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Guardiani della Galassia (3D)

Creato il 01 novembre 2014 da Af68 @AntonioFalcone1
(Movieplayer)

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Presentato, fuori concorso, alla IX Edizione di Alice nella Città (sezione autonoma e parallela del Festival Internazionale del Film di Roma dedicata alle nuove generazioni), Guardiani della Galassia, diretto da James Gunn (anche sceneggiatore insieme a Nicole Pearlman), è il classico film che non ti aspetti.
Entri in sala del tutto sicuro di ritrovarti di fronte all’ormai consueta smargiassata Marvel*, effetti speciali a gogò, le abituali pacche sulla spalla, compiaciute e compiacenti, rivolte agli spettatori nel tratteggiare il protagonista di turno con un mix di spavalderia e vaga autoironia e invece, a proiezione conclusa, attesa con pazienza la classica sequenza dopo i titoli di coda (vi compaiono due personaggi della Marvel a noi forse poco noti, ma credo che gli appassionati di fumetti non faranno fatica a riconoscerli), ormai riaccese le luci in sala, sei ancora lì seduto a fissare lo schermo, pervaso da una curiosa sensazione di leggerezza, perché, come non ti capitava da tempo, hai finalmente provato l’emozione di un “sano” intrattenimento, restando piacevolmente sorpreso sia sotto l’aspetto visivo, sia riguardo il fluire narrativo.

Chris Patt (Movieplayer)

Chris Patt (Movieplayer)

Gunn, pervaso da un evidente entusiasmo fanciullesco, e dalla voglia di condividerlo, ha realizzato un film d’avventura “vecchio stile”, mescolando al suo interno più generi cinematografici (commedia, dramma, azione, ma c’è spazio anche per il western), rivestendo il tutto con l’impianto visivo- drammaturgico proprio di una space opera, così da coinvolgere spettatori appartenenti a diverse generazioni, oltre ad attualizzare quel particolare sincretismo messo in atto da George Lucas con Star Wars (1977).
Fulcro portante della narrazione, al di là delle sorprendenti scenografie (Charles Wood), sufficientemente visionarie ma al contempo realistiche nel caratterizzare l’ambientazione dei vari pianeti (un’alternanza di colori ora vividi, ora neutri, esaltata dalla fotografia di Ben Davis), è una variopinta e scalcinata compagine di reietti, umani, extraterrestri, esseri geneticamente modificati, senza alcuna bandiera da difendere che non sia rappresentata dal proprio personale tornaconto, almeno inizialmente, ritrovandosi infine riuniti insieme a combattere in nome di un ideale comune, cui non sarà estraneo anche un ritrovato orgoglio personale nel ricercare un’opportunità di riscatto.

Zoe Saldana, Patt, Rocket, Dave Bautista, Groot (Movieplayer)

Zoe Saldana, Patt, Rocket, Dave Bautista, Groot (Movieplayer)

Ad introdurre l’eterogeneo gruppo, Peter Quill (Chris Patt), Star Lord, sciamannato esploratore spaziale, classica faccia da schiaffi ed una ragazza in ogni pianeta, che a bordo della sua variopinta navicella viaggia per il cosmo alla ricerca di oggetti preziosi, o comunque ricercati, da rivendere al miglior offerente.
Ogni sua azione appare guidata da una compilation di musiche degli anni’70-’80, Awesome Mix Vol.1, che ascolta incessantemente dal suo walkman, così come quella ormai lontana sera del 1988, quando il nostro dava l’ultimo saluto alla madre morente in ospedale, per poi essere rapito dai Ravagers, pirati spaziali capitanati da Youndu (Michael Rooker). Ora, 26 anni dopo, lo ritroviamo sul pianeta Morag, intento ad impossessarsi dell’Orb, una misteriosa sfera che fa gola a molti, come al tetro esecutore Kree, Ronan (Lee Pace), il quale vorrebbe servirsene per distruggere il florido pianeta Xandar.
Sarà l’inizio di mirabolanti avventure su e giù per lo spazio, fra galassie e pianeti; Star Lord si troverà affiancato da quattro individui, disadattati almeno quanto lui: il cacciatore di taglie Rocket, procione parlante risultato di più esperimenti genetici, il suo compare Groot, pianta umanoide, la misteriosa Gamora (Zoe Saldana), Drax il Distruttore (Dave Bautista), novello Ursus dal linguaggio aulico…

