Guardare gli altri con gli occhi della mia monella

Da Marisnew
Cara Lilli,

è da qualche giorno che ho fatto una riflessione e voglio condividerla con te. Ho osservato la mia monella l'altro pomeriggio nella sala d'aspetto del centro di riabilitazione dove porto lei e il monellino per la psicomotricità e la logopedia.Era con un'altra bambina e parlottavano e sorridevano.Che c''è di strano, dirai tu? Tutto normalissimo. Due bambine che si conoscono, si salutano, si danno un bacetto.E invece all'improvviso mi ha attraversato la mente un pensiero su cui non mi ero mai soffermata prima, non so perchè: mia figlia non conosce il concetto di diversità

O meglio: non conosce l'accezione negativa di questo concetto. L'accezione, cioè, che purtroppo molto spesso viene data al concetto di diversità.

Per la monella tutti sono uguali nel senso che tutti sono persone. Persone e basta.

Nonostante abbia fatto grossi progressi in tutti i campi e tu lo sai, il suo disturbo l'ha portata ad avere all'età di sette anni una ingenuità e un candore propri di chi è più piccolo. I suoi coetanei, pur ancora bambini, già iniziano a fare ragionamenti e porsi domande che lei ancora non fa e non si pone.
E questo se da un lato può essere (ed è) un problema, può anche essere visto paradossalmente un pò come una ricchezza, una cosa bella. 
La bambina con cui l'altro giorno si scambiava un bacetto e un saluto ha la sindrome di Down. E come puoi immaginare non è certo l'unica bambina o bambino con questa sindrome che la monella conosce, frequentando un centro di riabilitazione. E anzi, conosce anche bambini e ragazzi con malattie molto serie neuromuscolari, sulla sedia a rotelle, magari con braccia e gambe atrofizzati, anche col labbro leporino, che non riescono a parlare bene e via dicendo.
Per lei tutti questi bambini sono sempicemente bambini. Bambini e basta. Non sono diversi. 
O meglio, sono diversi nella stessa misura in cui sono diverse le persone quando hanno i capelli biondi piuttosto che neri, o gli occhi azzurri piuttosto che marroni, sono alte piuttosto che basse. 
Per lei quindi non ci sono i bambini normali e i bambini anormali. Ci sono solo i bambini.
Mi sono resa conto di come lei si rapporti con chi ha disabilità di vario genere, più o meno gravi, con una semplicità e una naturalezza che commuovono.
Non è che lei non veda la differenza. E' che la differenza per lei rientra nella normalità.
Questo commuove, come dicevo. E stupisce. Ma non dovrebbe! Dovrebbe essere normale (è il caso di dirlo!)  pensarla come lei, non credi?
Tutti dovrebbero pensarla così. 
Il mondo sarebbe un posto assolutamente migliore se tutti guardassero gli altri con gli occhi della monella e di chi, come lei, ha ancora il candore e la purezza d'animo intatti, ossia non intaccati dalle sovrastrutture mentali, dagli egoismi, dalle manie di grandezza, dai messaggi che la società ci propina e vuol far passare per giusti.
Non so come cambierà la mia bimba crescendo, in questo senso. Ma ora come ora sono felice e orgogliosa che sia così come è.

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