L’imprenditore grande sponsor del direttore artistico replica alle accuse
«È solo una questione di stima professionale. Il resto sono calunnie». Gualtiero Cualbu è l’azionista di maggioranza del gruppo trasversale che da anni sostiene Mauro Meli, attuale direttore artistico ed ex sovrintendente del Teatro lirico. Ruolo rimasto intatto anche dopo la fine del mandato nel consiglio di indirizzo. Tra tempestose udienze del processo, veleni, debiti e un sostituto procuratore cui è stata tolta l’inchiesta bis sull’ente di via Sant’Alenixedda, l’imprenditore settantaquattrenne nega di avere a che fare col ritorno del maestro Meli: «Non c’entro nulla. La decisione è del nuovo sovrintendente Claudio Orazi, che non conosco. La ritengo una scelta funzionale alle attuali esigenze del Teatro, anche perché i direttori artistici non si trovano in un cassetto. La gran parte dei lavoratori credo abbia accolto la nomina con entusiasmo, mi sembra un bel segnale».
Da cosa nasce lo scontro con il sindaco?
«Di sicuro abbiamo una diversa visione di come si gestisce il Cda della Fondazione. Ci sono anche ragioni culturali: lui pensa che il teatro sia un privilegio per i più abbienti, se fosse possibile lo chiuderebbe per utilizzarlo diversamente come contenitore . Invece io l’ho sempre sostenuto con passione, con o senza Meli».
E Zedda?
«Durante il suo mandato si sono alternati ben cinque sovrintendenti, caso unico nella storia delle Fondazioni lirico-sinfoniche in Italia. È stato spesso in contrasto con i consiglieri del Lirico sulle scelte più importanti. Tra i casi più rilevanti ricordo la scelta solitaria di Marcella Crivellenti e la seconda designazione di Meli, alla quale si opponeva fermamente».
Lei è stato uno dei grandi elettori dell’esponente di Sel.
«Non proprio. Pensavo comunque che potesse essere interessante un giovane al governo. Il rapporto è iniziato bene, poi…»
Poi?
«Avevamo interessi diversi: io non dovevo fare gesti eclatanti per la carriera, lui evidentemente sì».
Nei giorni scorsi lei ha proposto Meli come candidato a sindaco al coordinatore di Forza Italia, Ugo Cappellacci.
«Nessuna proposta, niente più di una battuta».
Cosa contesta al sindaco?
«Aver operato spesso in contrasto con gli interessi della Fondazione».
Perché?
«Forse ha un problema caratteriale, ha portato avanti con ostinazione scelte per niente condivisibili per me e altri consiglieri. Di certo sotto la sua presidenza si sono vissuti gli anni più difficili per il Teatro, da tutti i punti di vista, tranne la breve parentesi di Meli».
Secondo lei un presidente che vuole andare contro gli interessi del Teatro si fa rappresentare dall’ex procuratore della Repubblica aggiunto e dall’ex presidente della Corte dei conti?
«Non lo so, chiedetelo a lui. Forse per una maggior tutela, chissà».
È vero che lei ha creato una società con Mauro Meli e una terza persona?
«Una falsità totale. Il nostro rapporto nasce dalla sua competenza nel gestire il teatro, c’è stata una leale collaborazione. Chi dice altro è fondamentalmente ignorante e bugiardo, chiunque sia».
L’accusano di usare privatamente i parcheggi della piazza per il suo T-Hotel anche se sono pubblici.
«Questo è falso, i parcheggi appartenevano alla Telecom, sono stati poi acquistati per il T-Hotel agli inizi del Duemila. Semmai è vero il contrario: per anni dipendenti e spettatori del teatro e residenti ne hanno beneficiato gratuitamente perché inagibili i parcheggi pubblici sotto la piazza del parco della Musica».
Chi ha autorizzato le mostre nella hall con gli abiti di scena?
«Ci sono sempre stati accordi formali e ufficiali tra il T-Hotel e il Teatro. Ad alcune mostre collettive hanno partecipato come artisti con le loro opere alcuni scenografi e tecnici, per libera scelta, fuori dal rapporto di lavoro. I costumi di scena sono stati valorizzati, piuttosto che lasciarli in un magazzino polveroso. I sovrintendenti sono anche venuti in visita alle mostre. E il sottoscritto non se n’è mai occupato direttamente».
È vero che un primo violino ha suonato nel suo albergo durante l’orario di lavoro?
«Una balla colossale, se scoprissi chi l’ha detta lo querelerei immediatamente. Chi fa questo tipo di dichiarazioni è una persona davvero piccina, non serve al bene della città, può essere solo commiserato».
Lei è andato spesso al palazzo di giustizia per presentare nuovi documenti.
«Non solo io, ma anche tanti altri consiglieri hanno depositato esposti, compresi i lavoratori e i rappresentanti di alcune sigle sindacali».
È vero che era nella stanza del sostituto Giangiacomo Pilia il 31 dicembre, dopo che gli era stata tolta l’indagine bis sul Teatro?
«No, non è vero».
A maggio voterà per il sindaco: Zedda?
«Farò altre scelte».
FONTE: L’Unione sarda
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