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Gubitosi visiona Mission e dà l'ok per la messa in onda su Rai 1

Creato il 03 dicembre 2013 da Digitalsat

Gubitosi visiona Mission e dà l'ok per la messa in onda su Rai 1Domani il programma di Raiuno che ha scatenato fiumi di polemiche ancor prima della sua produzione, 'Mission', andrà in onda in prima serata e con il placet del direttore generale dell'azienda Luigi Gubitosi. «Confermo che il dg e il suo staff hanno preso visione ieri sera della prima puntata ed anche che domani andiamo in onda», ha fatto sapere ai giornalisti il direttore di Raiuno Giancarlo Leone nel corso della conferenza stampa convocata all'ultimo secondo nella sede di viale Mazzini.
Come dire, se 'Mission' domani sarà trasmessa, se ne deve dedurre che il dg abbia dato il suo via libera: «Il direttore generale avrebbe potuto impedire la messa in onda -spiega Leone- ma non lo ha fatto, quindi...».
Il direttore di Raiuno è subito entrato nei temi caldi che questa nuova trasmissione della rete ammiraglia ha portato con se sin dall'annuncio estivo in occasione dei palinsesti:

«Non è un reality -ha chiarito- ma abbiamo scelto che persone note raccontassero la loro esperienza nei campi profughi perchè Raiuno si rivolge al grande pubblico ed ha un suo linguaggio. La presenza di vip, per la quale siamo stati accusati di voler spettacolarizzare il dolore, era essenziale per raggiungere una platea la più vasta possibile. Che senso avrebbe avuto voler spettacolarizzare -ha argomentato il direttore di Raiuno- se noi ci aspettiamo un pubblico di due-tre milioni di persone e se abbiamo scelto di non interrompere il programma con la pubblicità?».

Quanto alle indiscrezioni sui compensi che percepiranno i vip (Emanuele Filiberto e Paola Barale in Congo, Cesare Bocci e Lorena Bianchetti in Ecuador, Michele Cucuzza e Barbara del Rossi e Sud Sudan, Albano assieme alle figlie Cristel e Romina junior in Giordania), Leone ha spiegato di aver scelto già nei giorni scorsi di non commentare nè smentire: «Si tratta di rimborsi spese ma ritenevamo giusto uscire dall'ipocrisia che non si debba pagare chi si occupa di certi temi. Poi saranno loro a deciderne cosa farne, se darli in beneficenza oppure no».


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