Lee Pace (Movieplayer)

Lee Pace (Movieplayer)

Gunn, messi in soffitta i toni superomistici, ha puntato tutto su una caratterizzazione scanzonata e strafottente, elevando sull’altare del revival funzionale e partecipe una sorta di peana pop ad una serie di situazioni e sensazioni proprie di certe produzioni anni ’80, incarnate dallo sfrontato Peter, ottimamente reso da Patt, praticamente memoria storica di quel periodo, i cui ricordi ne hanno improntato le modalità di vita (il morboso attaccamento al mangianastri, l’interno del suo velivolo, il continuo richiamo a film come Footloose, 1984, Herbert Ross, che avrà una funzione risolutiva nel finale). Non è da meno l’interpretazione offerta da Saldana nei panni di Gamora, dai trascorsi infelici, accomunata in questo a Peter, dal quale è attratta pur temendone “il maleficio pelvico”, desiderosa di cancellare il passato ed iniziare una nuova vita, lontano da costrizioni ed imposizioni varie.
Lo stesso può dirsi di Bautista, capace di unire spirito vendicativo, forza bruta e una certa malinconia di fondo. Le sequenze d’azione propriamente dette non hanno rappresentato certo il primo pensiero di Gunn, ben girate ma ordinarie, spostando l’attenzione verso il ritrovato spirito di gruppo dell’insolito quintetto, l’inaugurazione di una bella amicizia, dal ludico retrogusto spielberghiano.

Saldana e Patt (Movieplayer)

Saldana e Patt (Movieplayer)

Strepitose le rese digitali del procione cibernetico Rocket, vero e proprio personaggio, complesso e ricco di sfumature caratteriali, al di là dell’estemporaneo vado, l’ammazzo e torno, e di Groot, essere perlopiù silente (pronuncia un’unica frase, assertiva del suo nome, ma, geniale trovata, il roditore suo compagno ne intuisce i significati più reconditi), che regala al film un tocco disarmante e poetico. Intorno a loro si muove con incessante turbinio il rutilante lunapark dell’effettistica digitale (ma in certe soluzioni cromatiche-visive può notarsi qualche richiamo a produzioni d’antan, b-movies di casa nostra compresi), più mondi che appaiono sospesi in una luccicante atemporalità, forse un ricordo lontano, navicelle o navi da guerra possenti e maestose da occupare l’intero schermo (il 3d francamente non è poi così indispensabile), il tutto avvolto da una straniante ma fascinosa colonna sonora. Da segnalare i cammei di Benicio Del Toro (Il Collezionista) e Glenn Close (Nova Prime), anche se, a mio avviso, quest’ ultimo non appare poi così rilevante.
Un film da vedere, che oltre a coinvolgere e appassionare per tutta la sua durata (personalmente avrei però gradito un villain meno da cartolina), riesce a farsi apprezzare per l’afflato sincero, volto a non varcare la soglia di una concreta giocosità.

(Docmanhattan.blogspot.com)

(Docmanhattan.blogspot.com)

*L’ispirazione per lo script nasce dall’omonimo fumetto del 2008, Guardians of the Galaxy, testi di Dan Abnet e disegni di Andy Lanning, a sua volta reboot della serie originale (Marvel Super-Heroes, vol.2, n.18, gennaio 1969, sceneggiatura di Arnold Drake per la matita di Gene Colan).

Nella versione originale Vin Diesel e Bradley Cooper hanno dato voce (oltre alle movenze in motion capture) rispettivamente a Groot e Rocket.


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