Durante la visita a Mosca, il ministro degli Esteri israeliano – che per via delle sue origini parla fluentemente il russo – ha incontrato il suo omologo Sergej Lavrov per discutere delle relazioni bilaterali tra i due Paesi, proprio in un momento in cui le violenze nel Sud-Est dell’Ucraina sembrano aver definitivamente affossato le speranze di pace legate agli accordi di Minsk della scorsa estate. L’offensiva sferrata il 18 gennaio dall’esercito ucraino nel Donbass ha trovato un’inattesa resistenza da parte dei russofoni, che nel giro di pochi giorni sono riusciti a riconquistare le posizioni perdute, tanto che Kiev ora rischia seriamente di perdere la strategica città di Mariupol.
Proprio qui, pochi giorni fa, una granata – probabilmente lanciata dai russofoni – ha colpito un mercato facendo più di trenta vittime, che vanno ad aggiungersi alle tredici persone uccise a Donetsk la settimana prima, a bordo di un filobus centrato da colpi di mortaio provenienti, sembra, dalle aree occupate dai soldati ucraini: le ultime, in ordine di tempo, di un conflitto che in dieci mesi ha provocato più di cinquemila morti.