Guardare Masterchef, ieri sera, con tutto quel bendidio di cibo, ha fatto sì che finalmente riuscissi a liberarmi.
Mi ha disgustato, ma ha funzionato.
Oggi stavamo entrambe meglio, ma non siamo uscite lo stesso: abbiamo giocato, ci siamo coccolate, abbiamo condiviso un piatto di farfalle con olio e parmigiano (perché non le preparo più spesso? Sono così buone e mi ricordano l'infanzia!), le ho fatto i grattini sulla schiena per ore e ore, ho raccolto chilometri di moccio e abbiamo sonnecchiato amabilmente, con Attila che cercava di guadagnare spazio proprio in mezzo a noi.
Sentire il suo cuore, che batteva grazie al mio, mentre eravamo schiena contro schiena, è un'emozione che non voglio dimenticare mai.
Altro che fine del mondo.
Ma c'è davvero chi ci ha creduto?
I Maya, poverini, hanno fatto da capro espiatorio per il "bisogno di avere paura" che ha il popolo, e che gli viene instillato quotidianamente.
Può essere il millennium bug, l'influenza dei polli, la follia delle vacche, un innocuo pitbull o mille altre cose, ma la sostanza è sempre la stessa.
Io non ho paura.
Io spero sempre che le cose vadano bene, e che si risolvano nel migliore dei modi.
Quest'anno ho avuto tante preoccupazioni, ma ho sempre sperato e avuto fiducia, per la malattia di mio padre così come per la mia ricerca di lavoro.
Questo post è sconclusionato, ma volevo comunque augurarvi buon week-end e buona corsa agli ultimi acquisti e preparativi natalizi!
Domani toccherà anche a me correre: questi due giorni in casa sono stati una mazzata per la mia to-do-list, ma ne è valsa la pena.