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Guerrieri mongoli nella Seconda Guerra Mondiale

Creato il 05 marzo 2011 da Mcnab75
Guerrieri mongoli nella Seconda Guerra Mondiale

I mongoli e l'Armata Rossa

 

La temibile Armata Rossa che durante la Seconda Guerra Mondiale spazzò via la moderna macchina da guerra nazista aveva tra i suoi punti di forza un bacino umano immenso da cui attingere soldati e truppe. Gli “Ivan” non erano certo solo russi. Al fronte arrivarono combattenti da tutte le regioni dell'URSS (e dai paesi satellite): georgiani, turkmeni, ucraini, tagiki, uzbeki, uigiri, azeri etc etc.

Leggenda vuole che tra i combattenti più indisplinati e feroci ci fossero i mongoli, anche se la loro partecipazione in termini numerici fu marginale. Spesso altri soldati di origine asiatica, come i kazakhi, vennero scambiati per mongoli, anche perché così faceva comodo alla propaganda nazista, come vedremo in seguito.

 

Dal primo giorno della guerra, il governo della Mongolia annunciò la sua intenzione di sostenere lo sforzo bellico dei sovietici e mobilitò tutte le sue risorse per onorare questa alleanza. Milioni di vestiti caldi, pelli degli animali, migliaia di cavalli per la cavalleria russa: questi furono i beni di prima necessità con cui i mongoli supportarono l'URSS. Coi fondi donati (non è lecito sapere quanto volontariamente) dai pastori asiatici l'esercito sovietico riuscì a costituire una delle innumerevoli brigate di carri armati spedite in battaglia. Questa, nello specifico, venne chiamata “Brigata Mongolia Rivoluzionaria”.

 

Dal 1942, i rappresentanti delle forze armate della Mongolia visitarono per la prima volta le truppe sovietiche in prima linea. Negli anni precedenti i tentativi di addestrare i soldati mongoli si erano rivelati frustranti per gli ufficiali istruttori russi. Gli asiatici erano troppo indisciplinati, violenti, analfabeti e tendenti all'alcolismo. Per contro avevano buone attitudini come tiratori, cavalieri e come piloti di carri. Dieci anni dopo i fallimentari tentativi degli anni '30, i sovietici riuscirono finalmente a ricavare qualcosa di buono dai feroci guerrieri mongoli loro alleati.

Molti cadetti mongoli vennero quindi istruiti nelle scuole militari sovietiche, per poi essere arruolati e spediti al fronte. La maggior parte di loro dimostrò coraggio e non furono in pochi a ricevere medaglie d'onore. Centinaia di mongoli, residenti a Buriati, Tuva, in Siberia nelle Repubbliche Kalmyk vennero selezionati cecchini dell'Armata Rossa, grazie alle loro doti innate di tiratori. Piccoli battaglioni sovietici composti da soldati di etnia mongola combattevano in modo tanto coraggioso e selvaggio che i tedeschi temevano di affrontarli in battaglia. O almeno questo ci tramandano le leggende di guerra.

 

Le loro specialità in battaglia riguardavano, oltre al già citato cecchinaggio, la capacità di muoversi rapidamente. Erano famose le piccole unità di cavalleria, organizzate in squadriglie di 600 uomini, più qualche mitragliatrice pesante e dei pezzi di artiglieria leggera. Tali squadriglie potevano coprire ben 160 km in sole 24 ore.

 

Leggende o realtà?

 

Gli storici russi sono tuttavia molto controversi nel riconoscere il contributo dei mongoli sul fronte germano/sovietico della Grande Guerra patriottica. Alcuni di loro sostengono che gli aiuti del paese asiatico furono solo di natura materiale (cavalli, pelli, coperte), o comunque limitati a poche decine di volontari dalla provincia di Tuva: i già citati cecchini.

Altri invece ricordano le cariche di alcuni reggimenti di cavalleria mongola, spesso lanciati contro postazioni tedesche difese da mitragliatrici MG, in grado di falciarli come spighe mature. Uno di questi episodi, ricorrenti nei racconti degli storici “pro-mongoli”, parla di una carica di mille cavalieri massacrati senza pietà e, soprattutto, senza arrivare nemmeno a sfiorare un singolo fante tedesco. Nonostante ciò nessuno di quelli mille arretrò davanti alla potenza di fuoco del nemico. Questo episodio sarebbe avvenuto nei primissimi mesi della guerra, visto che in seguito, come già detto, i mongoli si specializzarono in altre operazioni belliche. Un fattore che rende complicato stabilire la verità storica è la gran confusione che all'epoca si faceva tra mongoli, kirghisi e kazaki. Confusione alimentata dall'indisplinata Armata Rossa, che faticava perfino a catalogare i soldati arruolati nei vari battaglioni.

Aggiungo anche che la propaganda nazista del dottor Goebbels parlava genericamente di “orde di mongoli invasori”, una figura archetipa che terrorizzava i cittadini tedeschi, rievocando i feroci guerrieri di Gengis Khan.

 

A ogni modo, dopo la guerra, Stalin inviò una lettera ufficiale al governo della Mongolia per ringraziarlo per il suo sforzo di guerra.

 

La Wolgatatarische Legion

Guerrieri mongoli nella Seconda Guerra Mondiale

Non tutti i popoli di origine o discendenza mongola erano contenti di piegarsi al volere dell'Unione Sovietica. La Germania Nazista fece le opportune pressioni ideologiche sui vari movimenti indipendentisti per arruolare volontari direttamente sul posto, inquadrati nelle legioni internazionali, che combattevano se possibile con maggiore ferocia degli stessi tedeschi mandati al fronte a sparare agli “Ivan”.

 

La Wolgatatarische Legion (legione Volgo-Tartara) era un'unità della Wehrmacht composta di volontari musulmani tartari del Volga, ma anche altri popoli dell'Idel-Ural: Baschiri, Ciuvasci, Mari, Udmurti, Mordvini. Proprio i tartari derivano da una tribù mongola che abitò l'odierna Mongolia del nord nel V secolo.

Gli originari Ta-ta Mongoli abitarono le regioni a nord-est del Gobi, nel V secolo, e, dopo le invasioni nel IX secolo della dinastia Liao (Khitani), migrarono a sud, dove fondarono l'impero mongolo sotto Genghis Khan. Sotto il regno del nipote, Batu Khan, si mossero poi ad ovest, verso le sterminate pianure russe, portando con loro molti esponenti dei Turchi uralo-altaici.

 

La Wolgatatarische Legion fu attiva dal 1942 ed arrivò a contare 12.550 uomini. Una delle ragioni per cui i tartati decisero di combattere per la svastica fu la religione: i nazisti non osteggiavano il credo musulmano, a differenza dei sovietici, atei e antireligiosi per antonomasia. C'erano poi ragioni squisitamente territoriali: i volontari della Wolgatatarische Legion erano tutti asiatici le cui terre d'origine erano state annesse con la forza dall'URSS (o dalla Cina).

In realtà questa legione (a differenza di altre) fu poco utilizzata sul fronte orientale. Tuttavia, visto il forte impatto psicologico suscitato dai volontari tartari (e dal loro aspetto feroce), vennero dislocati altrove, con altri compiti ben precisi. Dal 23 febbraio 1943 la Wolgatatarische Legion fu impiegata per la lotta anti-partigiana in Francia, Belgio, e Olanda. Alla fine della guerra i superstiti furono rinchiusi nei gulag dai sovietici.
 

Guerrieri mongoli nella Seconda Guerra Mondiale

 

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Fonti:

 

http://www.mongolianviews.com/

http://www.asiafinest.com/


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