Magazine Italiani nel Mondo

Guardavo il mondo da un oblo’

Creato il 01 aprile 2010 da Lalelakatia

IMG_8519

Lasciati l’Antonia ed il Mario rimarro’ sola a El Calafate per due giorni… Inizialmente penso: ” Che tristezza…sola… in questo paesino dove, una volta visto il perito moreno, non c’è una mazza da fare…che noia!” Pero’ subito dopo mi rendo conto della grande opportunita’ di godermi qualche giorno in completa solitudine, potro’ comprare tutto quello che voglio senza avere a fianco qualcuno che mi dice sempre di no ( dovete sapere che il buon Lale è paragonabile al temibile dinosauro T- rex perchè? In comune hanno le braccine cortissime ). E allora diamo inizio alla ricerca di qualsiasi cosa utile che io possa comprare, avro’ tutto il tempo che voglio per soffermarmi a guardare le etichette, anche per delle ore, senza che nessuno mi dica. ” Andiamoooooo? Dai tanto sono tutti uguali! “. E dopo potro’ scatenarmi a fare tutti i conti che voglio, bilanci di fine mese, contabilita’ folle che a me piace tanto!! Che bello, dopo sei mesi finalmente sola, e penso: ” Giuro che non parlero’ con nessuno fino al ritorno dell’Ale…..gia’…le ultime parole famose. Sta’ di fatto che finito tutto quello che volevo fare, l’unica cosa che mi rimane è continuare a girare per il minuscolo paesino senza meta e dopo un po’ diventa di una noia mortale! Quindi rassegnata me ne ritorno all’ostello ….gia’….e guarda caso all’entrata trovo questo ragazzo argentino che ha vissuto per otto anni in Italia….gia’….ed iniziamo a parlare. Alla fine risultera’ che io, come si suol dire dalle nostre parti, ” gli attacchero’ una pezza” come non avevo mai fatto prima…ma non contenta non mi bastera’ solo lui, la attacchero’ a chiunque incontrero’ nelle successive ore!! Comunque sia, per la gioia di chi mi circonda, il giorno dopo me ne sto in silenzio assoluto! Scatto foto a fiori giganti, e passeggiando per le pigre viuzze del pueblo, solo una cosa diventera’ oggetto di tutta la mia attenzione, una piccola villetta con dei papaveri mai visti in vita mia, neanche nei siti di giardinaggio piu’ cazzuti e immediatamente penso: ” Quei papaveri saranno miei!”: In un primo momento provo a cercare i padroni di casa per chiedere informazioni , ma non trovo nessuno. Cosi’ per il resto della giornata cerco di capire come fare a fregargleli senza essere vista…dai non è una cosa cosi’ cattiva da fare…si lo so, se scoprissi qualcuno a rubare fiori dal mio giardino penso che gli tirerei una schioppettata nel culo in stile calamity jane! Pero’ si tratta di prendere solo un bulbo sfiorito dal quale ricavero’ i semiiiiii, dai, non è cosi’ tragico. Bene alla fine con la complicita’ dell’Ale che mi fara’ da palo, l’ultima sera vado all’attacco….ancora oggi riecheggia il suono sordido delle mie infallibili forbicine…zac…zac…fatto, missione compiuta! Contenta come una pasqua il mattino dopo mi avvio con il mio complice alla stazione dei bus, prossima meta puerto natales, il paesino cileno da dove partono le escursioni per il parco torres del paine. Arriviamo alla dogana e non ci ricordavamo che tutte le cose di origine animale e vegetale vanno dichiarate, in caso contrario se ti beccano qualcosa parte una super mega multa, quindi il nostro bugdet mensile potrebbe accusare un duro colpo. Frutta e formaggi severamente aboliti, ed il nostro primo pensiero va subito al nostro amatissimo pezzo di grana. Ci guardiamo con il terrore ben visibile sui nostri volti e pensiamo ” Oh cazzo e adesso?”