Magazine Opinioni
Amo molto viaggiare per l’Europa specialmente da quando mi sono congedato.
Prima andare all’estero per un ufficiale era un assurdo procedimento: bisognava fare domanda fornendo itinerari ed indirizzi, essere poi autorizzati, poi bisognava notificare presso le sedi consolari la propria presenza al fine di assicurare la reperibilità.
Avendo sposato una cittadina francese di origine alsaziane ho sempre attraversato sia il confine italo-svizzero sia quello elvetico-francese.
Orbene da quando è entrato in vigore l’accordo di Schengen a cui ha aderito anche l’Italia, ho constatato che alla frontiera Italo-Svizzera di Ponte Chiasso-Como ed a quella autostradale di Brogeda-Como la G.di F. continua ad essere presente con impiego di uomini e mezzi sproporzionato a fronte dei nuovi indirizzi comunitari per non parlare poi della presenza di Polizia di Stato e dei Carabinieri e di personale doganale civile. Siamo in presenza di valichi di confine non commerciali principalmente di traffico di frontalieri e turisti.
Al confine Franco-Elvetico di Basilea al contrario non c’è alcuna presenza ne di doganieri elvetici né tanto meno di quelli francesi, né c’è presenza di personale civile doganale o di polizia di altra natura. Non parliamo poi dei confini fra Francia e Belgio, fra Belgio Olanda e Lussemburgo, fra Germania e Danimarca e non mi soffermo su altre realtà europee dove si attraversano i confini e spesso non ci si accorge di essere passato da una nazione all’altra .
La presenza della G .di F. sarebbe avvalorata nel quadro della lotta al traffico di valuta cioè esportazione clandestina di capitali sia verso la Svizzera sia a quello di entrata in Italia e nella prevenzione e repressione di altri reati. A parte i casi che vengono scoperti per puro caso bisognerebbe avere il coraggio di confessare che certi risultati di servizio sono spesso legati o a segnalazioni anonime o ad informatori.Questi controlli potrebbero essere effettuati ugualmente con le normative attuali nella fascia di confine dei 20 Km come del resto è avvenuto in alcuni casi.
Anche la Francia è afflitta dal problema della esportazione di capitali verso la Svizzera o da traffici di altra natura, traffici illeciti comuni a tutti i paesi comunitari e nonostante questi pericoli non c’è presenza di doganieri al confine e chi lo passa non è soggetto ad alcun controllo. In realtà nella fascia di confine dei 20 Km operano pattuglie mobili di doganieri che effettuano controlli mirati al fine della tutela degli interessi nazionali e nella prevenzione e lotta a fenomeni di illeciti di varia natura. Non a caso ad esempio durante i miei viaggi in Francia mi è capitato di essere controllato sulla strada in Alsazia fra Selestat e Strasburgo. Il controllo aveva la finalità dichiarata di accertare che non avessi a bordo del mio camper capi di vestiario con loghi di grandi firme o marchi internazionali falsi che vanno tutelati. Il controllo per queste finalità dichiarate dagli operanti è avvenuto in maniera professionale, capillare ma improntato alla massima cortesia senza arie preconcette di sospetto di qualche irregolarità .
Una visione europea della attività di prevenzione o repressione nei comandi della G.di F. è ancora lungi dall’essere acquisita. Si continua ad avere uomini e mezzi con turni sulle 24 ore che comportano un atteggiamento del personale al confine a volte avvertito come al limite dell’arroganza e molto spesso con atteggiamento di svogliatezza. Vedi così finanzieri che con un cenno del capo o con lievi movimenti della mano darti il via libero come loro concessione. Se poi ti fanno un controllo lo fanno con un atteggiamento di sospetto tale che sembra che tu abbia commesso forse chi sa quale irregolarità. Con controlli più mirati e mobili lungo la zona di confine nei termini citati si potrebbe risparmiare in uomini e mezzi ed in infrastrutture che pesano sul bilancio del Corpo, tenuto conto che solo nell’area di Como – sono presenti comandi di brigata di tenenza di compagnia di Gruppo.
Ci si augura che il Comando Generale riveda la dislocazione di comandi e personale alla luce della nuova realtà politica-economica della Comunità Europea e detti linee di comportamento chiare e precise al fine di dare una immagine del Corpo adeguata alle nuove realtà operative.
Mi preme poi fare una ultima considerazione sempre nel campo dell’economia delle risorse destinate ai corpi di polizia. In Francia, realtà che conosco di più, sia la polizia di città, sia quella nazionale, sia la penitenziaria, sia i pompieri, hanno tutti una divisa unica nel colore azzurro. Cambiano sole le mostrine che distinguono i vari corpi con un risparmio notevole negli approvvigionamenti. In Italia ogni corpo di polizia ha una divisa di foggia e colore diverso con costi notevoli di approvvigionamento. Se pensiamo poi alla guerra di colore fra la G. di F. e le Guardie Forestali dello Stato ci possiamo rendere conto del nostro provincialismo, di quanto manchi in questo paese il senso della misura, di una politica mirata all’effettivo risparmio. Non parliamo poi delle divise del corpo con una miriade di forme di berretti, e sfumature di colore, di giubbetti o giacche a vento e così via.
Si parla tanto di economizzare nella spesa pubblica ma poi ci si comporta in maniera contraria e continuiamo in politiche di sperpero del danaro che proviene dalle nostre tasse. Carmine Buffone
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