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“Guerriere” di Elisabetta Ambrosi. Che cosa significa essere madri in Italia.

Creato il 11 maggio 2015 da Leultime20 @patrizialadaga

Si intitola Guerriere. La resistenza delle nuove mamme italiane ed è un saggio pubblicato dall’editrice Chiarelettere, scritto dalla giornalista Elisabetta Ambrosi con una fulminante introduzione di Lia Celi

Ora tocca a noi combattere casa per casa, a cominciare dalla nostra, sottraendoci ai ricatti affettivi e all’alibi di una pace famigliare basata sulla disparità. Dicendo agli uomini (al nostro uomo) che non c’è alcuna buona ragione bioantropologica perché anche loro non debbano sforzarsi di conciliare lavoro e famiglia, o perché solo noi mamme dobbiamo litigare con i nostri datori di lavoro, rischiando di perderlo, e sbatterci fra palestre e piscine con la paura di non trovare aperto il supermercato. Dicendo agli uomini che, se vogliono la camicia sempre stirata, quello è il ferro e quella è l’asse da stiro o, in alternativa, quella è la polo. Non basta: quando vediamo il nostro partner col ferro da stiro in mano dobbiamo dirgli (seriamente) che non l’abbiamo mai trovato così macho e sexy – col rischio di metterci a limonare con lui sul posto. Rovinando irrimediabilmente la camicia ma scoprendo le insospettabili gioie dell’uguaglianza. E lui se rifiuta sia il ferro che la polo? Non dobbiamo arrenderci.

guerriere_Sovra_SeriesBAW08ALTGuerriere è uscito da diversi mesi ma io, per non smentire lo stereotipo della madre sempre in affanno, sono riuscita a leggerlo soltanto da poco. Ma me lo sono goduto.

Il libro, strutturato in quattro parti (il lavoro- il corpo – l’organizzazione – i soldi) a loro volta suddivise in capitoli, ciascuno dedicato a un tema specifico e basato su numerose testimonianze raccolte tra donne italiane di diversa età e condizione sociale, fotografa in modo piuttosto preciso quello che accade nell’universo femminile e in quello maschile quando nascono i figli. Nel primo caso un vero e proprio uragano, nel secondo, solo un leggero venticello.

Elisabetta Ambrosi, attraverso dati e comparazioni con le realtà straniere in cui le politiche sociali a favore della donna e della famiglia sono molto più avanzate, analizza le complesse questioni che continuano a penalizzare le donne in questi anni di profonda crisi economica e rivendica per tutte le madri una vita in cui si trovino spazi di realizzazione personale e di serenità, oggi impensabili.

Il libro di Elisabetta Ambrosi mette il dito in una piaga che difficilmente si rimarginerà se non si interviene con politiche sociali degne di questo nome, ma soprattutto con un cambiamento culturale che deve cominciare fin dai primi anni di vita e che dovrebbe fare di famiglia e scuola una squadra e non due antagonisti.

Sento di genitori che inorridiscono davanti alle richieste del figlio di quattro anni che ama giocare con pentole e fornelli e gli negano il piacere di farlo dicendo che “è un gioco da bambine”. Allo stesso modo ci sono ancora famiglie in cui per una ragazzina giocare a calcio è “sconveniente”. Le etichette condizionano e spesso si mantengono nell’età adulta. Ne sanno qualcosa in Finlandia dove da trent’anni a scuola si tengono corsi di economia domestica obbligatori per maschi e femmine dai 13 ai 15 anni per imparare a cavarsela in casa una volta diventati adulti e usciti dal nido materno (vedi il reportage del Corriere della Sera). Lavare, stirare, cucinare fanno parte delle materie di studio, come la matematica o la storia. Se cominciassimo ad abolire le discriminazioni banali, a non abituare le nostre figlie a essere l’anello debole della famiglia, quelle che hanno bisogno di un plus di protezione che ai loro fratelli non serve, forse, così facendo, un giorno non ci sarà più bisogno di scrivere libri come Guerriere. Forse.

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