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Guerre liberali

Creato il 21 agosto 2011 da Lucas

Stamani, in macelleria, mentre aspettavo il mio turno per comprare un po' di macinato per il ragù della domenica, mi sono messo a leggere l' editoriale del prof. Ernesto Galli Della Loggia, sul Corriere della Sera.

E fin dal primo periodo mi è sembrato che tale editoriale andava letto ad alta voce, in falsetto mussoliniano, oppure cercando d'imitare l'impareggiabile tono oratorio del Nerone petroliniano.

Ci ho provato, e devo dire che ha funzionato a meraviglia. Se avessi meno pudore potrei registrarmi e farvi sentire il risultato. Ma dato che non è cosa difficile, invito anche voi a tale esperimento.

Provate con questi passaggi

nessuno dei propri governanti tiene sotto controllo un bel nulla. [...]
Proprio nel momento peggiore della sua storia postbellica l'Occidente [...] scopre di essere nelle mani di leader privi di temperamento, di coraggio e soprattutto di visione.[...]
L'esercizio del potere si spoglia di qualunque necessità di conoscere, di capire, di progettare, e soprattutto di scegliere e di decidere.[...]
La "democrazia della spesa" [...] è un meccanismo che, oltre a svilire progressivamente la sostanza e l'immagine della politica, contribuisce a selezionare le classi politiche al contrario, non premiando mai i migliori [...]
Ad aggravare gli effetti di questa personalizzazione mediatica dei capi si aggiunge paradossalmente, quasi a fare da contrappeso apparente, la progressiva spersonalizzazione, invece, delle loro decisioni: specie di quelle davvero cruciali. Cioè la virtuale deresponsabilizzazione degli stessi capi. Dal momento, infatti, che i problemi hanno sempre di più un carattere mondiale o a dir poco regionale, che la globalizzazione impone le sue regole irrevocabili, l'ambito nazionale diventa secondario.[...]
Quelle che davvero contano in modo vincolante sono sempre di più le decisioni prese da qualche vertice o da qualche istituzione internazionale, più o meno lontani e indifferenti rispetto all'arena politica domestica. Decisioni che così finiscono per essere figlie di nessuno e un comodo alibi per tutti. Come possono formarsi in questo modo vere élites politiche? Veri, autorevoli, capi politici?

E adesso viene il bello. A sostegno di quest'ultima tesi, infatti, il prof. Galli Della Loggia porta l'esempio dei governanti italiani "costretti" a essere intruppati in operazioni belliche dalla guerra d'Jugoslavia a quella, attuale, di Libia per non dispiacere le cosiddette istituzioni internazionali.

Ma il tema della guerra richiama a Galli Della Loggia un "pensiero stupendo", questo:

Già, la guerra; e dunque la politica estera di cui la guerra un tempo rappresentava l'apice. Non è politicamente corretto ciò che sto per dire, lo so. Ma certo è difficile pensare che la virtuale scomparsa dall'esperienza europea di questi due ambiti decisivi di ciò che fino a qualche decennio fa è stata la politica - i due ambiti cruciali in cui fino a ieri i capi politici potevano essere chiamati a dare prova di sé, ad essere preparati a dare prova di sé - non abbia avuto la sua parte nel rendere sempre più scadente la qualità delle classi politiche del Vecchio continente. È solo un caso, mi chiedo, se i tre principali leader di paesi democratici nell'Europa della post-ricostruzione - De Gaulle, la signora Thatcher e Helmut Kohl - abbiano legato tutti e tre il proprio nome a grandi decisioni di politica estera e/o di tipo bellico (l'Algeria e l'armamento atomico, la guerra delle Falkland, l'unificazione tedesca)? Forse no, direi, non è proprio un caso.

Ah, ecco finalmente rivelato l'arcano! Ecco giustificato il tono da Palazzo Venezia dell'eminente professore! Ecco, in una parola, cosa servirebbe all'Italia, all'Europa, al mondo per far ritornare in auge una leadership forte, autorevole, capace di guidare le moltitudini: la guerra, appunto.

Temo però che i megafoni del potere convinceranno pochi cervelli della necessità della stessa. Certo, gli eserciti sono pronti, come sempre. Le armi ci sono, belle perfomanti, e l'industria bellica, in fondo, garantirebbe un buon indotto. La crescita economica riceverebbe il migliore stimolo per vincere la sua cronica stitichezza. Ma manca la cosa indispensabile per far sì che la guerra trovi il suo giusto sfogo: il nemico perfetto. Al momento tutto è calmo sui fronti occidentali e orientali. Ecco perché qualcuno comincia a guardare in alto e a sperare che ci attacchino gli ET. (Sì, ma almeno Krugman scherza, Galli Della Loggia mica tanto).


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