. Abbraccio forte ” la creatura ” e la stringo al mio petto e con voce drammatica domando all’autista del bus…” che ne sara’ di lui? Lo rivedro’ mai piu’ ? Quasi singhiozzante! E lui si offre subito volontario per custodirmelo segretamente. Ma subito dopo ci rendiamo conto dei funghi, dello zafferano, dell’olio, della mia farina di echinoa che probabilmente non assaggiero’ mai, pero’ ” teniamola nel caso possa servirci!” delle foglie di coca per fare il the mattutino e ai vari semi raccimolati durante il viaggio, insomma piu’ che uno zaino, abbiamo una bottega ambulante! Nascondo parte delle cose in un angolo buio del mio zaino e quando ci troviamo di fronte al controllo, non crediamo ai nostri occhi…Ma porca miseria da quando in qua alla dogana hanno lo scanner come in aereoporto?? Via , siamo in sud america, è impossibile! Insomma, parte delle cose verranno dichiarate e ce le lascieranno, ma i mie bulbi di papavero verranno strappati dalle miei mani da quel maledetto dell’Ale che me li gettera’ con la successiva minaccia di non azzardarmi a raccoglierli! E a me vengono i lucciconi agli occhi! E il grana vi chiederete? Quel furbastro dell’autista ad un certo punto in lontananza mi fa cenno di no con la testa, proprio come quando qualcuno vuole comunicarci: ” purtroppo non ce l’ha fatta! ” Siiiiiii……dopo averlo sottoposto ad interrogatorio, penso ” Valla a raccontare a qualcun’altro!!Tze!” Salgo sul bus con un radar al posto degli occhi e difatti eccolo imboscato per bene. Lui rassegnato all’evidenza lo restituiisce e accenna ridendo che potremmo dargliene meta’! ” Siiiiii, figurati, toccami tutto ma non il mio grana! Soprattutto dopo che te lo volevi fregare! Arrivati a Puerto natales, cerchiamo un ostello, preferibilmente quello piu’ economico, e dopo vari tentativi riesco a scegliere quello piu’ cesso di tutti. Ma credetemi veramente cesso, con un ambiente tristissimo, silenzioso, umido, freddo e con foto sbiadite alle pareti raffiguranti party con i turisti, tutti sorridenti, ma a vedere come è ridotto il posto ora, sembrano proprio ricordi lontani.
Quindi diamo inizio al toto scommesse riguardo cosa possa essere potuto capitare per ridurlo allo stato attuale, di completo abbandono. Ci facciamo i filmini piu’ assurdi e ci addormentiamo con la promessa di cercarne subito un’altro il giorno dopo! Detto fatto, ne troviamo uno pulito, caldo, con colazione e vari confort a poco prezzo. Questo ostello diventera’ un po’ come casa nostra anche dopo aver fatto il trekking, dove faremo amicizia anche con due simpatici francesi che reincontreremo piu’ avanti. Risolto il problema ” ostello “, andiamo alla ricerca di tutto il necessario per affrontare cinque giorni intensi di trekking nella montagna. Prima di tutto dobbiamo comprarci degli indumenti termici…pensiamo: “cavolo ma costano!!” Ma il mio pensiero vola subito all’ultimo trekking fatto in Colombia, dove faceva un freddo cane…quindi nella mia mente fa capolino l’immagine di noi, in tenda, distesi in posizione fetale ( con tanto di dito in bocca ) completamente congelati, con al nostro fianco un ultimo messaggio ai nostri cari…” Vi abbiamo voluto un sacco di bene”. Va bhè, ci tocca. Ok adesso è tutto pronto, abbiamo tutto quello che ci serve, compresa la scorta di cibo per cinque giorni…memori del passato compriamo un sacco di zuppe in busta, che pesano meno . Il nostro trekking prevede un percorso a forma di doppia v che va a coprire tutti i posti piu’ belli, dalle torri, ai laghi fino al glacial grey che prende il nome dall’ononimo lago, ma noi purtroppo non riusciremo a vederlo, causa tempo infame.
Il giorno dopo partiamo con dieci chili cadauno sulle spalle con l’entusiasmo di due piccoli boy scouts, ma io vengo sopraffatta subito dallo sconforto vedendo il primo pezzo completamente in salita e daro’ inizio ai miei fatidici lamenti, intervallati da attimi di disperazione totale, ma riusciamo ad arrivare al primo camping gratuito, dove impieghiamo piu’ del dovuto a montare la tenda ( avevate dubbi a riguardo?).

