Magazine Diario personale

Guerra? Sì grazie!

Creato il 17 novembre 2015 da Catia D'Antoni @viaggingiro

Mi chiedo spesso cosa accadrebbe in un mondo senza guerre; senza problemi, senza pensieri, senza atrocità; un mondo di pace, un mondo di “buoni” dove tutti si vogliono bene.
Secondo me, ironicamente parlando, sarebbe un mondo noioso, che dite?

Da quanti anni esistono le guerre, le guerre di potere, le guerre fredde, le guerre calde… insomma le guerre, perché comunque si definiscano, sono pur sempre guerre;
la semplice mancanza di rispetto verso i propri genitori è una guerra no? io credo di sì.

La mancanza di rispetto verso i genitori, spesso la sento questa cosa e sinceramente mi dà molto fastidio, mi rattrista ma sono impotente davanti a ciò, come potrei io impedirla?
io sono figlia e genitore, ma mai ho mancato e mai hanno mancato, mai in assoluto. Non si deve e non si fa.

Il rispetto, ecco, il rispetto è una bella cosa; si parla di rispetto spesso ma non altrettanto viene messo in pratica;
dal semplice rispetto in casa al rispetto fuori casa, in strada, nei negozi, nelle religioni, ovunque si parla di rispetto ma spesso questo manca, latita.

Quindi, mi dico che se manca il rispetto nella sua semplice forma di base, come si può pretendere il rispetto altrove?

La storia ci insegna che quando si è di fronte al potere, ogni forma di rispetto viene meno; nessuno pensa al prossimo, ognuno pensa a sé;
non mi piace ma tant’è e mi deve piacere per forza.
Tutto questo discorso sul rispetto… per arrivare a cosa? Alla guerra, sì è lungo il passaggio ma la guerra non è mancanza di rispetto tra popoli?
Io credo di sì.

Guerrra? sì grazie

E chi sarebbe disposto ad affermare questo? No, credo nessuno.
Ricordate quel film con Alberto Sordi? Si chiamava proprio “Finché c’è guerra c’è speranza“, rendeva bene l’idea della guerra e di quanto sia “necessaria”; di quanto necessiti alle popolazioni,
anzi più che alle popolazioni direi a chi comanda le popolazioni, a chi ci guadagna e semina terrore.

In vari angoli del mondo ci sono guerre, più o meno note e più o meno grandi, ma pur sempre guerre.
Alcune ci toccano più da vicino altre meno, ma sono tutte guerre nella stessa misura, sono GUERRE, e non dovrebbero essere.

I’ve the dream
(
io pure)

Qualcuno tanti anni fa disse di avere un sogno, beh io pure veramente ho un sogno, chi non ne ha?
Il mio è quello di pace, anzi di Pace, ma è uno di quei sogni che non si avvererà mai; o almeno non così rapidamente, perché dove ci sono interessi ci sono guerre.

noallaguerra

Riflettevo in questi giorni, dopo i fatti di Parigi, di Raqqa e di Beirut così come in Kenya, di quanto si possa esser così stupidi.
In molti sui social network hanno cambiato la loro immagine del profilo, in molti hanno dimostrato solidarietà alla Francia e sembra che ne abbiano dimostrata in misura minore verso gli altri poveri disgraziati morti in altri attentati;
ecco, c’è chi ha risposto con stizza di fronte a certi mutamenti di profilo, di pubblicazione foto e quant’altro verso la Francia, e a me sinceramente ha fatto sorridere tutto ciò.

Non credo che la propria solidarietà si possa dimostrare con un cambio di foto o con un canto di inno, con una lacrima a vista o con quello che si provi al nostro interno, nel nostro cuore;
forse e dico solo forse i fatti di Parigi li abbiamo sentiti più “nostri” per il semplice fatto che sono dietro casa nostra?
Forse i fatti di Beirut essendo più lontani ci hanno reso meno propensi a cambiar foto del profilo sul social?
Perché?
Credo e voglio credere che davvero sia così, siamo tutti uguali è vero, ma i nostri vicini di casa, li viviamo, li sentiamo più vicini proprio forse perché si trovano in luoghi a noi noti perché ci siamo stati e quindi come dire?
forse li abbiamo più in mente?

Questo discorso potrà irritare alcuni, ma credo che si tratti esattamente di questo, l’aver espresso e dimostrato ampia solidarietà alla Francia, a Parigi, non significa che degli altri non interessi nulla a nessuno;
certo io parlo per me; ma sentire che le bombe hanno ucciso tanti esseri umani che siano in Europa, in Russia, in Asia o in Africa… fa male, a me fa tanto male; ma il non aver messo la bandiera di altri Stati è semplicemente perché, ripeto, li sento più vicini ma non per questo non provo dolore.

Molti parlano a sproposito e pensano di conoscere il pensiero altrui, l’altrui dolore, non è così; non per tutti.

Non è questo il punto.
Il punto è la guerra.
La guerra che sta usscendo fuori e che ci troverà a dover combattere uno contro l’altro, stesso colore, stessa pelle, stesse ossa e stesso Dio; perché sì, tu puoi chiamarlo Dio, Buddha, Allah o come ti pare… ma sempre di un Dio si tratta; il mio o il tuo o il suo è sempre Dio; per chi ci crede e per chi no.

La guerra che spara, che bombarda e che uccide, che ferisce e semina terrore, che alimenta l’odio tra tutti; la guerra che genera violenza e che genera altra guerra;
la guerra che uccide, e poi la stessa guerra che accetta i morti del fuoco “amico”. Ma comè possibile tutto ciò, come si può accettare tutto ciò?
No, non ci sto. Non ci sto, non mi piace, ma come posso io da sola impedire questo?

Ecco… ci troveremo a combattere una guerra, ci si troverà anche chi del dio non interessa nulla, perché anche queste persone ci sono e non vengono rispettate; perché per colpa di alcuni altri periranno e non mi piace questa cosa.

Ecco perché nessuno dirà Guerra? Sì grazie.
Nessuno lo affermerà ma tutti risponderemo di sì, perché il potere dei potenti non avrà mai fine.

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