Continua la crisi ucraina, intanto la Russia di Putin sembra sia intenzionata a calmarsi Vladimir Putin ha ordinato il rientro nelle rispettive basi permanenti alle forze russe impegnate nelle esercitazioni militari a sorpresa, iniziate il 26 febbraio scorso nelle regioni occidentali e centrali della Federazione: lo ha annunciato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, secondo cui le relative disposizioni sono state impartite ieri dal presidente, in quanto supremo comandante in capo, dopo essere stato informato dell’esito positivo delle manovre. Lo riporta l’Agi .
La Russia nega qualsiasi attività militare alle frontiere ucraine. Si apprende anche che Putin nei giorni scorsi aveva assistito personalmente alla fase finale della maxi-esercitazione militare dal poligono militare di Kirillovski, nella regione di Leningrado, al confine con la Finlandia.
Alle 4 del mattino ora italiana e’ scaduto l’apparente ultimatum alle forze ucraine in Crimea, che si diceva fosse stato impartito loro dalla Flotta russa del Mar Nero salvo poi essere smentito dalla stessa fonte, ma in Crimea la situazione e’ rimasta relativamente tranquilla: “La notte e’ stata calma”, ha riferito Vladyslav Seleznyov, portavoce del ministero della Difesa di Kiev per la penisola. “Da parte della Russia non sono state rilasciate ulteriori dichiarazioni”, ha aggiunto Seleznyov. Le basi militari rimaste fedeli al governo centrale continuano comunque a essere circondate.
Se gli Stati Uniti imporranno sanzioni alla Russia per la questione ucraina, Mosca potrebbe vedersi costretta a eliminare il dollaro dalle sue valute di riserva e per le transazioni internazionali e a rifiutare di pagare ogni debito verso le banche americane.
L’ammonimento e’ arrivato dal consigliere economico del Cremlino Serghei Glazyev, il quale ha aggiunto che se Washington congelera’ gli asset di istituzioni pubbliche e investitori privati russi, Mosca consigliera’ a tutti i possessori di titoli di Stato Usa di venderli. Il Cremlino, pero’, ha preso le distanze dalle dichiarazioni di Glazyev. “E la sua opionine personale e non corrisponde alla posizione del Cremlino” ha detto una fonta di alto livello nella presidenza russa.
“Abbiamo ottimi rapporti economici e commerciali con i nostri partner all’est e al sud, troveremo il modo non solo di annullare la nostra dipendenza finanziaria dagli Usa, ma anche di uscire da queste sanzioni con grandi vantaggi per la Russia”, ha detto Glazyev, in seguito alla notizia che i parlamentari americani stanno valutando possibili sanzioni contro Mosca. “Ogni tentativo di annunciare sanzioni finir� in un crack per il sistema finanziario degli Stati Uniti – ha aggiunto Glazyev – che causerebbe a fine del dominio degli Usa nel sistema finanziario globale”. La Russia, inoltre, potrebbe decidere d’inviare truppe a intervenire in Ucraina senza chiedere l’autorizzazione preventiva del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, limitandosi invece a notificare le proprie intenzioni all’organo decisionale del Palazzo di Vetro: lo riferisce il quotidiano ‘Kommersant’, citando fonti riservate della delegazione russa che ha preso parte alla sessione di ieri a Ginevra del Consiglio Onu per i Diritti Umani. “Si tratta di una situazione straordinaria e, se la tensione s’impennera’ bruscamente, possono rendersi necessarie misure urgenti”, hanno spiegato le fonti. “Quanto meno pero’”, si sono affrettate ad aggiungere, “le notificheremo formalmente al Consiglio di Sicurezza. Stiamo ripetendo instancabilmente che la situazione ucraina e’ andata sempre peggiorando”. La Russia e’ disposta a negoziare soluzioni alla crisi in Ucraina con i partner internazionali, se pero’ sara’ messo in atto l’accordo del 21 febbraio, firmato dall’allora presidente Viktor Yanukovich e dai leader delle forze all’epoca ancora di opposizione. A quanto riferiscono le agenzie di stampa russe, che citano ambienti diplomatici, Mosca “discutera’ la situazione ucraina e i modi per uscire dalla crisi con i partner occidentali”, ma “ci sono comunque due richieste che sono di fondamentale importanza per noi”, hanno spiegato fonti riservate nel ministero degli Esteri: si tratta appunto della “attuazione dell’accordo del 21 febbraio, che apre la strada a riforme costituzionali e alla formazione di un governo di coalizione”, e della “ampia partecipazione di tutte le forze politiche ucraine in questo processo”. (AGI) .