Anche se nata nel 1955 a Roma, dove tuttora vive, lavorando presso il Ministero dell’Economia e delle finanze, Maria Teresa Cipri ha una calabresità nel sangue che non è rimasta sopita tra le pagine della vita familiare o in mezzo a quelle chiuse del ricordo: il suo ultimo romanzo, Guerra d’amore, edito nel 2015 da Edizioni Thoth, è un riallacciarsi continuo alla terra calabra.
Senza idillio e senza rimprovero alla sua terra e alla sua gente, alle loro asprezze, alle miserie, piccole e grandi, la Calabria non scompare di certo tra le tante e tante pagine dedicate a Roma, Venezia e alle altre grandi città in cui si muovono i protagonisti della narrazione.
Quanto sia bella, densa e reale la copertina (realizzata dall’autrice stessa) come lo è la storia di questo libro, il lettore potrà capire e apprezzare dopo essersi inoltrato nella lettura che, pagina dopo pagina, riesce a conquistare, coinvolgere e quasi travolgere il lettore, trasportandolo dentro la vite di Salvatore, in primis, di Michelangelo e del divino Dante, di papi, di grandi uomini politici, di umili abitanti della provincia calabrese o della Roma di borgata.
E viene spontaneo chiedersi il perché del titolo, non tanto perché non sia azzeccato, ma per l’esatto contrario: un titolo che parla della Guerra, quella della grande storia, e delle guerre piccole, combattute sul fronte o in retroguardia, con la durezza della vita, con se stessi, con i propri familiari, coi propri sentimenti.
E poi l’amore. Quale amore? Non quello dozzinale, né quello melenso o quello carnale e passionale, ma forse tutti questi e molti di più, in una cornice onnipresente di sconfinata bellezza, la grande bellezza dell’Arte italiana e della sua Letteratura, che lungo il corso discendente dei secoli viene fino a noi e continuamente ci parla, ci fa sentire a volte uniti, a volte popolo disperso, orgogliosamente fieri o dolentemente orfani.
Il libro ci parla dallo scavo profondo e intimo di uno smisurato amore, quello dell’autrice per il padre, scolpito e ritratto per noi, pagina dopo pagina, minuziosamente, messo a nudo lui e, insieme a lui, la sua famiglia, sua moglie, l’altra parte della medaglia, l’esempio degli opposti che non si attraggono ma che, respingendosi, persistono, affermandosi quali punti lontani in equilibrio perennemente instabile.
I figli poi, Teresa e Luigi, la loro formazione, la loro vita all’ombra delle lezioni dei grandi Maestri di vita, e della Parola e del Numero, interpretati quali espressioni della pienezza del senso nella vita umana, Letteratura e Matematica, capaci di creare mondi e universi e di rendere liberi i loro cultori.
Leggendo Guerra d’amore non si può non “soffrire” in qualche modo, ma anche gioire e sorridere sugli squarci d’ironia dell’autrice, non si può non provare forme d’amore o sentire vibrare uno spirto guerrier. La forza di questa storia è che attraversa ed è attraversata da una Storia che è anche nostra o, forse, è che anche noi siamo suoi, e il suo merito è riportarci un qualcosa che, se ancora non è perduto definitivamente, ci potrà ancora appartenere per sempre.
A ognuno il piacevole e sorprendente compito (o regalo) di scoprire cosa questa lettura affascinante, ricca e vibrante, oltre che fortemente istruttiva, riconsegnerà al termine di una lunga, lunghissima, guerra d’amore.
Written by Katia Debora Melis