e arranco...

e arranco...

la tenda molle

la tenda molle

Li’ facciamo amicizia con alcuni ragazzi, una coppia spagnola francese e un artesano cileno, diciamo un po’ fuori di testa. A tal punto da permettersi battute un po’ azzardate con una ragazza israeliana, ovvero le chiede: ” da dove vieni?” e lei risponde: ” Israele” e lui: ” Ah, dove tatatatatatata” e mima il suono di un mitra che ammazza tutti con tanto di bomba finale lanciata!! Lei rimane sgomenta ed incredula per alcuni secondi, fino a quando tutti cerchiamo di sdramatizzare la situazione….anche perchè praticamente eravamo circondati da circa una quindicina di loro, quindi onde evitare casini!
La sera a nanna presto con il rumore del vento che ci fa da ninna nanna e la mattina successiva, mettendo il muso fuori dalla tenda, rimaniamo a bocca aperta…scorgiamo tra gli alberi le torri e l’alba dona loro un caldo color arancio, quindi ci vestiamo di fretta e furia e ci dirigiamo al sentiero. Quando arriviamo in cima siamo solo in tre, ci sediamo e in tutta tranquillita’ ci godiamo il panorama in totale silenzio…che bello!

torres del paine

torres del paine

paesaggi patagonici

paesaggi patagonici

Camminiamo da un rifugio all’altro, circondati da un paesaggio bellissimo fatto di laghi, montagne, ruscelli e piacevoli camminate in piano ( che a me piacciono tanto ) ma con le orecchie congelate dal vento, che nel frattempo non ci da tregua, è veramente fortissimo, nonostante il peso che abbiamo sulle spalle e la ciccia accumulata, ci butta a terra piu’ di una volta. A el Calafate, durante i miei vari ” attaccamenti di pezza” avevo conosciuto una ragazza cilena che era appena tornata dal trekking e mi aveva fatto un sacco di raccomandazioni riguardo il vento, mi aveva raccontato che aveva dovuto addirittura aggrapparsi ad una pianta da tanto forte che era. Ed io nella mia mente pensavo: ” Eh, addirittura, che esagerazione!!” Bhè, ragazzi, credetemi…ad un certo punto del sentiero anch’io mi sono dovuta aggrappare saldamente ad una pianta perchè le raffiche erano fortissime…sembrava di essere nella galleria del vento dove fanno i collaudi!! Mi mancavano solo le guance deformate e ballonzolanti con annesso filo di bava!

non male aprire la tenda e vedere questo

non male aprire la tenda e vedere questo

La pachamama nel frattempo ci regala solo tre giorni di sole e cielo terso mentre gli ultimi due andranno peggiorando fino ad all’ultimo, dove incontriamo nuovamente i ragazzi conosciuti in precedenza e decidiamo tutti insieme di avviarci verso un camping gratuito sulla strada del ritorno. Il vento è fortissimo e freddo, ma fortunatamente soffia alle nostre spalle e la pioggia non ci da tregua…ci spettano solo undici kilometri di camminata in una pampa desolata che sembra non aver mai fine.

nella steppa sotto il nubifragio

nella steppa sotto il nubifragio

Increduli arriviamo prima del previsto al camping, al nostro ” magic rifugio”, ma visto il tempo non riusciamo a montare la tenda quindi bagnati fradici ci rifugiamo in una casa improvvisata e pensiamo : ” qui moriremo tutti assiderati” ma ecco che con nostra sorpresa il cileno tira fuori una mannaia di 50 cm e inizia a spaccare legna…si, lo sappiamo che non si possono fare fuochi nel parco, è severamente proibito, ma non c’è pericolo che si espanda causando un disastro ecologico di fama internazionale.
La notte la passeremo bevendo the di tutti i tipi, zuppe e scaldandoci vicino al fuoco ed io verro’ soprannominata ” la abuelita ” ovvero la nonnina…anche in questo caso figurero’ come la piu’ vecchia del gruppo. Io passo la notte insonne per curare il fuoco, visto che è la sola cosa che possa scaldare, poichè il mio sacco a pelo non è dei migliori. La mattiina seguente raccimoliamo le nostre cose, cancelliamo le tracce del nostro fuoco abusivo e ci avviamo alla amministrazione dove prenderemo il bus per far ritorno al tanto amato ostello. Penso che tutte le persone che abbiamo incontrato a posteriori si siano immediatamente rese conto del nostro fuoco abusivo poichè emaniamo un odore simile ad un camino.
Bilancio finale :
- 70 km di cammino in cinque giorni in un continuo sali e scendi
- 3 cadute dell’Ale e 4 mie, di cui una di culo su di un sasso mentre attraversavo il ruscello
- 1 lente a contatto persa
- 2 ponchi antipioggia totalmente distrutti dal vento ( costavano poco e si è visto)
- 4 notti in balia di un tempo infame
- ancora indefinito il numero di zuppe consumate e di tutte las malas palabras ( parolaccie ) dette durante tutto il tragitto.

