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Guardando al sud del Mediterraneo. Rivoluzioni arabe, guerra e occidente

Creato il 29 marzo 2011 da Kappazeta

Scrive Daniele Barbieri sul suo blog, in un intervento dal titolo Io che abito in Uccidente:

Io ho la libertà, in Italia, di stare con Bersani, con Berlusconi, con Fini o con Casini. O con due-tre di questi per volta. O di scegliere quest’anno uno di loro e poi, fra 11 mesi, di votarne un altro. Mi è però vietato di dire (o forse pensare) che l’Italia potrebbe risanare il territorio oppure costruire scuole, ospedali, case popolari con i soldi che spende in armi; i 4 detti prima sono concordi nel non farmelo dire. Ancora più vietato è mettersi in marcia verso la verità che Gunther Anders espresse così: “L’industria non produce armi per le guerre ma guerre per le armi”.

Barbieri sottolinea una prospettiva di cambiamento: smantellare l’Uccidente, l’occidente che uccide e continua a farlo, cioè la società in cui viviamo attualmente, per costruirne un’altra, secondo parametri diversi: ecologia, solidarietà, partecipazione… Ed è la prospettiva che, partendo da altre premesse e procedendo su toni diversi, attraversa anche un intervento di Wu Ming 4 e Wu Ming 5 su Giap.

Per chi da questa sponda del Mediterraneo assiste a immense autoconvocazioni di piazza che tengono occupato lo spazio pubblico fino alla cacciata dei governanti corrotti – senza imam e partiti jihadisti a reggere il moccolo del razzismo occidentale – è come guardarsi in uno specchio deformato. E’ come scoprire la propria immagine, appena più giovane, che dice: “Si può fare”. Ma anche: “Noi siamo la vostra crisi”. Oppure: “Siete il Terzo Mondo di voi stessi”.

Se il timore dei poteri occidentali, già messi alle strette dalla crisi (che, comunque, difficilmente sono loro a pagare), è che “l’onda della rivolta attraversi il Mediterraneo”, per far sì che questo timore si trasformi in realtà, occorre costruire ponti verso il Nord Africa le cui rivolte hanno di certo avuto il merito di abbattere i muri di pregiudizi oltre cui noi, da osservatori a nord, avevamo confinato la loro storia e le loro società.

Sono tracce e consigli di lettura: credo che la vicinanza di prospettive tra percorsi diversi sia un passaggio chiave per ragionare su quanto sta accadendo nel mondo arabo e nelle nostre società, così da continuare a raccontarne la complessità.


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