Magazine Cinema
(Guardians of the Galaxy)
di James Gunn (Usa, 2014)
con Chris Pratt, Zoe Saldana, David Bautista, Benicio Del Toro
durata: 121 min.
★★★☆☆
Nel giorno della morte di sua mamma il piccolo Peter Quill viene rapito dall'alieno Yondu, che lo prende con sè nella sua banda di fuorilegge che spadroneggia sul pianeta Terra. Molti anni dopo, il trentenne Peter è uno spavaldo trafficante dello spazio che entra casualmente in possesso di una misteriosa sfera di metallo, che si dice infonda poteri straordinari a chi la possiede. Quill scoprirà, a sue spese, che il feroce tiranno Ronan è disposto a tutto pur di mettere le mani sul prezioso oggetto. Per sventare la minaccia, Peter recluta un manipolo di ricercati come lui pronti a combattere per la causa: sono la bella aliena Gamora, l'erculeo Drax, il procione-ingegnere Rocket e l'umanoide Groot, gigantesco albero intelligente...
Guardiani della Galassia è l'ultimo prodotto sfornato dalla Marvel: un film all'apparenza coraggioso, in quanto non basato su personaggi già esistenti ma creati ad hoc per l'occasione. Non sono supereroi, non sono famosi, si spostano su un'astronave scassata e lurida, armati solo della loro intraprendenza. Il regista James Gunn è bravissimo nel miscelare sapientemente ironia e dramma, pathos ed effetti speciali, risate e commozione. Il risultato è un film divertente e avventuroso, che non annoia mai ma che, almeno personalmente, non ti fa mai scattare il classico 'colpo di fulmine'. Perchè? Beh, ovvio: perchè in ogni momento ti fa venire un immancabile senso di deja-vu. Almeno per chi, come il sottoscritto, ha 'scollinato' la quarantina.
Insomma, lo dico papale papale: a me Guardiani della Galassia è parso la fotocopia riveduta e corretta di Guerre Stellari. Mi dicono che la cosa sia perfino voluta, come se i produttori e il regista avessero voluto ricreare e omaggiare quelle atmosfere che tanta fortuna hanno portato al cinema di fantascienza. Però non si può certo dire che lo sforzo creativo sia da premiare. Le similitudini infatti sono innumerevoli, forse perfino troppo spudorate: dall'idea di base (l'eterna lotta tra il Bene e il Male, i 'ribelli' poveri e coraggiosi che sfidano un despota all'apparenza invincibile, il concetto di amicizia e fratellanza tra etnìe diverse, senz'altro il principale pregio del film di Lucas) fino a dettagli squisitamente tecnici: la lercia astronave di Quill ricorda innegabilmente la Millennium Falcon, i personaggi di Rocket e Groot sono speculari a C1-P8 e Chewbacca, l'astroporto del pianeta Xandar, popolato da creature di ogni razza, è identico al famoso 'bar' di Star Wars...
Ma nemmeno questo, dopotutto, sarebbe un problema. Quello che proprio non riesce a prendermi del film di Gunn è l'assoluta mancanza di qualsiasi coinvolgimento emotivo: si ride, ci si diverte, ma non ci si emoziona praticamente mai. La colpa, forse, non è nemmeno del regista o dello sceneggiatore, ma di una cinematografia di sci-fi che ormai ha sfruttato il genere fino al midollo e che, incapace di creare ancora qualcosa di nuovo, preferisce andare sul sicuro scopiazzando i classici del passato. O magari, non lo escludo, è semplicemente un fatto generazionale: noi che ci siamo stupìti e commossi con Guerre Stellari, noi che all'epoca scoprimmo un modo (e un genere) totalmente inimmaginabile di fare cinema, ormai non ci stupiamo più di niente. Perchè davvero ne abbiamo visti tanti di surrogati di Guerre Stellari... Guardiamo il film con la consapevolezza di avere già visto tutto, ci manca perciò lo sguardo disincantato che avevamo in gioventù.
La riprova potranno darcela solo le nuove generazioni: se qualche ragazzino allo scorrere dei titoli di coda proverà le stesse sensazioni provate dal sottoscritto quasi quarant'anni fa, significherà che Guardiani della Galassia potrebbe diventare il primo vero 'cult' del nuovo millennio. E che, per contrappasso, io sto davvero invecchiando. La prima è poco probabile (ma non si mai). La seconda, ahimè, è una certezza.
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