Che il Guardian, per mantenere fede ai propri principi di openess, invece che all’introduzione di un paywall stesse pensando alla membership come elemento di valorizzazione dei contenuti online del giornale era risaputo banalmente dall’ingresso di David Magliano in qualità di Managing Director for membership strategies. Ruolo che precedentemente non esisteva e che era la chiara conferma di come la membership fosse la strada prescelta dal Guardian News & Media per monetizzare.
Ieri, poche ore dopo che all’interno di questi spazi si segnalava la medesima scelta fatta dal Wall Street Journal, Alan Rusbridger, editor in chief del Guardian, ha ufficializzato la partenza del progetto:
The Guardian is much more than a business – for almost 200 years we have dedicated our resources to the kind of public service journalism that recently won a Pulitzer prize. By becoming a member you’ll help support that ideal and, no doubt, have a great time in doing so
La membership al Guardian è strutturata su tre livelli: Friend, Partner, Patron, con altrettante fasce di prezzo che includono una prima, Friend, gratuita. Lo screenshot sottostante sintetizza i vantaggi offerti ai lettori per ciascuna di queste.
Rispetto ad altre proposte, a cominciare da quella del WSJ, si vede che quella del quotidiano anglosassone sia meglio strutturata poichè punta non soltanto su aspetti tangibili, materiali, ma anche psicologici e di riconoscimento.
Stabilire una relazione “privilegiata” con i lettori, con le persone, è la strada maestra per uscire dal tunnel. È da tempo ormai che propongo di “vederci al club”, attendere ulteriormente è solo una perdita di tempo e di opportunità.