Magazine Diario personale
Lago di Bolsena
Guardare aldilà
Sembra strano ritrovarsi sempre con le stesse domande: a chiedersi cosa sia la gioia, cosa renda la vita piena, inseguendo una normalità che non esiste e scoprendo la felicità dietro l’angolo.A domandarsi se le emozioni abbiano un senso, se i segni, del caso o del destino, siano da evitare o da analizzare, a chiedersi cosa fare con persone che attraggono da morire, ma che già a pelle sono presagio di guai.Controllare la posta cercando risposte che non arrivano, facendo segnali di fumo al cielo perché qualcuno risponda, perché non ci sia illusi, o delusi, semplicemente.Cosa ci rende vulnerabili di fronte alle persone?Cosa ci rende fragili di fronte agli eventi?Cosa scalfisce la nostra finta forza seminascosta?
Negli ultimi giorni mi hanno colpito tre frasi, tutte dette da persone che mi conoscono bene.La prima parla di affetti, e del rendersi conto di essere vulnerabili.Vulnerabili perché si ama, perché si vuole bene a qualcuno. E si capisce, d’improvviso (ma del resto, sotto sotto lo si è sempre saputo) che non si è mai invincibili se ci si lascia amare e se si accetta di amare. Si diventa dipendenti, e forse più fragili, perché in balia dell’altro. Più fragili, e per questo più umani… E per questo ancor, più bisognosi (o meritevoli) d’amore.
La seconda frase aleggiava nell’aria da un po’. Me l’ha detta qualcuno che non si accontenta di osservare la superficie, ma vuole scrutare in profondità, senza pretese di verità ma cercando l’assoluto (e forse l’unica vera felicità possibile) dentro di sé.Parla di cose importanti, o che credevamo importanti. E di ciò che si perde, o che lasciamo si perda, lungo la via, quando abbandoniamo il cammino della ricerca di ciò che “sembrava importante”.
L’ultima frase non è una frase, piuttosto un augurio.Me l’ha detta una vecchia signora a me cara: mi ha augurato di essere buona, e di perdonare, perché qualcuno, lassù, vede nel segreto…E ci ricompenserà.