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Guarire coi perché di Robin Norwood

Creato il 18 febbraio 2016 da Monica Spicciani @monicaspicciani
Guarire coi perché di Robin NorwoodGuarire coi perché
Di Robin Norwood
Editore: Feltrinelli
Lingua: Italiano | Numero di pagine: 208 | Formato: Paperback
Isbn-10: 8807812738

Non sono pronta, lasciatemi in pace  Guarire perché Robin NorwoodGuarire perché Robin NorwoodGuarire perché Robin Norwood


Non sono pronta a fare il salto tra gli illuminati, non ne ho voglia, ho impiegato quarant'anni per diventare atea ( anche se agnostica forse è il termine più corretto) e in questo libro, anche se in modo indiretto, si fa riferimento ad un qualche dio, ad una qualche religione, che a dire il vero non è molto ben connnotata, sembra più una religione dell'anima, qualcosa che profua di oriente dove la reincarnazione la fa da padrone.Ma andiamo per gradi. Innanzitutto questo libro va affrontato per ciò che dice e lo stile letterario ce lo dobbiamo scordare perchè non è letteratura. Leggere Guarire coi perché mi ha disturbato il sonno e anche la veglia, ha portato alla luce dubbi e pensieri che volevo lasciare lì dove stavano per quieto vivere, ed invece il succo  di queste pagine ( o almeno ciò che ho capito io) è che il quieto vivere non ci fa crescere e che solo le imprese ed i cambiamenti a cui noi facciamo resistenza sono la strada verso un miglioramento della nostra persona non fisica, quindi più noi facciamo resistenza e più vite incarnate ci serviranno per arrivare al ricongiungimento con la l'anima. 
Detto così sembra un po' da fanatici, ed infatti non viene certo facile accettare come oro colato le cose che vengono scritte qui; la Norwood parla di vite, anima, reincarnazione dandole per certe e questo, per una persona che ha smesso di credere, che ha le idee confuse e pensa che una volta morti non ci siamo più, è difficile da accettare...ma, c'è un grande MA. 
Il mio MAL'esperienza che forse mi ha sconvolto la vita più di tutte è veder morire mio padre, guardarlo in faccia nel momento esatto in cui la luce negli occhi si è spenta e la vita è uscita dal cuo corpo. E' stata un'esperienza devastante a livello di sentimenti ed un esperienza destabilizzante a livello umano e mentale. Questo cambiamento che avviene nel momento esatto in cui si muore mi è rimasto impresso in testa e non sono riuscita a dare una spiegazione logica al fatto che il corpo  una volta morti diventi un guscio vuoto, un involucro che di fatto non è più la persona; è come se un interruttore spegnesse la vita, gli occhi diventano vuoti e  chi era non è più. La domanda che mi ha assilla e mi ha assillato è:  cosa cambia quando si muore? Il corpo rimane ma tutto il resto che faceva di una persona ciò che era dove va? E questo non accade solo per le persone ma anche per gli animali, anche in loro sparisce la luce della vita.
Ecco, questo libro sembra rispondere fin da subito a questo mio interrogativo, ma a questo punto se accetto la risposta come vera e valida devo credere che anche il resto possa essere vero? Devo ricominciare a credere in qualcosa o posso continuare a vivere come ho fatto finora, come se non avessi letto queste pagine? Non ci riesco, ciò che ho letto è un tarlo, e se alcuni passaggi mi sembrano davvero da fuori di testa altri invece mi sembrano una spiegazione plausibile a molti interrogativi che mi sono posta. La risposta alle mie perplessità pare palesarsi nell'affermazione che ho qui letto sull'esistenza di vari corpi più sottili rispetto a quello prettamente fisico: il corpo etereo, il corpo astrale ed il corpo mentale. Ora lungi da me riportare precisamente le spiegazioni che la Norwood ci offre, mi limito soltanto a riportare in breve ciò che ho capito e cioè che la morte viene spiegata come un distaccamento dell'anima (collegata al corpo mentale) dal corpo fisico, distaccamento che avviene quando l'esperienza che dovevamo fare in questa vita è giunta a compimento e la nostra anima può essere riassorbita a livello universale... Insomma, non so voi, ma io ci perdo letteralmente la testa se mi metto a pensare a queste cose, e se da un lato mi pare di trovare delle risposte dall'altro mi sento scossa e sballottata nelle mie certezze.

Il grosso del saggio poi è costituito da una serie di esempi riportanti esperienze di persone reali, racconti che servono a far capire meglio certi concetti come quello della guarigione e della malattia e di come vadano interpretate, di come talvolta le malattie vengano per guarirci da altro e di come sembra che tutto sia finalizzato più che ad uno stare bene egoistico ad una crescita prima personale e poi collettiva a livello superiore... insomma tutta una serie di argomenti alquanto controversi a mio parere che gira e gira non sono poi così distanti dalle spiegazioni religiose sui mali dell'umanità.
Il pregio di questo libro è che su certi aspetti mi pare che abbia proprio ragione, il difetto è che ci porge una teoria come se fosse verità, e questo a me crea disagio, soprattutto perchè è una verità che non mi rasserena; certe teorie che dovrebbero rivelarsi come una boccata di ossigeno rispetto al non credere a nulla alla fine mi fanno più paura del nulla stesso. Ad esempio un'affermazione che mi pare realistica è la resistenza che facciamo al compimento della nostra missione continuando ad indulgere nelle stesse paure che sono però anche delle certezze che in quanto tali ci danno sicurezza, mi pare realistico che la paura ci tenga aggrappati ad una boa su cui non stiamo nemmeno comodi ma è comunque una boa che conosciamo... mi pare forse meno realistico ma molto probabile che comunque prima o poi succederà qualcosa che ci farà lasciare la boa volenti o nolenti per portarci avanti nel nostro percorso e che in una sorta di Sliding Doors siamo costretti ad affrontare il nostro destino per una strada o per un'altra.
Ciò che mi angoscia in questo libro è l'impossibilità di essere lasciati in pace che mi viene prospettata, mi crea ansia il fatto che se mi ostino a non progredire in questa vita mi reincarnerò per continuare il mio percorso e così sarà finché non avrò percorso tutte le tappe necessarie...mamma che fatica! Forse ciò che mi trasmette maggiormente disagio è il rendermi conto che bene o male ho vissuto tutta la vita con la paura del cambiamento, barcamenandomi nel tentativo di essere serena e di proteggere me ed i miei cari dai mali del mondo; ho vissuto sempre arrivando fino ad un punto di maturazione e tornando indietro quando la cosa si faceva seria; ho vissuto sempre con un sacco di disturbi fisici che mi hanno impedito una vita a vele spiegate e viene spontaneo chiedersi se questi disturbi li abbia fatti venire io con le mie paure di cambiamento.
Una cosa è certa, questo testo non sarà un capolavoro letterario, ma se l'autrice voleva spingere le persone a mettersi in discussione con me c'è riuscita, non so ancora cosa ne deriverà a livello pratico nella mia vita, ma una cosa è certa, non riesco a fingere di non averlo letto, anche se vorrei soltanto scordarmelo ed essere lasciata in pace.

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