se non peggiori. Perciò alla fine ho pensato: forse lui si è voluto raccontare una favola perché la vera storia è quella ed è peggiore.
Giovanna: E’ sempre il solito Rashomon: la storia vera è quella peggiore, anzi insopportabile. La madre è stata ammazzata e a un certo momento si pensa pure che se la siano mangiata.
Tiziana: Dai Giovanna, distruggilo! Fai una seria opposizione.
Giovanna: Io non ci sono cascata dentro perché capivo che tipo di operazione stava facendo e quindi la testa ha prevalso sul cuore. Per me lui ha costruito un personaggio a cui non sono
riuscita a credere. Parlo del personaggio iniziale. Io sono abituata a leggere gli indiani direttamente e mi sembra che la forza di un indiano che parla di se stesso sia un’altra, rispetto all’indiano turistico che lui ha creato. Tra l’altro anche i posti del Tamil Nadu di cui parla sono tutti turistici. Perciò il punto di vista alla fine mi sembrava più straniero che indiano. Io ci sono stata all’orto botanico di Pondicherry ed è bellissimo. E’ un paradiso terrestre. Ci sono piante rarissime che non si trovano da nessun’altra parte. E’ veramente un posto meraviglioso. Ma penso che il problema della commistione delle relgioni sia un problema che incontriamo noi occidentali. Alla fine si sente un bisogno di mescolare le religioni perché nella vita ci è capitato di incontrarne tante. Secondo me lui ci dice: l’Occidente ha dimenticato che ci sono delle regole della vita animale e quando ci vengono presentate ci spaventiamo, o proviamo profondamente orrore. Io poi ho saltato le pagine dell’uccisione della zebra, che è un’ipocrisia perché poi a cena mi sono mangiata la bistecca, perciò mi sento pienamente dentro la stupidità occidentale. Allora: tu, uomo, non sei esente da tutto questo, perciò ricollocati nell’universo e vediamo come ci stai. Nell’universo noi ci stiamo da cannibali. Lui parla alla solitudine dell’uomo occidentale che poi diventa cannibale perché le relazioni sono talmente contigue, che si finisce per essere delle bestie.Monica: Siamo anche peggio dei cannibali perché ammazziamo più di quanto dovremmo, sfruttiamo il territorio, la natura e gli animali, massacrandoli, sennò non saremmo arrivati a questo punto quasi di non ritorno, con sei miliardi di abitanti sulla terra.
Giovanna: Sì, infatti, la vita umana è cannibale rispetto alla natura e questa è la verità che lui ti butta in faccia. Contro il cannibalismo l’unico freno è la religione. La religione cattolica per altro include nella sua ritualità il cannibalismo.
Roberta: Mangiare il Corpus Cristi.
Tiziana: Sì, ma noi non siamo cannibali, o lo siamo solo in circostanze estreme, così come gli altri animali del resto.
Roberta: Diciamo che cannibalizziamo le altre specie.
Tiziana: Ma questo non si chiama cannibalismo. Mangiare altri animali non è cannibalismo.
Giovanna: E’ in senso lato. Nel momento in cui le risorse di questo mondo stanno diventando sempre più scarse – come nella sua barca – ci si rivolta l’uno contro l’altro. Si vede il peggioramento delle relazioni umane che è uno dei pericoli che noi sentiamo. L’aggressività dell’uomo verso l’uomo è notevole in questa epoca.
Tiziana: Questa è una lettura sociologica in cui non mi trovo perché lui ha preso l’uomo e l’ha messo in mezzo agli elementi naturali, in mezzo a un oceano enorme, in mezzo ad altri animali e l’ha reso minuto. Non è più l’uomo che sta devastando la terra. L’ha reso piccolo piccolo e infatti soccombe. Se non soccombe è soltanto per miracolo.
Roberta: O meglio, sopravvive in quanto impara a convivere col nemico. Con quello che all’inizio è un nemico, ma che alla fine dice: “Se non ci fosse stata la tigre io non sarei sopravvissuto”.
Fine prima puntata