la abuelita

la abuelita

il magic refugio

il magic refugio

sopravvissuti e contenti

sopravvissuti e contenti

los cuernos del paine dopo la tempesta

los cuernos del paine dopo la tempesta

Tornati a puerto natales salutiamo i ragazzi e soggiorniamo ancora per un quattro giorni nella nostra ” casetta ” …ormai siamo un po’ della famiglia. Ma arriva il giorno della partenza, prossima tappa Ushuaia , la citta’ piu’ australe al mondo. Qui i primi abitanti del luogo, gli indigeni yamana, vivevamo cacciando e pescando totalmente nudi e per scaldarsi accendevano di continuo fuochi e pare che sia questo il motivo per il quale adesso la regione si chiama ” tierra del fuego ” Ora gli yamana non ci sono piu’, solo una discendente di sangue puro è ancora viva e altri di sangue misto che vivono pero’ in puerto williams, una sperduta cittadina situata nella parte cilena, al di la’ del canale di beagle. Ora invece Ushuaia si presenta ai nostri occhi come una citta’ un po’ troppo turistica, senza quell’alone mitico che la circonda ma pur sempre affascinante. E da qui in poi avra’ inizio la mia ossessione….ovvero ” i pinguini ” !

la katia totalmente rincretinita per dei pinguini

la katia totalmente rincretinita per dei pinguini

Avrei voluto vederli in Puerto Madryn, dove si trova la piu’ grande colonia di pinguini nel Sud America, ma il nostro budget non ce lo permette, quindi ripiego per quella piu’ piccola situata in una spiaggia nel canale di beagle. Ma c’è un piccolo problema da affrontare….la mia fobia dell’acqua! Eh si ragazzi, mi tocca prendere una barca da sola, anche perchè all’Ale a detta sua ,” non gliene puo’ frega’ de meno dei pinguini” quindi comprato il biglietto del tour ( non mi piacciono i tour organizzati, ma era l’unico modo…azz…) mi avvio alla barca. Navighiamo per tutto il canale di Beagle, le stesse acque percorse dal giovane Charles Darwin, ( guru dell’Ale) e dopo aver visto gruppi di pajaros ( una specie di pinguino che vola…(in caso vi ricordo che c’è sempre wikipedia a vostra disposizione) e leoni marini che se ne stanno abbarbicati su delle rocce ci dirigiamo verso ” il faro piu’ a sud del mondo” a quanto pare tutto qua si possono trovare tutte le cose piu’ australi del mondo! Ma ecco che sta per giungere il momento da me tanto atteso e subito sgomitando mi piazzo in prima fila…eccoliiiii! Attraccano il catamarano prorio sulla siaggia, noi non possiamo scendere, è proibito, ma loro si possono vedere come ad un metro di distanza.Subito si avvicinano curiosi e ci accolgono con tuffi in mare e la loro inconfondibile e buffissima camminata!! Io con i lucciconi agli occhi sembro impazzita, continuo a scattare foto e li guardo come fossero figli miei. Due cose non sapevo dei pinguini ovvero che in acqua nuotano velocissimi, da far impallidire un delfino e che emanano un suono simile al raglio di un asino!!

pinguini volanti

pinguini volanti

leoni marini che alitano addosso a un gabbiano

leoni marini che alitano addosso a un gabbiano

il faro alla fin del mundo

il faro alla fin del mundo

finalmente i pinguini

finalmente i pinguini

Purtroppo il tempo a disposizione finisce, quindi a malincuore li saluto con la speranza di rivederli presto. Arrivata all’ostello tiro matto l’Ale, non smetto piu’ di parlare. Facciamo un po’ di festa con i ragazzi francesi e poi subito a nanna, visto che dobbiamo prendere il bus alle cinque del mattino, prossima tappa El Chalten…ancora in viaggio per le ventose strade patagoniche..e chi l’avrebbe mai detto che lo stiamo facendo veramente!! Se prima ci sembrava di guardare il mondo da un oblo’ adesso lo stiamo vivendo da protagonisti!! Gia’!!
Lakatia

IMG_8649


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :